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Buffon a Repubblica: "Non siamo evasori. Usati dalla politica"

di Matteo Pambianchi

Intervistato da Repubblica Gigi Buffon torna a parlare dello sciopero che ha posticipato la prima giornata di campionato fornendo la sua versione dei fatti.  Ecco le parole del numero 1 bianconero: 

Buffon, da capitano della Nazionale, da campione superpagato e da sindacalista anche lei si è beccato il messaggio dei tifosi contro lo sciopero dei calciatori: vergogna.

Premesso che con un minimo di collaborazione l’accordo si poteva trovare, io non ho mai voluto che la mia vita la vivessero gli altri, quindi dico quello che penso senza preoccuparmi. E penso che tutto questo clamore sia strumentale

Cioè?

Con i tanti, enormi problemi contingenti si è cercato di sviare l’attenzione della gente, addossando ai calciatori responsabilità che non hanno. Se al calcio si dà un’importanza superiore a quella della politica stessa, per il paese non c’è un futuro roseo

Sta dicendo che la Lega di serie A si è messa d’accordo con i politici?

Ognuno usa la propria intelligenza per le conclusioni: basta mettere insieme i pezzi del puzzle

I tifosi non hanno dubbi: siete viziati e interessati solo ai vostri privilegi.

Il popolo è volubile: si lascia condizionare dagli organi d’informazione, che non diffondono sempre notizie veritiere e oneste, ma
convenienti

I club vi hanno forse messo il bavaglio?

Io non ho ricevuto intimidazioni. Sono abbastanza adulto e ho un ruolo pubblico abbastanza importante per decidere se parlare

Vede il rischio di uno sciopero a oltranza? 

Può essere: è una questione di credibilità, se non si faranno passi avanti da qui al 10 settembre

Il ministro Calderoli ha proposto di raddoppiare la tassa di solidarietà solo per i calciatori.

Da lì mi è venuto il sospetto che dietro questa storia ci fosse qualcosa di diverso. Qualunque legge fiscale lo stato varasse, noi ci atterremmo. Ma non sarà certo la Lega o chissà chi altro a imporcelo

E’ la casta dei politici contro la casta dei calciatori?

Non mi piacciono certe interpretazioni. La verità è che c’era un accordo già raggiunto mesi fa tra Aic e Lega di A e che poi la Lega ha fatto una clamorosa retromarcia. Il famoso articolo 7 sui fuori rosa dimostra l’incapacità di certi dirigenti, anche se la crisi economica del calcio italiano è frutto della crisi globale. Se però un club si ritrova con 30-40 giocatori, significa che ha sbagliato i calcoli. E la vertenza sull’articolo 7 diventa un modo per dribblare gli obblighi verso i calciatori

Paradosso: sembrate gli ultimi paladini dei diritti, mentre i sindacati tradizionali ammainano bandiera.

Non siamo gli unici e comunque il rinvio del campionato è stato un gesto moderato. Eppure sembra l’ottava guerra mondiale

Forse perché tra serie A e serie C non ci sono esattamente gli stessi interessi da tutelare oppure perché alcuni tra voi fanno poco per accreditare l’immagine di cittadini impegnati.

La questione della Lega Pro si risolverebbe col semiprofessionismo: se uno prende tremila euro al mese che magari  nemmeno vede, come possono poi i tifosi dargli del milionario? Quanto alle goliardate, in ragazzi di 20-22 anni ogni tanto ci stanno. Dal ’95 vi garantisco che la media di consapevolezza dei calciatori è aumentata: certe interviste di 10 anni fa facevano pensare anche a me che certe persone avessero il talento calcistico e basta. Siamo cresciuti. E anche noi non vediamo l’ora di tornare in campo.