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BUFFON A LA GAZZETTA - "RESTO ALLA JUVE. CREDO SI POTRA' FARE BENE"

di Massimo Pavan

Si prepara al prossimo matrimonio, ma non disdegna una chiaccherata non solo sulla cerimonia, ma anche sulle recenti difficoltà e sul suo futuro. Buffon racconta oggi alla Gazzetta dello Sport quel che succederà a Praga.

Buffon, quando ha capito che Alena era la donna giusta?
«Stiamo insieme da sei anni e poco alla volta mi sono accorto che volevo passare la vita con lei. L’attrazione fisica non basta: è fortissima, ma con il tempo si smorza».

Come e quando le ha chiesto di sposarla?
«La notte di Natale, con un biglietto nascosto tra i vari regali».

A Praga ci sono tradizioni particolari per il matrimonio?
«Viene celebrato e festeggiato in modo molto simile all’Italia. Magari rispetto alle nostre abitudini sono un po’ più morigerati e distaccati».

Quanti invitati arriveranno dall’Italia?
«Alla cerimonia ci saranno circa 60 persone, delle quali 40-45 arriveranno dall’Italia. Sarà un matrimonio intimo, la festa per gli amici è in programma al Twiga il 19».

Come giudica l’attenzione mediatica sulle sue nozze?
«La ritengo abbastanza normale, poi sta a noi gestirla nel modo che riteniamo più consono. E’ giusto che se ne parli, visto che siamo due personaggi pubblici, ed è altrettanto giusto che noi riusciamo a viverlo con normalità e semplicità».

Come sarà il suo vestito?
«Le posso dire solo che è di Pignatelli».

C’è un segreto da rispettare?
«No, è che non mi ricordo nulla. L’ho provato solo un paio di volte, l’ultima circa venti giorni fa. E non saprei dirle nemmeno il colore della camicia».

Buffon racconta anche com'è la paternità e quali valori vorrà insegnare al proprio figlio.

Quanto è bello e difficile fare il papà di Louis Thomas (4 anni a dicembre) e David Lee (2 a ottobre)?
«E’ bellissimo e comporta molte responsabilità, perfino nelle cose a cui meno si pensa. Ad esempio bisogna stare attenti ai comportamenti o al linguaggio in casa, perché i bimbi sono delle spugne e non dimenticano quello che sentono spesso. Mi sento sempre un po’ sotto esame e spero di cavarmela bene».

Che tipo di papà è Gigi Buffon: permissivo o severo?
«Io gioco e mi diverto con i bimbi. Mi piace fargli apprezzare quello che hanno. Sono un po’ più severo di Alena. Per carattere è lei quella tosta e io quello pragmatico, ma con i bimbi è diverso: loro riescono a "comprarsela" con poco e a mandarla in crisi come non fa nessun altro».

Il pallone lo prendono con le mani o con i piedi?
«Per adesso ci giocano senza impazzirci. Poi decideranno cosa fare: le forzature non vanno bene, l’importante è che stiano con gli altri bambini».

Il mondo in cui è cresciuto lei era migliore o peggiore di quello in cui stanno crescendo i suoi figli?
«Dipende anche dalla città in cui cresci. Io ho passato l’infanzia a Marina di Carrara che era il posto ideale soprattutto in estate. Crescere in città è più difficile, ma probabilmente adesso anche a Marina di Carrara ci sono maggiori rischi e pericoli rispetto al passato».

Lei ha frequentato spessissimo le curve degli stadi: sarebbe felice se lo facessero i suoi figli?
«Certo, basta che riescano a far emergere il proprio carattere e i propri valori. Se sanno quale strada seguire e come comportarsi non avranno problemi. Io ho sempre fatto perno sull’educazione che mi avevano dato i miei genitori e penso che si possa frequentare chiunque e in qualunque luogo a patto di ragionare con la propria testa».

Qual è il primo valore che cerca di insegnare ai suoi figli?
«Il rispetto per gli altri, in particolare per gli anziani. E per le istituzioni».

Infine, due parole sull'altro amore di Buffon, dopo la sua famiglia, la Juventus.

Il matrimonio tra lei e la Juve è un matrimonio d’amore o resta in piedi solo perché c’è un contratto?
«C’è molto amore. Soprattutto con i tifosi, che hanno sempre provato affetto per me al di là del rendimento. Con la società l’ultimo anno è stato di studio, è nato qualche malinteso di troppo, ma non voglio dare colpe a nessuno. Nell’ultimo periodo ho sentito parole molto carine nei miei confronti e credo sia giusto per quello che ho sempre dato alla Juve. I dirigenti hanno imparato a conoscermi meglio e, mi auguro, ad apprezzarmi di più. Quindi non c’è nessun dubbio sul mio futuro: resto alla Juve al 100%».

L’obiettivo è quello dichiarato qualche mese fa con quella frase che tanto piacque ai tifosi bianconeri?
«Dissi che vincere lo scudetto alla Juve varrebbe più di 1 milione e 200mila scudetti vinti altrove. Lo confermo. E’ quello che sento dentro di me».

E come non ricordare, e parlare della nuova avventura targata Antonio Conte.

Ha parlato con Conte?
«Sì, mi ha chiamato e mi ha detto parole importanti che mi fanno sentire coinvolto nel progetto. Io sono convinto che i singoli aiuteranno la squadra e la squadra aiuterà i singoli. Ricordo una frase di Maradona: "Io ero già Maradona a 16 anni quando arrivavo in fondo alla classifica con l’Argentinos Juniors". Capito il senso? Il singolo è importante, ma senza la squadra perfino il più bravo di tutti non basta. Credo che l’anno prossimo si potrà fare bene. Sono contento che sia rimasto Filippi: è un bravissimo preparatore dei portieri, con una bella metodologia di lavoro».

Lei ha vissuto un periodo non facile.
«Al rientro dopo sei mesi di stop tutti pretendevano che fossi subito al 100%: a chiunque si concede un periodo per tornare al top, a me no. Ma non importa: io continuerò per molti anni a giocare sui miei livelli».

Per realizzare il sogno del sesto Mondiale?
«Intanto penso a giocare il quinto da protagonista. E poi se mi facessero il regalo di vivere da terzo portiere l’avventura del sesto Mondiale sarebbe bellissimo...».

L'intervista a La Gazzetta, si chiude con le parole sul futuro e su scommessopoli.

Intanto si sta già preparando con largo anticipo per il dopo-calcio.
«Mi sono tuffato con entusiasmo nell’avventura con la Zucchi, della quale dopo l’aumento di capitale avrò il 20%. Ho sempre il bagno La Romanina a Marina di Massa e a 500 metri da lì abbiamo da poco aperto un albergo. Tutti investimenti oculati di cui devo ringraziare mia moglie e la mia famiglia».

Vuole aggiungere qualcosa al commento sul calcioscommesse che ha fatto qualche giorno fa («Siamo sempre l’Italia di piazzale Loreto. Basta un nome in prima pagina e tutto viene infangato, quando il fatto per ora non è chiaro») e che le è costato alcune critiche?
«Sono stato frainteso solo da chi vuole strumentalizzare politicamente quel tipo di riferimento. Ma le persone oneste intellettualmente hanno apprezzato».