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Arthur è l'ultima delle fatiche di Giuntoli. È anche quella più difficile

di Andrea Losapio

Il compito di Cristiano Giuntoli, quest'anno, è stato particolarmente ingrato. Ed è iniziato subito dopo la Coppa Italia, anche se gli accordi con Thiago Motta c'erano da gennaio e tutti lo sapevano, compreso Massimiliano Allegri che, però, di fronte alle domande non ha mai avuto risposte sul come stavano realmente le cose. Il primo passo era trovare un punto di incrocio con il tecnico per la buonuscita, fatto in relativamente poco tempo, riportando la calma dopo la possibilità di una guerra in tribunale.

Poi è toccato a un organico extra large e soprattutto extra costoso. Via Alex Sandro a cui non è stato rinnovato il contratto, era facile. Un saluto a Rabiot che ha subito rifiutato un biennale da 7,5 milioni, probabilmente perché legato appunto ad Allegri. Poi una pletora di "fuori causa" come Szczesny e Rugani, Chiesa e Kean. Via anche i giovani: Barrenechea, Iling Jr, Soulé, Huijsen, Kaio Jorge. Per ultimo se ne andrà anche Kostic, al Fenerbahce, di troppo dopo il cambio di modulo e l'inserimento di Yildiz più Mbangula, esploso nell'ultimo periodo.

Salvato McKennie, di fatto è rimasto solamente Arthur. L'ultima fatica, la più difficile, perché l'involuzione è stata decisamente clamorosa. Male con il Liverpool, discretamente con la Fiorentina ma con un contratto da 6 milioni e passa, più bonus. Retaggio di un vecchio modo di fare le cose che, però, non è più nelle corde bianconere. La sostenibilità ora è la stella polare, pur investendo diversi quattrini nel corso di quest'estate. Arthur ha rifiutato diverse situazioni, accettando di fatto solo il Napoli che, alla fine, ha preso Gilmour. Così era anche difficile riuscire a trovargli una sistemazione.


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