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Oggi e Domani - Finale Coppa Italia: Juventus 2 Lazio 1 (Stagione 2014-2015)

di Michele Messina

Al fischio del signor Orsato una gioia incredibile assale il popolo bianconero: è arrivata finalmente, dopo tanto penare la decima vittoria della coppa nazionale. Erano venti anni che tutti aspettavamo questo momento. Tante erano state le delusioni dalla nona vittoria, risalente alla prima Juve di Lippi, targata stagione 1994-95. Sembrava rinnovarsi la maledizione della Champions, anche nella Coppa Italia. Tre finali perse nel corso di questo ventennio: una con il Parma del diabolico Nakata; una con la Lazio immediatamente dopo lo scandaloso Cragnotti per le reti di Stefano Fiore; l’ultima contro il Napule di WM, nell’anno del primo scudetto di Antonio Conte. Tralasciamo le uscite in semifinale. Superata la Roma, per lo sconforto di Ben, che è stato costretto a tifare Lazio, per non annegare maggiormente nello sfotto quotidiano dei colleghi laziali. Cosa si fa per non rovinarsi l’ambiente lavorativo. La partita giocata dai ragazzi di Max Allegri è stata avvincente e combattuta. Non volevo vedere l’incontro, era trasmesso sulla Rai e probabilmente il telecronista sarebbe stato il romanista Cerqueti. Nell’attesa di digerire le penne al sugo di funghi e pancetta, conditi con parmigiano e giustamente piccanti, ero al telefono con il Vate ad elencare i difetti dell’Expo e dimenticare la tensione della serata. Ad un tratto giro il canale e vedo Radu portare in vantaggio la Lazio di Stefano Pioli. Un urlo disperato mi distrugge il già compromesso apparato uditivo e la comunicazione si chiude tra le imprecazioni di entrambi. Rompo la tradizione di non vedere l’incontro inaugurata dalla Champions della stagione 1994-1995 e mi posizione tramante davanti allo schermo. La Juve sembra reagire e conquista metri, fallo su Vidal appena dopo il centrocampo. Batte Andrea Pirlo, parabola perfetta, sbuca la testa di Evra, scivolata di Chiellini e palla all’incrocio dei pali. Berisha è battuto:  Juventus 1 Lazio 1. Sono passati appena sei minuti. La partita adesso può cominciare, ritorno immediatamente Fedele alla Linea e cambio canale tuffandomi nelle immagini di Angeli che mangiano fagioli. Non riesco a pensare e a rimanere lontano dall’incontro, mi alzo e giro per le camere vuote. Nessun rumore nell’aria, prendo la Gazzetta dello Sport e la nascondo sotto il Corriere della Sera. La leggerò solo in caso di risultato positivo, Dio, non farmi pronunciare quella parola temuta e bellissima. Viene beatificato Padre Romero, difensore dei poveri e accusatore della dittatura militare nel San Salvador nel 1980; Iva Zanicchi pubblicizza le virtù di una doccia ideale. Finisce il primo tempo e mi rilasso nell’attesa del nuovo tuffo nella partita. Pogba conquista una palla e lancia Llorente, lo spagnolo non è un giocatore rapido e la palla finisce nelle braccia del portiere di Sor Lotito. Il centrocampo biancoceleste chiude gli spazi e i difensori anticipano spesso gli avanti bianconeri. Pogba appare spaesato e solo Tevez cerca di saltare i suoi marcatori. Esce Llorente ed entra Matri, prima Djordjevic, entrato al posto di Klose, si presenta davanti a Storari. Immobile e privo di respiro, vedo la palla terminare tra le braccia di Storari. È una consuetudine dei vari allenatori bianconeri, nella storia della coppa nazionale, schierare il portiere di riserva, lo faceva Lippi, è continuato con Conte. Anche Allegri mantiene inalterato questa tradizione; inoltre, Marco Storari merita questa chance, è un buon portiere ambito da molte squadre. È giusto che giochi lui, chissà che fine farà il prossimo anno, quando arriverà Neto a parametro zero dalla Fiorentina. Un lampo squarcia l’Olimpico e Matri segna la rete del raddoppio. Esalto insieme a tutto il popolo bianconero, la gioia dura pochissimo. Il signor Orsato annulla la rete per un fuorigioco millimetrico. Forse ha ragione. Inizia il primo tempo supplementare e lo stomaco comincia a ragionare poco. La partita vive di sprazzi e Djordjevic scocca un tiro che vola da un palo all’altro. Storari era battuto. Non ho più il cuore e dire che visto le immagini rallentate nel primo replay. Cambio canale e mi tuffo in un film lento, il protagonista è Sean Penn musicista dai gesti tardi e dal linguaggio scarno e poco movimentato. Ritorno sulla partita e vedo la palla calciata dal limite dell’area, finire in rete. Abbiamo segnato e questa volta il signor Orsato non può annullare la segnatura. Giro canale e giuro di non tornare più sull’incontro. Lo stomaco prende aria e il cervello si arrampica all’idea di prenotare i giornali per il giorno dopo, vattene via brutto pensiero. L’incontro sta per finire, arrivano i minuti di recupero e finalmente l’arbitro fischia la fine. Ahhhhhhhhhhhhh, abbiamo vinto la decima Coppa Italia. Superiori alla Roma e ai gufi che alla fine stanno portando bene, troppo bene. Seguo la premiazione, le interviste, i giocatori bianconeri che salutano i giocatori della Lazio. Fino a quando RaiSat mi saluta e vado a letto. Le immagini più belle della serata: Luca Marrone guarito che salta e lo striscione “Vogliamo undici Montero”.

Il giorno dopo a scuola fingo lontananza dalla vittoria e assaggio il piacere di sentire il popolo meneghino complimentarsi per la vittoria bianconera, questa volta senza aiuti arbitrali, ma con un po’ di fortuna. Andate a cagare voi e la vostra invidia.   


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