LETTERA DEL TIFOSO Andrea: "Caro Presidente..."
Caro Presidente,
Da quasi 40 anni le vicende juventine son parte essenziale della mia vita, Vi seguo a Torino e studio pure la storia passata con sincera passione. Mai ero stato tanto disorientato come in questi ultimi 4 anni e mezzo. Sappiamo cos'è accaduto, sappiamo che siamo stati venduti nell'estate del 2006 e consegnati allo sberleffo, alla sopraffazione di quegli "onesti" che mai avrebbero primeggiato senza il colpo di stato di Telecom e soci. È una ferita dolorosa che non si rimargina.
Le mando un messaggio accorato, in questa fase delicata.
Essendo azionista, ero all'assemblea di fine ottobre, nella quale Lei espose ( con uno stile cauto molto piemontese, che nulla toglie ai suoi sentimenti verso la Juventus) i programmi per la gestione societaria. E' evidente quale situazione disastrosa ha ereditato, abbiamo messo in conto che una ricostruzione totale del club comporti tempi non brevi, inevitabili difficoltà e qualche errore. Noi Le abbiamo dato fiducia non solo perché Lei rappresenta la continuità del legame con la Famiglia (e, al di là dell'aspetto romantico/suggestivo, io non penso che un Agnelli metta in gioco banalmente il suo cognome), non solo perché Moggi diceva che Lei "è l'unico Agnelli che sa di calcio", ma perché dopo gli usurpatori arrivati sulle ceneri di farsopoli Lei ci pareva davvero la persona giusta.
I toni risoluti da Lei usati nella recentissima conferenza stampa di sabato 29 gennaio, nella quale non chiede atti di fede ai tifosi ma equilibrio e coerenza nei giudizi, mi son piaciuti, soprattutto quando ha ribadito che la Juventus è un asset a lungo termine del gruppo e che l'impegno della Famiglia è massimo (speriamo, ma ho seri dubbi sugli altri membri...). Presentarsi davanti ai giornalisti adesso è stata una scelta tempistica indovinata, per creare compattezza, parare le critiche, tacere i rumors fantasiosi e dare qualche sicurezza in più al popolo zebrato. Oltretutto considerando che il rapporto con i media storicamente non è un punto di forza ( è un aspetto da non trascurare) e lo sbilancio a livello di favore critico in rapporto ad altre piazze è notevole.
Oggi il football d'elite è un'industria, per farla funzionare servono soldi e management all'altezza. Non si scappa. Voglio essere ottimista, e pensare che la strada intrapresa - ringiovanimento dell'organico, riduzione drastica del monte ingaggi, cura estrema del vivaio, stadio di proprietà ormai pronto che dovrebbe garantire più introiti, più sponsor, più visibilità etc. - sia non solo obbligata ma anche giusta in un calcio futuro cosiddetto "sostenibile", senza magnati. Voglio augurarmi che la benedetta legge-Platini sul fair play finanziario ci ripaghi dei sacrifici attuali e premi la linea virtuosa e rigorosa della Juventus. Ma competere ai massimi livelli trovando le risorse - almeno per la prossima stagione - "nei 170 milioni tra salari e ammortamenti, dove c'è molto spazio per lavorare" - mi perdoni, mi pare un piano abbastanza utopico, soprattutto dovendo affrontare a giugno la definizioni dei prestiti di Aquilani, Quagliarella e Pepe, il cui eventuale riscatto complessivo sfiora i 30 milioni Ci vorrà un mago del "mercato creativo"....
Presidente, io credo alla Sua volontà di riportare la Juventus alla tradizione che le compete,
ma fra le righe ho letto una semi-rassegnazione su traguardi - temporanei? - a livelli minimali, che digeriremmo con difficoltà visto ciò che è accaduto negli ultimi campionati. E, mi permetta, visto ciò che rappresentiamo nella storia del calcio. Desidero inoltre farLe notare la debolezza politica del club. Lo ritengo un punto essenziale sul quale lavorare. Sui giornali e in tv siamo continuamente derisi (gli ospiti "bianconeri" nei vari programmi sono ininfluenti, o patetiche macchiette o vecchie glorie arrotolate sulla loro epoca d'oro); gli arbitri ci massacrano e non sento voci che si levino in nostra difesa; in FIGC e in Lega le grandi decisioni le prendono gli altri, i soldi che fanno girare Moratti e Berlusconi nel calcio hanno spostato l'asse verso Milano (oltre a Roma per ovvie ragioni politiche). Torino resta a guardare, periferica, specchiandosi nella sua antica gloria. Dobbiamo riportare in alto l'immagine della Juventus, vendere bene il marchio nel mondo, sfruttarne le grandi potenzialità, smettere di subire, perché nella nostra storia recente, quella legata ahimè a Cobolli e a Blanc, e a chi ha scaricato la Triade in modo ignobile, non abbiamo fatto altro. Su calciopoli Lei credo che abbia fatto i passi giusti, ora però dobbiamo esigere che la verità esca dall'oblio e venga scritta in modo oggettivo. Vogliamo che la nostra bellissima maglia non debba portare asterischi ad indicare campionati contestati, perché sappiamo di averli LEGITTIMAMENTE vinti, restando 76 giornate di fila in testa mentre chi comprava Gresko e Vampeta continua, spalleggiato da media compiacenti e prezzolati e dalla viltà del sistema comprato, a lamentare inesistenti vessazioni dell'epoca. Presidente, fate il possibile: io non pretendo di tornare a primeggiare con quella continuità perché sarà realisticamente impossibile; voglio che mi sia restituita la dignità, voglio che Lei idealmente si incateni davanti al tribunale di Napoli finché non sarà sancita la farsa del 2006, voglio che il mondo sappia cosa ci hanno fatto gli indossatori abusivi di scudetti altrui; voglio semplicemente vedere la mia Juventus tornare a giocare all'Old Trafford, al Bernabeu, al Camp Nou. Non voglio più vederla sbranata dagli sciacalli con la bava alla bocca che brindano sul nostro cadavere.
La ringrazio, e Le auguro buon lavoro.
Andrea Danubi - Castiglione della Pescaia GR