LEONI PER...AGNELLI – Usciamo dall'equivoco: un centrocampo del genere non è da Juventus ed è questo l'origine dei mali. Poi vengono le colpe di società e allenatore. Ma senza anima il corpo non ha sostanza
È sempre e solo l'anima a dare vera sostanza al corpo.
Ecco perchè se di “Juventus” conservi soltanto il nome, non sei automaticamente più forte di un “Verona” che ai suoi nomi meno blasonati ci soffia dentro l'anima.
Io posso essere anche il giocatore più forte del mondo, ma se chi mi gioca contro corre con più voglia e più intensità di me, il mio talento non basta più.
Anima, quindi, intesa come voglia e determinazione.
Ma, nel caso della Juventus, “anima” intesa anche come centrocampo: è lì il cuore e l'essenza.
Se il centrocampo non assiste l'attacco, gli attaccanti sprecano il doppio delle forze e rischiano di girare a vuoto, incidendo poco e sperperando energie.
Se il centrocampo non sorregge la difesa, puoi avere anche i difensori più forti e i portieri più bravi, ma in assenza di filtro, sotto una continua sollecitazione, prima o poi rischi di crollare.
Ecco perché il centrocampo è l'anima, il cervello, la forza di una squadra. In una parola: il motore.
Ora, uscendo dalla metafora, parliamoci chiaramente: Rabiot, Bentancur, Ramsey, Bernardeschi, McKennie e Arthur non rappresentano un centrocampo da Juventus. Non rappresentano la mediana, il cervello e i muscoli di una squadra che lotta per il decimo scudetto di fila e per vincere la Champions. Poi possiamo raccontarcela come vogliamo, e cioè che, in fondo, Bentancur è giovane, che McKennie in prospettiva sarà utile e sicuramente che Arthur garantisce equilibrio. Possiamo persino aggiungere ai centrocampisti, per far cresere il livello, Kulusevski e Chiesa (che in realtà sono esterni d'attacco), ma il giudizio non cambia.
Non c'è la consistenza e la qualità che richiede una squadra come la Juventus. Negarlo significherebbe negare l'evidenza.
Ed è da qui che partono tutti i problemi. Dalla qualità della rosa e principalmente del centrocampo. Perché la difesa, fatta eccezione per l'ecatombe di infortuni, è più che competitiva, manca sicuramente un'alternativa ad Alex Sandro, o magari un nuovo Alex Sandro, ma nel complesso il livello è da Juve. In attacco sicuramente, al lordo degli infortuni, non bastano i soli Ronaldo, Dybala e Morata, neppure se si considera l'apporto di Kulusevski e Chiesa. Ma anche qui, ne basterebbe uno in più. Il Giroud o Depay della situazione.
Il vero problema è nella linea mediana del campo, tant'è che basta incontrare una squadra un minimo organizzata, e il centrocampo della Juventus va in sofferenza fino al collasso.
Poi facciamo anche tutti gli altri ragionamenti: la preparazione che non si è potuta fare, il covid, la sfortuna, l'assenza di pubblico, le partite ogni tre giorni. Resta la qualità del centrocampo e quindi dell'assenza di cuore e anima a non dare consistenza al corpo della Juventus.
Poi ovviamente ci sono anche le colpe di Pirlo, ma io qui ci vedo una sola colpa: l'aver accettato con molta facilità una panchina pesantissima, forse la più pesante, come prima sua esperienza in assoluto da allenatore. Mi ricorda un po' il rischio calcolato male da Filippo Inzaghi quando accettò il Milan, prima di fare un passo indietro e ricominciare dalla gavetta in Serie B. Io confido molto in Pirlo, nella sua intelligenza e nella sua conoscenza del calcio e capacità di leggerlo, ma non mi aspettavo un allenatore già pronto e chi lo giudica come se fosse automatico immaginarlo così è un bel po' fuori strada. Le colpe di Pirlo sono esattamente quelle che erano da mettere in conto, né più né meno. Quindi spostare l'attenzione su un eventuale #Pirloout porterebbe soltanto a non riconoscere il vero problema, un problema individuato e riconosciuto da un ex allenatore due anni addietro...
Vincenzo Marangio – Radio Bianconera
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