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LEONI PER...AGNELLI – L'origine del caos: dalla partenza di Allegri al suo ritorno. Lo spogliatoio che impolde e si autogestisce, la fuga di Ronaldo l'assenza della figura alla Marotta

di Redazione TuttoJuve

Proviamo a riavvolgere come un film gli ultimi quattro anni della Juventus.

Torniamo alla maledetta notte del 3 giugno 2017. Quella notte davanti ad Allegri, Agnelli e alla società si è aperta la più classica delle Sliding Doors: quella notte la Juventus poteva vincere la finale a Cardiff contro il Real Madrid, e tornare sul tetto d'Europa, o scivolare, ancora una volta, a pochi centimetri dal traguardo e disgregarsi piano piano fino a tornare al punto di partenza.

Quella notte tutti ricordiamo cosa accadde: il vantaggio firmato da Cristiano Ronaldo al 20', lo spettacolare pareggio in rovesciata di Mandžukić e il primo tempo che si concluse sull'1-1 con la sensazione che forse, per i colori bianconeri, poteva essere finalmente la volta buona.

È nello spogliatoio del Millennium Stadium di Cardiff che va in scena la Sliding Doors, ma nel risvolto meno desiderato....

Nello spogliatoio all'intervallo succede qualcosa che tutti hanno negato e negheranno in eterno perché “quel che succede nello spogliatoio deve rimanere nello spogliatoio”, ma lo leggi nei volti dei giocatori, spaventati, scossi, che tornano sul terreno di gioco con enorme anticipo rispetto a quelli del Real Madrid, quasi mandati lì con la forza da Allegri per interrompere qualcosa che si stava rompendo. Le bocche resteranno cucite, ma il campo parla chiaro: la Juventus non c'è più e il Real tra il 60' e il 90' la spazza via con quattro reti. Altra finale persa.

Quella notte Allegri, dopo quattro anni, si domandò se il suo ciclo fosse finito, era pronto ad andare il lunedì successivo in sede a rassegnare le dimissioni ma poi scelse di restare. Di riprovarci. Cocciutamente. Come la Juventus agisce con la Champions: all-in sempre pur di portarla a casa.

Nella stagione successiva, arriva il settimo scudetto di fila ma, soprattutto ancora una eliminazione dalla Champions (stavolta ai Quarti) sempre per mano del Real Madrid e di Ronaldo che incanta all'Allianz e firma il gol qualificazione su rigore al 97' al Bernabeu.

Il 10 luglio 2018 la Juventus decide di ingaggiare direttamente Ronaldo pensando ad una ipotetica equazione: fermati da Ronaldo gli ultimi due anni, vincenti finalmente con lui. Marotta non è d'accordo e va a rottura con la società, il 30 settembre il divorzio è ufficiale e Paratici viene promosso anche per aver contribuito in maniera decisiva a portare Cr7 all'ombra della Mole. Ma l'arrivo del portoghese non basta, in Champions ci si ferma ancora ai Quarti, stavolta contro l'Ajax del prodigio De Ligt. Qualcosa si rompe anche nella dirigenza, sembra assurdo ma Ronaldo non basta e pesa l'assenza di un dirigente alla Marotta tanto che Allegri accende un campanello d'allarme “servono 5-6 rinforzi” ma la risposta di Nedved e Paratici (non condivisa da Agnelli) è: via l'allenatore, si cambia filosofia con Sarri...

Sarri arriva per cambiare filosofia ma commette subito due errori clamorosi: il primo è quello di andare a parlare con Ronaldo fin nel suo yacht, dandogli tutta l'importanza possibile e lanciando un messaggio negativo al resto del gruppo a cui, e qui il secondo errore, dopo l'amichevole col Tottenham dice “scherzoso”: “Ma come ho fatto a perdere due scudetti contro di voi”. Era il 21 luglio 2019 e Sarri già perse praticamente possesso dello spogliatoio della Juventus, l'assenza di una figura alla Marotta si fece sentire anche in quel caso. Da quel momento la Juventus divenne effettivamente “inallenabile” come sussurrò a qualcuno, una volta esonerato, Sarri, e il campionato arrivò per inerzia, semplicemente perchè quel residuo di squadra era ancora la più forte. In Champions, manco a dirlo, stavolta ci si ferma agli Ottavi che sancirono il fallimento del rapporto Sarri-Juventus. Non di Sarri, non della Juventus, ma del rapporto tra due componenti che non si potevano mai sposare tra loro.

Da Sarri si passa a Pirlo, altro azzardo, stavolta eccessivo del presidente Agnelli che, pur nel mezzo di un decennio di continui successi, sembra distratto da qualcosa di tremendamente più grande. E infatti il 19 aprile 2021 esce il comunicato della nascita ufficiale e silenziosa della SuperLega, una bomba che ancora non ha smesso di far rumore. Pirlo doveva riportare entusiasmo, juventinità, e invece apre ufficialmente la stagione dell'autogestione dello spogliatoio: il tecnico, inizialmente destinato all'under23, chiede pubblicamente (e colpevolmente) un aiuto ai senatori. E così dalla panchina urlano e danno indicazioni in campo i vari Buffon, Bonucci e Chiellini, tutti allenatori aggiunti, paradossalmente Pirlo è il più silenzioso. Al “nemico” Conte non pare il vero questa situazione in casa Juve e nel frattempo costruisce la sua vendetta vincendo lo scudetto con l'Inter, i bianconeri trovano la qualificazione in Champions solo grazie ad un regalo di Faraoni nell'ultima giornata. E, a proposito di Champions, ci si ferma ancora una volta agli Ottavi.

Ora immaginate che la vostra partenza da un gruppo di lavoro generi caos, e che il vostro migliore amico che lavora ancora lì vi chieda di tornare, dicendovi che dalla vostra partenza qualcosa si è perso e se tornate lo si può far funzionare di nuovo. Immaginate di accettare ma, una volta tornati, vi rendete conto il concetto di “caos” era stato astutamente edulcorato e che in realtà la situazione è implosa ma oramai voi siete tornati e non potete più fare un passo indietro, sarebbe la fine della vostra stessa credibilità e carriera. Ecco: la situazione di Massimiliano Allegri in questo momento è esattamente questa. Richiamato per mettere ordine nel caos scoppiato dalla sua partenza. I primi due imput forti subito: “Bonucci la fascia da capitano se la compra al mercato se la vuole” e “Ronaldo comincia dalla panchina contro l'Udinese, sarà il valore aggiunto a partita in corso”. Subito due stilettate per far capire a tutti chi comanda, ma Ronaldo non è un uomo da spogliatoio ed è scappato via più veloce della luce, lasciando, apparentemente, la Juventus a bocca aperta, senza il tempo di trovare un sostituto all'altezza. Il messaggio, però, allo spogliatoio è arrivato. Per ripristinare l'ordine c'è bisogno del pieno caos che ora è stato raggiunto. Si può ripartire, ma manca ancora quella figura alla Marotta che sarà comunque un vuoto, non da poco, che rischia di complicare il lavoro sia di Cherubini che Allegri.

Ma una cosa è certa: il tecnico livornese è l'uomo giusto per trovare l'ordine dal caosa, ma serve pazienza e ….halma.

Vincenzo Marangio – Radio Bianconera


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