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LEONI PER...AGNELLI – I messaggi dell'allenatore-comunicatore Allegri. La squadra che si ritrova dopo essersi dedicata alla sua stella, nella notte in cui la stella perde con la sua nuova squadra...

di Redazione TuttoJuve

Quando devi ricostruire qualcosa che abbia un senso in mezzo alle macerie, hai bisogno di tre cose: tempo, lavoro e pazienza. Allegri e la Juventus hanno a disposizione soltanto due di questi tre preziosissimi ingredienti; perché se è vero che la cultura del lavoro è esattamente ciò che ha reso grande e vincente il club bianconero, e la pazienza è la virtù di un forte come Allegri, va detto che il tempo è ridottissimo, soprattutto perché i risultati (in campionato) ad oggi non hanno aiutato creando un distacco da subito importante con chi, invece, è partito a mille.

Allegri può piacere e può non piacere, a seconda dei gusti, ma una cosa è oggettiva: la sua capacità comunicativa di cui ha già dato tre prove imporanti, prima del messaggio rivolto stasera a tutti. Il primo semplice ma potente prodigio comunicativo è stato quello di negare la fascia da capitano a Bonucci, ricordando che il senso di leadership se lo deve sentire sulla pelle e non arrogare sul braccio e, al contempo, far capire a Ronaldo che sarebbe stato trattato esattamente come tutti gli altri, col risultato che Cr7 è fuggito via più veloce della luce. Un primo prodigio comunicativo volto a mandare un messaggio d'importante risoluzione al primo, forse più grande, problema: dopo due anni di anarchia e autogestione, nello spogliatoio è tornato un allenatore e decidere per tutti e in campo deve essere ricostruito un senso di squadra. Concetto ripreso ed evidenziato apertamente anche da Chiellini quando ha amesso candidamente che, con la presenza di Ronaldo, la squadra ha inevitabilmente giocato per il suo fenomenale giocatore e che ora, con umiltà, pur riconoscendo in Dybala il suo leader, va recuperato il concetto di squadra.

Il secondo prodigio comunicativo è stato addirittura una correzione di rotta. Prima della gara con l'Empoli, Allegri, ritenendo di poter alleggerire le già immense responsabilità sulle spalle dei suoi giovani campioni, rimarcò la presenza dei tanti giovani in rosa che non potevano avere, logicamente, la testa e l'esperienza di un 30 enne o 28 enne; non appena, vedendo la gara contro l'Empoli e il Napoli, il tecnico livornese ha capito che qualcuno ha strumentalizzato il messaggio per crogiolarsi in eccessiva leggerezza, ecco la correzione di rotta prima dell'esordio in Champions: “Serve crescere tecnicamente, di squadra, nella cura dei dettagli e, soprattutto, serve capire che... i giovani non sono più giovani”. Come a dire: “è vero che non avete la maturità di un 30 enne ma è bene che vi spicciate a costruirvela invece di aspettare che il tempo passi”. 

Perché il tempo è l'unica cosa che manca.

E il risultato è apparso contro il Malmo sotto gli occhi di tutti: la Juventus è scesa in campo agguerrita, affamata, disposta al sacrificio, al lavoro di squadra e a curare i dettagli, senza concedere nulla agli avversari, neanche il respiro. Una squadra tornata a ragionare da squadra e con una insolita maturità internazionale. Tutto questo nella notte in cui Ronaldo ha perso una gara agevole con il suo Manchester United. Quasi come se il messaggio passato questa sera fosse: quando si gioca da squadra si vince, se la squadra gioca per un campione il risultato cambia.

E così sono venuti fuori i tanti leader oscurati, negli anni scorsi, da un'unica stella: Bonucci e De Ligt hanno rasentato la perfezione, Alex Sandro e Cuadrado sembravano due instancabili stantuffi che neanche per un secondo hanno pensato a tornare indietro alla ricerca di narcisismi di gioco inutili; Dybala, in attesa della forma perduta, ha cucito e ricamato per Morata abile a cantare e portare la croce. Il tutto sulle spalle forti, veloci e decise di Rabiot, Locatelli e Bentancur. 

Et voilà, le jeux sont fait.

A fine gara, l'allenatore-comunicatore Allegri ha un altro messaggio, stavolta per tutti: “Non confondiamo la prestazione con il risultato”. 

Una sorta di monito, come a dire: “Se credete che la Juventus non ci sia più, siete fuori strada...”.

Vincenzo Marangio – Radio Bianconera


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