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Marani: "Non è la Serie C il problema del calcio italiano"

di Alessandra Stefanelli

In concomitanza con la festa dell’otto dicembre, la Lega Pro ha deciso di dare vita al suo primo ‘C Day’, un giorno nel quale la Serie C trova spazio e visibilità in apertura del weekend di campionato anche di altre categorie. Alla vigilia di questo appuntamento particolare, che si ripeterà anche il prossimo 6 gennaio, Matteo Marani, presidente della terza serie, ha incontrato la stampa online per un appuntamento per parlare dei temi più caldi di questo movimento. “Che sto scoprendo essere sempre più bello, pieno di passione. Con storie incredibili e piazze importanti. Un movimento che probabilmente doveva prendere visibilità e consapevolezza della propria forza. Lavorano, poi, non solo sul rettangolo verde, ma anche sul piano sociale”.

Lo slogan della sua campagna elettorale era “Facciamo Rete”. In cosa si sente di essere riuscito a fare rete?
“Prima di tutto di aver creato un gruppo di lavoro, con competenze specifiche e di grande valore. Con un clima sereno. In Lega Pro se una società ha un problema nei nostri uffici una risposta la danno. Questo rende già il clima più sereno e produttivo. Tanto che in nove mesi non è mai stato necessario votare in Consiglio: questo significa che c’è grande condivisione. In sette giorni siamo riusciti a chiudere il nuovo contratto televisivo. Una cosa che non credo nessuna altra lega sia mai riuscita a fare”.

Sono cinque anni che si parla della riforma del sistema calcio. Pensa che sia arrivato il momento che qualcuno ‘forzi’ la mano per dare il via al rinnovamento?
“Ogni proposta deve essere sostenuta da un piano preciso. Strutturato. In ambito di Consiglio Federale abbiamo dato la nostra disponibilità a fare questa riforma, ma capendo cosa serve davvero fare. Parto da dei numeri: venti anni fa le squadre in Serie C erano 120, dieci anni fa erano 90 e oggi sono 60. Probabilmente si è capito che il numero dei club non è il problema della Serie C. A livello economico, aggiungo, che dipende dalla Lega Pro solo il 6,7% dell’indebitamento totale del sistema calcio che oggi è a 1,3 miliardi di euro. Ed in più non generiamo nuovi debiti. Questo lo si è visto dall’ultimo Report Calcio. La riforma che serve è quella che vede chi ha di più dare a chi ha meno. Come accade negli altri paesi.

Tema seconde squadre. Come valuta in proiezione futura il progetto? Le norme d’inserimento saranno le stesse?
“Parto dalla fine dicendo che le norme attuali non verranno toccate, quindi ci sarà l’inserimento di una terza formazione B solo ‘a completamento d’organico’. Se tutte le società aventi diritto di partecipare alla Serie C avranno le carte in regole per farlo è giusto che mantengano tale diritto. La cosa importante è che dobbiamo andare in sovrannumero”.

Reputa che il tema delle infrastrutture sia il problema più importante da risolvere?
È assolutamente primario. Noi abbiamo cercato d’intervenire lavorando sui terreni di gioco e le impiantistiche, ma è chiaro che questo è un problema che riguarda tutto il nostro sistema. Anzi, tutto il nostro paese. Anche perché accedere al Credito Sportivo per le società calcistiche di Serie C non è particolarmente semplice”.

Fra le note positive c’è, però, il fatto la Serie C sia il campionato nel quale si lavora di più con i giovani
“Il nostro è un torneo con l’88% di calciatori italiani e questo è un dato importante da cui partire. In più con le nuove regolamentazioni anche grandi squadre come il Pescara, giusto per fare un nome, hanno iniziato il percorso sui giovani. Alcuni problemi, però, sono ancora da risolvere come quello del Vincolo Sportivo che rischia di far perdere alle società di far perdere i migliori giocatori allo scoccare dei sedici anni. Al Ministro dello Sport abbiamo chiesto di innalzarlo al 17 e con l’istituto dell’apprendistato che diventi d’autorità”.

Il rovescio della medaglia è che alcuni calciatori si trovano, però, fuori dai giochi alla soglia dei 30 anni a causa di un uso eccessivo e strategico dei giovani per il minutaggio…
“La Serie C deve essere un giusto mix fra calciatori giovani ed esperti. Il problema in quest’ottica è che non c’è più sbocco verso l’alto. C’è un tappo. Prima i calciatori crescevano in C, facevano palestra in B e poi approdavano nel grande calcio. Adesso invece si è creato uno sbarramento che ingolfa il sistema. Anche in questo caso, però non si può ragionare a compartimenti stagni. Serve una riforma di sistema in modo che la Serie A compri dai club di Lega Pro”.

È impossibile immaginare un campionato di Serie C con il VAR utilizzato per tutto il torneo come nelle serie maggiori?
“Prima di tutto quest’anno avremo il VAR in tutti i playoff e playout e non è una cosa di poco conto considerando il tipo d’investimento che serve per attivare questo tipo di tecnologia. Applicarla a tutto il torneo di Serie C, invece, richiederebbe un investimento pari a circa 14 milioni di euro. Una cifra impossibile. Anche perché, è giusto ricordarlo, che la Serie C ha il triplo delle gare della Serie A e della B. Questo necessiterebbe anche di un numero importante di addetti che al momento non ci sono neanche.”

Con il nuovo contratto televisivo firmato dalla Lega Pro si è creato, per alcuni, anche il problema di uno ‘spezzatino’ eccessivo delle giornate di campionato
“Fossimo stati su una piattaforma come quella precedente non ci sarebbero stati problemi. Essere, oggi, su un palinsesto come quello di Sky ci permette di catturare anche altri spettatori che altrimenti non avrebbero guardato le nostre gare. E per fare questo occorre intercettarli nelle fasce orarie più adatte perché è chiaro che se ci mettiamo in competizione con un match di Serie A diventa tutto più difficile. Sul piano delle presenze allo stadio, poi, tale ‘spezzatino’ non ha influito. I dati di oggi ci parlano di un numero di presenze in aumento”.

Casertana-Foggia, un rigurgito di violenza del quale tutti avrebbero fatto a meno. Reputa troppo leggera la sanzione arrivata dal Giudice Sportivo?
“Preferisco non giudicare perché non voglio entrare nel merito. Stimo Stefano Palazzi e ciò che per lui è giusto, lo è anche per me”

La Serie C di Matteo Marani prevede qualche novità nell’attuale format?
“Possiamo cambiare qualcosa, soprattutto sul piano tecnologico. Ma cambiare format prima di non avere una vera riforma non avrebbe senso. Quando è accaduto nel recente passato, ha portato ad una spaccatura della quale la Serie C non ne ha bisogno”.

Se le chiedessero di fare da laboratorio per novità come quella dell’espulsione a tempo cosa risponderebbe?
“Se ci viene chiesto lo valuteremo. Capiamoci bene”.

L’estate scorsa si è vissuto l’ennesimo momento di caos con il caso Lecco. A mesi di distanza cosa si sente di dire?
“La situazione si è conclusa e questo è ciò che conta. Quello che mi sento di dire in merito è anche l’articolo 49 delle NOIF, che avrebbe riammesso il Perugia in caso di mancata iscrizione del Lecco, è un’ingiustizia e ho già espresso il mio parere nelle sedi opportune. Se la Serie C ha diritto a quattro promozioni è giusto che il numero sia rispettato. A mio avviso qualora il Lecco non fosse riuscito ad ottenere la Serie B sarebbe stati giusto veder salire l’altra finalista, ovvero il Foggia”.

Dal passato al futuro: quali novità sono in arrivo?
“Ne dico una. Il Consiglio ha appena deciso di redistribuire ai club le multe che nel corso della stagione vengono comminate alle stesse società. Si trasformeranno in fondi a cui potranno attingere per finanziare progetti riguardanti i settori giovanili”.

Quale Serie C si immagina Matteo Marani fra cinque anni?
“Una categoria misurata sulla sua sostenibilità. Serve ovviamente una visione d’insieme che deve aiutare ogni categoria. Con gare che vengono disputate in impianti adeguati, al passo con l’Europa. Quello di Cesena è un esempio per me: 18/20mila spettatori tenuto benissimo. Ecco vorrei una Serie C come tutti impianti simili a quello”.


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