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CANZI: "Legato al Pontedera, ma alla Juventus Women non si può dire di no"

di Alessandra Stefanelli

In occasione dell’ultima puntata di “Non è il GioveDì“, la nostra rubrica dedicata non solo alle sarde impegnate nel girone G della Serie D, ma anche ai Sardi on The Road e a tutti coloro che hanno avuto un’esperienza nell’Isola, come ospite è intervenuto l’allenatore della Juventus Women Max Canzi. Con l’ex tecnico di Olbia, Cagliari Primavera e vice di Walter Zenga sulla panchina della prima squadra del club di Sa Ruina nella stagione 2019/20, una piacevole chiacchierata a tutto tondo non solo sulla sua avventura alla guida delle bianconere, ma in particolare un riferimento alle varie squadre isolane impegnate nei rispettivi campionati. Di seguito le sue parole.

Sull’esperienza alla Juventus Women

“Il motivo della scelta è semplice, mi hanno cercato e non me l’aspettavo. Quando mi ha chiamato la Juventus mi ha proposto un progetto bello, interessante e di alto livello sia in campionato che in Europa. Ero legato al Pontedera con due anni di contratto e ho chiesto di liberarmi perché questa è un’opportunità che capita poche volte nella vita. Sono contento di questa scelta, sono capitato in un mondo bello e diverso e di alto livello”.

Sulla Sardegna

“Ho fatto sette anni fantastici in Sardegna, cinque a Cagliari e due a Olbia. Mi manca proprio questa terra, mi considero un privilegiato nell’aver potuto vivere così tanto tempo in Sardegna e faccio fatica a dire qual è stato il mio anno più bello. Ho tanti amici nell’Isola al di fuori dal calcio”.

Sul calcio femminile

“Mi ha stupito la possibilità per un allenatore di incidere tanto nel calcio femminile. A livello di applicazione, per le idee di calcio che si cerca di dare, ho trovato un’applicazione maggiore rispetto ai maschi. Anche in termini di sopportazione della fatica. Questo dà la possibilità a un allenatore di poter incidere tanto nella sua squadra. Come in tutti gli sport non va paragonato alla stessa disciplina all’equivalente maschile. L’aspetto della potenza muscolare incide tanto sulla prestazione. Spesso l’aspetto tecnico negli sport maschili viene messo da parte per favorire l’aspetto muscolare”.

Sull’impatto con il calcio femminile e sugli obiettivi stagionali

“L’impatto è stato buono, i risultati aiutano tanto. Abbiamo pescato il Paris Saint-Germain, semifinalista della Champions l’anno prima, nella fase delle qualificazioni e siamo riusciti a conquistare l’accesso ai gironi. Il primo obiettivo è stato centrato. Il secondo è quello di giocarci il campionato fino alla fine e di ottenere una posizione tale che ci permetta di conquistare la qualificazione in Champions. Perché ho fatto questa scelta? Perché non avrei dovuto farla rispondo io. Questa per me è un’esperienza nuova a un livello che per blasone del club e competizioni, nel mondo in cui provenivo io, detto sinceramente sarebbe stato difficile arrivarci”.

Sulla crescita del movimento calcistico femminile

“Avere le società principali che hanno sia la squadra maschile che femminile è la chiave dello sviluppo che sta avendo il calcio femminile in questi anni. Questo ti permette di avere risorse e strutture che ti permettano di competere anche a livello europeo. Tanti passi in avanti fatti anche grazie al fatto che le squadre femminili hanno dei contratti professionistici, con maggiori garanzie e tutele. Ogni nazione va ai suoi passi, vedere 33 mila persone allo Stadium a supportarci contro la Roma è stato fantastico”.

Sulle pressioni da allenatore della Juventus Women

“La visibilità, quindi la risonanza, è nettamente superiore in un ambiente come la Juventus Women rispetto alla Serie C. C’è una rilevanza a livello europeo e nazionale nettamente differente. Le pressioni ci sono e sono elevate”.

Sulla Torres

“Per la terza stagione di fila sono in Serie C, ho visto poco la Torres, ho guardo la loro sfida contro il Pontedera. I rossoblù ha una rosa più vecchia di un anno, è vero che ha perso Ruocco, ma ha un impianto di gioco stabile dato dal non aver cambiato la guida tecnica. È una squadra tosta, quadrata, che fa del collettivo e del suo stadio un punto di forza. Giocare al Vanni Sanna è sempre difficile, in più la Torres è una squadra che non muore mai e punta molto sulla sua identità”.

Sul Cagliari

“Il Cagliari è allineato con quello che erano le aspettative iniziali, ha avuto un momento di difficoltà e ne avrà altre durante la stagione perché trovare la salvezza non è semplice. So che i tifosi vorrebbero competere per qualcosa di più però credo che riuscire a uscire con la pelle salva sia qualcosa di difficile. Quest’anno c’è un allenatore che può incarnare la figura del tecnico che può piacere alla piazza, uno sanguigno e che dà valore ai rapporti umani. Sostituire Ranieri è impossibile, è un allenatore talmente unico. Il Cagliari di Nicola è una squadra dura a morire, simile al suo allenatore, che ha un supporto dal pubblico che è sempre presente allo stadio”. 

Sull’Olbia

“È un dispiacere vedere l’Olbia così. È un posto a cui sono legato tantissimo, in cui ho trascorso anni bellissimi. Di ragazzi che erano con me sono rimasti solo La Rosa e Arboleda, per il resto è tutto nuovo. Perdere il professionismo è una cosa grave, risalire è difficilissimo. Vedere tre squadre sarde sotto al fondo della classifica è un qualcosa che fa molto male. La cosa giusta da fare è quella di tenere duro per salvare la categoria. Sono convinto che ci sarà il tempo per riprendersi, ma ora bisogna essere realistici, bisogna pensare a salvarsi ora”. 

Sul calcio femminile sardo

“È difficile dare un consiglio, in Sardegna c’è grande tradizione per il calcio femminile. Serve far giocare tanto le bambine, serve dare loro le possibilità di fare calcio vicino a casa. Sono costrette spesso a fare tanti chilometri per continuare a giocare. Il Cagliari ha fatto una scelta diversa dagli altri club, mettere su un settore giovanile richiede tempo e risorse. Mi piacerebbe un giorno vedere i rossoblù in Serie A femminile, sarebbe bello perché il Cagliari per me non è una squadra come le altre”.