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Sotto la lente - Perché GIUSTIZIA non diventi una parola vuota

di Carmen Vanetti

Era il giorno della Cassazione per Calciopoli e le sue vittime, ma è stato solo l'ennesimo rinvio.
D'altronde a incompetenze e rinvii siamo abituati dal 2006.
Perché la porcheria è stata talmente colossale e la questione è diventata talmente spinosa (sconfessare il tutto e affermare la verità farebbe male a troppi) che tutti preferiscono, con qualsiasi motivazione, spostare il traguardo sempre più in là.
L'unica a sbrigarsi è stata la giustizia sportiva del 2006 che in quattro e quattr'otto ha eretto la sua ghigliottina; ma solo perché la decapitanda ha offerto il collo al boia: infatti, se l'avvocato Zaccone non fosse stato assunto dal fuoco amico, la Juve ne sarebbe uscita più o meno come  le altre società coinvolte, con qualche penalizzazione per il futuro torneo e i ranghi più o meno intatti; e se qualcuno, goloso dei futuri ringraziamenti di Blatter, non avesse indotto il CdA a ritirare il ricorso, il mondo sarebbe comunque presto  tornato più o meno in ordine.
Ma andò così e allora ecco la giustizia sportiva, che di tanta intraprendenza aveva dato prova  inventandosi l'illecito strutturato, tergiversare fino a dover mettere ancora mano alla fantasia per creare una nuova regola che le consentisse di radiare Moggi e Giraudo (che mica si poteva insabbiare tutto come accaduto per Preziosi e Sabatini....); col rischio molto concreto che la Corte Europea per i diritti dell'uomo bacchetti  (e non sarebbe la prima volta) l'Italia, per la violazione del diritto del cittadino Moggi ad un equo processo.
Poi, per quanto riguarda le richieste bianconere in relazione alla parità di trattamento e alla revoca dello scudetto 2006 alla non illibata Inter, la giustizia domestica ha lasciato che il tempo medicasse il vulnus fino a prescrizione (naturalmente accolta con smaccata soddisfazione in casa nerazzurra) e poi si è nascosta dietro una serie di incompetenze.

Adesso se ne riparlerà il 23 marzo, perché ieri in Cassazione il presidente Fiale, vista l'immane mole di materiale e la delicatezza di tante posizioni da esaminare,  ha ritenuto opportuno rinviare il tutto a lunedì 23 marzo, un giorno libero da altri casi da trattare, in modo da poter dedicare a questa spinosa e pruriginosissima questione il tempo necessario.
Anche se i fatti sono acclarati. Le falle sono molteplici: dalla competenza territoriale (perché Napoli e non Torino o Roma?) all'inutilizzabilità delle schede svizzere (acquisite senza rogatoria, intercettabili ma non intercettate dopo i primi deludenti tentativi, attribuite e incrociate con olio di gomito anziché con l'apposito software forense); dai sorteggi regolari (e vittima di un tentativo di essere gabellati per taroccati in virtù di una fallace ricostruzione del filmato attraverso una sequenza di disordinati frames) alla non esclusività dei rapporti con i designatori (perché, piaccia o non piaccia, anche Moratti e gli altri presidenti colloquiavano, come consentito con i designatori; qualcuno anche con gli arbitri, ma non interessava); dalle bufale conclamate (come il sequestro di Paparesta e le ammonizioni mirate) alle carriere arbitrali presuntamente favorite, anzi no ('se non vuoi tornare giù, dopo tanta fatica, pensa a chi sta dietro', era il consiglio di Bergamo).
Non ci vorrebbe molto, con un minimo di buona volontà, per certificare che è stato un 'Grande Imbroglio', come felicemente  lo ebbe a definire l'avv. Prioreschi; ma ci vorrebbe anche un pizzico di quel coraggio che solo  rende un uomo degno di essere chiamato tale, e che tuttavia è oggi merce sempre più rara.
Però ci vogliamo credere; se è vero che, come afferma l'avv. Gallinelli (difensore dell'ex arbitro Massimo De Santis, uno degli imputati che ha rinunciato alla prescrizione, perché la dignità val bene il rischio che per essa si corre), la Cassazione ha "lenti più distaccate, più competenti e obiettive, in grado di valutare le contraddizioni di cui sono piene le due sentenze di merito, ciascuna al proprio interno e tra di loro", la fine dovrebbe essere scritta, senza tentennamenti, cerchiobottismi o soluzioni pilatesche. 
L'innocenza di Luciano Moggi (un dirigente competente, che tutti avrebbero voluto ma che solo la Juve aveva; e che per la Juve spendeva ogni sua stilla di energia e competenza) e delle altre vittime di Calciopoli (cui, non mi stancherò mai di ripeterlo, nessuno potrà mai ridare anni di serenità perduta e carriere in fumo) dovrà essere proclamata a chiare lettere. Senza dubbi e senza ombre.
Solo allora, se così sarà, potremo dire: GIUSTIZIA non è una parola vuota.


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