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Senza Vlahovic è difficile mascherare i problemi. E Bremer è un fattore

di Andrea Losapio

Le questioni aperte in casa Juventus sono molteplici. Perché l'infortunio di Bremer ha scoperchiato un vaso di Pandora, almeno in difesa. Perché è evidente che avere il brasiliano ha un tipo di sommatoria, non averlo ha sicuramente una sensazione differente. Tre gol subiti in due partite raccontano una media diversa rispetto a quella precedente da uno in sette, l'ipotesi Skriniar per il mercato di gennaio avrebbe certamente un senso - perché gli impegni sono parecchi e difficilmente preventivabili - ma anche la speranza di migliorare una formazione che attualmente non è uguale a quella di partenza, a causa degli stop di McKennie, Gonzalez, lo stesso Bremer, Koopmeiners e compagnia cantante.

La bellezza dell'idea di calcio di Thiago Motta è l'intercambiabilità. Douglas Luiz può fare il centrocampista o il trequartista, Weah giocare ovunque fra difesa e centrocampo, sugli esterni, oppure da centravanti. Ci sono anche i difensori come Kalulu a Savona, passando per Cambiaso, tutti hanno la possibilità di avere un utilizzo da jolly per dare una profondità di rosa che, altrimenti, non ci sarebbe. Lo stop di McKennie rappresenta un ulteriore problema, anche se a centrocampo la coperta è tutt'altro che corta.

Alla fine la situazione problematica è davanti, con Dusan Vlahovic come unica punta e Milik fermo ai box. Se è vero che probabilmente ci sono tante possibilità di coprire assenze in quasi tutti i ruoli, in attacco servirebbe qualcosa di più. La Juventus avrebbe bisogno di un altro tipo di "potenza di fuoco" per essere in pole position per sperare di galleggiare nelle prime posizioni. I gol ci sarebbero nei centrocampisti (Douglas, lo stesso Koop) ma, almeno per ora, latitano. E senza Vlahovic i problemi sarebbero ancora più amplificati.


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