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Schick c'è, avanti un altro (con calma). Juve spiazzata in difesa: Alex Sandro può risolvere due problemi, ma un sostituto all'altezza non esiste. Basta sottovalutare Mandzukic. Donnarumma, tutto è bene quel che inizia male

di Ivan Cardia

L'arrivo di Patrik Schick, non ancora annunciato in via ufficiale ma ormai certo dopo le visite mediche sostenute dall'attaccante ceco, ha aperto il mercato di casa Juventus. Partito a rilento rispetto alle ultime stagioni, quando ci si era abituati a un determinato modus operandi: muoversi prima, muoversi meglio. È successo di nuovo con Schick, che è un grandissimo acquisto in ottica futura (niente paragoni, però il ragazzo sembra avere la stoffa del fuoriclasse), ma cambia molto poco le gerarchie juventine nell'immediato. Per capirsi, l'anno scorso di questi tempi era già arrivato Miralem Pjanic; due anni, Paulo Dybala. Entrambi sono costati poco più del centravanti ex Sampdoria, ma sia il bosniaco che l'argentino erano destinati a un posto fisso nell'undici titolare. Schick no, almeno per ora: è un segno di quanto la Juve sia cresciuta,  è anche la dimostrazione che il mercato 2017 richiede una particolare attenzione. Ma chi ha progetti ambiziosi si sta già muovendo, come del resto ha sempre fatto appunto la Juventus.

Per tante ragioni: della più intrinseca alla squadra ho già parlato. La Juve arrivata in finale ha pochi margini di miglioramento, gli innesti davvero essenziali potrebbero limitarsi a 2-3 e ciò comporta che vadano scelti in maniera accurata. I vari Hernanes, Rincon e Lemina, col massimo rispetto perché sono comunque ottimi giocatori, almeno qualche lezione l'hanno fornita. Il secondo motivo, più contingente, è la necessità di dover cambiare i propri piani in corso d'opera. La dirigenza aveva in mente un piano d'intervento molto chiaro, con buona parte del budget da spendersi sul centrocampo, poi a scendere l'attacco e infine la difesa. Questo finché non è arrivato qualcuno a rompere le uova nel paniere. La Juve è stata infatti spiazzata dalla voglia improvvisa di Dani Alves di cambiare maglia. L'addio del brasiliano non era previsto, soprattutto non si pensava di dover spendere una cifra abbastanza alta per trovare un sostituto adeguato. Il brasiliano ha avuto un peso crescente nelle economie di gioco bianconere: a livello atletico non è più il giocatore di qualche anno fa, ma nel complesso può ancora considerarsi un top. E per sostituirlo, di conseguenza, serve un giocatore all'altezza. Con qualche anno in meno e quindi che costi qualche soldo in più. Marotta e Paratici, invece, erano convinti di poter andare avanti almeno un altro anno senza dover investire sulla fascia destra della difesa. Al massimo, sarebbe dovuto partire Lichtsteiner, con la relativa offensiva su De Sciglio, che avrebbe avuto un'intera stagione per scalzare Alves dal ruolo di titolare.

La rottura improvvisa (e improvvida) dell'ex Barcellona, ormai a un passo dal ricongiungersi a Guardiola in quel di Manchester, ha di conseguenza aperto il fronte. I milioni del Chelsea per Alex Sandro lo hanno occupato. Anche qui, l'addio del brasiliano più giovane non era neanche un'idea, ma gli scenari possono cambiare. In primo luogo, perché 70 milioni per un terzino sinistro, sia pure il migliore al mondo, sono tanta roba, troppa per essere rifiutata senza pensarci. Non dalla Juventus, ma da qualsiasi club. Nel caso specifico, oltretutto, risolverebbero due problemi in uno. Con una cifra del genere, assieme a una copiosa plusvalenza, potrebbero infatti arrivare due terzini di livello mondiale, uno a destra e uno a sinistra. Il problema, peraltro non semplice, è trovarli. Per questo, il consiglio è quello di guardarsi comunque attorno con grande attenzione. Un terzino come Alex Sandro, semplicemente, non è sul mercato. Qualsiasi successore sarebbe comunque un palliativo. I migliori, per diverse ragioni, sono quasi tutti italiani: lo stesso De Sciglio, ma anche Darmian e Spinazzola. Possono inserirsi con relativa facilità, hanno buone qualità e penso che comunque l'essere italiani sia un punto a loro favore. Sulla destra, il vero colpo sarebbe convincere l'Arsenal a privarsi di Bellerin: al momento, però, non ci sta riuscendo neanche il Barcellona. Gli altri nomi, da Danilo a Cancelo passando per Mendy, sono buoni giocatori ma poco più: anche considerata la plusvalenza di cui sopra, il gioco potrebbe non valere la candela. E quindi bisogna riflettere se vale la pena iniziare a giocare. 

Cautela, cautela: non è il miglior mantra di un calciomercato, ma tant'è. Arriviamo alla terza spiegazione: lo spauracchio del rinnovamento generazionale. La Juventus, in media, è una squadra abbastanza avanti con gli anni. La prossima stagione sarà con ottime probabilità l'ultima di Buffon e Barzagli, forse di Khedira (in bianconero) e magari di un altro paio dei 15-16 "titolari". Le esigenze, però, sono due: preparare il campo per la Juve del 2018, che è già nella testa della dirigenza, ma non rovinare gli equilibri di quella del 2017, ché sono molto delicati. I milioni da spendere, in sostanza, ci sono: va scelto dove farlo ed è un quesito molto più difficile di quanto non sembri. I nomi, i titoloni, se volete sapete dove trovarli: qualcuno l'ho già fatto in passato, non vedo perché ripetersi. Bernardeschi, per esempio, anche se sottovaluto, fa parte della rosa dei nomi buoni. C'è da aspettare ancora un po', per non sbagliare la mossa. Che dev'essere giusta, come giusta, per saltare di palo in frasca, sarà la permanenza di Bonucci: Allegri è infine tornato sul litigio di metà stagione e pare tutto alle spalle. Meglio così: rinnovare senza certezze è un salto nel vuoto, il miglior difensore centrale d'Europa può essere un'ottima guida. 

A proposito di sottovalutati, c'è tutto un capitolo dedicato a Mario Mandzukic, per quanto assurdo possa sembrare. Parlando con addetti ai lavori e colleghi che magari seguono un po' meno le vicende della Juventus, si nota quanto il croato non sia considerato davvero un pezzo da 90 nel ruolo di trequartista mancino (o esterno, o ala, o quel che vi pare) cucitogli addosso da Allegri. Sì, bravo, ha fatto bene, ma davvero sarà lui il titolare dell'anno prossimo? Per me sì e non dovrebbero neanche esservi dubbi al riguardo. Mandzukic in quel ruolo non è solo una scommessa casuale vinta dal tecnico livornese. I ruoli si cambiano, anche a 30 anni. Da centravanti, il croato era considerato un buon giocatore, ma poco più. E infatti ha quasi sempre cambiato squadra al termine della stagione. Da ala sinistra, nessuno ha ancora capito come affrontare un giocatore che sappia fare entrambe le fasi di gioco in maniera così efficace. Non spettacolare, perché Mandzukic non sarà mai Bale o Neymar: non ne ha le caratteristiche. Però è stato un rebus tattico per chiunque lo abbia affrontato, è una risorsa di primo piano per la Juventus. Il titolare, in sostanza, è lui. Ed è anche uno dei migliori d'Europa in quello che fa. 

Siccome da queste parti chiudiamo spesso con i fatti degli altri, diamo uno sguardo alla vicenda di Gianluigi Donnarumma. Alla fine sarà rinnovo, con il Milan a mandar giù il boccone amaro Raiola e quest'ultimo a fare la conta dei milioni persi. Il teatrino mediatico, forse, si poteva evitare. A partire dal Milan, che sarà bello, nuovo e vincente, ma ha sbagliato quasi tutto. Per arrivare all'ultima conferenza stampa del portiere, in terra polacca. Da disertare: chi viene in sala stampa sceglie le risposte. Le domande, invece, le decide chi le pone. Altrimenti, meglio farsi ognuno gli affari suoi e tutti vissero infelici e scontenti. Una scelta che si inquadra in una concezione medievale del giornalismo, condivisa purtroppo anche dalla FIGC (bello bellissimo Coverciano, poi c'è una conferenza stampa per le testate online e un'altra per i quotidiani, come se le banalità propinate non fossero le stesse). La scusa dell'hackeraggio, per restare all'attualità, ricorda quella dei compiti mangiati dal cane. Il che, però, è utile per inquadrare meglio la vicenda, ricordare di chi stiamo parlando: milioni di euro o no, Donnarumma è un diciottenne. Più maturo di altri, più ricco di altri, ma che come tutti gli altri ha diritto di sbagliare, dire fesserie, tornare sui propri passi, ascoltare il gatto o la volpe di turno. Chi a 18 anni era davvero sicuro di cosa fare della propria vita alzi la mano. E butti questa pietra: a terra, perché tanto non ci crede nessuno. 


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