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Sarebbe abbastanza anche un Marco Borriello per sei mesi

di Andrea Losapio

Un antico adagio - ma non troppo - racconta come l'attacco faccia vendere i biglietti, mentre la difesa vinca i campionati. Lo è stato, quasi certamente, fino agli anni novanta, quando le partite finivano molto spesso per 0-0. Quando i punti erano due a partita e non tre: se ne vinci una e perdi l'altra fai comunque più punti del pareggio. Alla Juventus non servono pari, ma vittorie, per cercare di essere il più in su possibile in una classifica di Serie A che ora racconta come non ci sarebbe Champions, ma solo Conference, in attesa della Coppa Italia. Sarebbe un fallimento? Da capire, perché è chiaro che il ciclo Motta sia appena iniziato. Ma che i milioni veri li vedi solamente se finisci in Champions.

Cristiano Giuntoli dice che non c'è un problema in attacco. Eccome se c'è. Perché quando non c'è Vlahovic arriva un gol ogni 117 minuti (e 30 secondi). Decisamente impossibile pensare di vincere qualcosa, ma neanche di andare lontanamente vicini. Il minimo obiettivo è il quarto posto e tutte le altre squadre hanno almeno due attaccanti centrali, se non tre. Magari intercambiabili, ma non esterni d'attacco che poi si inventano punte senza averlo davvero mai fatto prima d'ora. Finora la scelta di puntare su Milik è stata totalmente miope e non prendere un altro centravanti lo sarebbe ancora di più.

Basterebbe un Marco Borriello, senza scomodare i Trezeguet o gli Inzaghi. Uno che può entrare, fare la guerra, infilare tre o quattro gol da gennaio, giocando magari pochino ma risultando decisivo ai fini della classifica (lì, peraltro, arrivò lo Scudetto di Conte). Però potendo far rifiatare i titolari, anzi, il titolare, sempre riempito e bersagliato di critiche. Affidarsi mani e piedi a Vlahovic è il limite più grande che c'è stato. Certo, con Milik sarebbe stato diverso, questo è scontato, ma nel momento in cui il polacco non c'è mai (stato), forse è meglio sbagliare ma non perseverare. Perché sarebbe diabolico.