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Quanto è complicato rinforzare la Juve. I tre casi da risolvere prima di pensare a nuovi acquisti

di Ivan Cardia

Arriva gennaio, mancano ormai pochissimi giorni. Per i bilanci del 2020 ci sarà tempo, in sintesi: non benissimo, prima e dopo. In casa Juve, Sarri ha vinto ma non convinto. Pirlo per ora né l’uno né l’altro, diamo tempo al tempo ma per ora la Juve versione 2020/2021 sembra avere grossi in limiti e in generale galleggia più che primeggiare. Eppure, è così complicato rinforzarla. Ora il focus pare sul centravanti: difficile fare nozze da sogno coi fichi secchi, mica per colpa della dirigenza bianconera ma perché la situazione globale è quella che è. Milik ha un prezzo fuori mercato per un giocatore in scadenza di contratto, nel campionato italiano, dopo il Covid. Un anno fa l’Inter pagò Eriksen più di quanto il Napoli non ha chieda per il polacco, ma erano altri tempi. E tutto sommato, a dispetto dell’esito, anche un altro giocatore.


Rinforzare la Juve di oggi è complicato per ragioni numeriche, anzitutto. Mettiamo da parte la questione Khedira, giocatore evidentemente destinato a partire o comunque già messo da parte, resta il fatto che per comprare servirebbe prima vendere perché altrimenti in Champions non potresti sfruttare quel che compri. O dovresti sacrificare qualcun altro. E poi: un giocatore come Llorente rinforzerebbe questa squadra? Mah, senza nulla togliere a quello che il gigante asturiano è stato, anche in bianconero. Per quanto non bellissima, la Signora di oggi è completa o almeno potenzialmente tale. Semmai qualche riflessione andrebbe fatta sul reparto arretrato, dove Chiellini suo malgrado non dà garanzie assolute e un’alternativa sulla fascia servirebbe: troppa la differenza tra il giovane Frabotta e un Alex Sandro ancora a mezzo servizio per far finta di niente. Rinforzare è complicato perché costa, perché gli equilibri della rosa sono delicati e perché prima di tutto servirebbe vendere. Missione non sempre ben riuscita negli ultimi mesi, escludendo i tanti prestiti eccellenti che rischiano di diventare boomerang a fine stagione.

E qui arriviamo ai casi che converrebbe risolvere prima di pensare ai nuovi acquisti. Uno su tutti, Paulo Dybala. La gestione, s’è scritto più volte, è stata inspiegabile e a tratti anche tafazziana. Ci avrà messo del suo anche l’argentino, sta di fatto che ora la Juve, nel valutare l’innesto di un altro attaccante, certificherebbe di non considerare più di tanto l’attuale numero 10 a disposizione di Pirlo. Che non sarà un ariete ma fa l’attaccante di mestiere e neppure così male come sembrerebbe dagli ultimi mesi. Rivitalizzare Dybala è quasi un obbligo per una società che in questo momento lo potrebbe vendere a molto meno del suo reale valore e in fin dei conti ha vinto l’ultimo scudetto appoggiandosi alle sue giocate. Facile dimenticarsene, ma tant’è.

Poi l’indiziato numero uno quando si ragiona di potenziali cessioni: Federico Bernardeschi, anche lui quasi indispensabile fino a pochi mesi fa. In questo caso, per carità, del suo c’è, perché l’ex Fiorentina non ha fatto il salto di qualità e se giochi lì davanti ma non segni mai non ti aiuti certo da solo. Però a oggi i compratori latitano: il Napoli non ci pensa. Lo scambio con l’Atalanta? Guardate gli stipendi di Bernardeschi e del Papu e vi renderete conto perché è improbabile, quasi impossibile, detto che Gomez a Torino piacerà pure ma non interessa più di tanto. Anche qui, stesso discorso di sopra e in verità è la storia recente degli ultimi due anni di Juve: se provi a vendere un giocatore quando è al suo minimo storico fai maledettamente fatica. Rivitalizzare l’avventura di Bernardeschi all’ombra della Mole è complicato (non proprio da escludere, ma siamo rimasti in pochi tra i suoi estimatori), ma per trovare gli incastri giusti servirà un mezzo capolavoro.

Infine, Dejan Kulusevski. Che, va bene, è un classe 2000 e quindi buttargli la croce addosso fa un po’ ridere. Infatti non lo sta facendo nessuno. Parliamo di un ragazzo dal talento clamoroso, che la Juve e il suo allenatore non sono ancora riusciti a inserire nei propri schemi di gioco in maniera efficace. Per la cronaca, gioca anche lui lì davanti, seppur non da attaccante. Ecco, la Signora non ha ancora integrato il miglior acquisto dell’ultimo mercato e cerca rinforzi su quello di riparazione: forse c’è qualche incongruenza in tutto questo.