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Per i media la Juventus non è italiana. I danni della (non) comunicazione bianconera

di Luigi Schiffo

Basta aspettare e osservare. E’ stato sufficiente un rigore discutibile contro l’Inter, in Champions con il Liverpool (a cui per altro era stato annullato un gol per un tocco di braccio che in altre circostanze era stato valutato in maniera opposta), per assistere ad un vero e proprio scatenamento mediatico. Due giorni (fino a quando scriviamo) di “rigorino”, “penalty esagerato”, “non VAR”, “ombre sull’arbitro”, “gravi conseguenze per l’arbitro” con gran cassa in sottofondo a legittimare anche il confronto diretto tra dirigenti nerazzurri e direttore di gara nel dopo partita, fino a notte fonda a San Siro.

Lasciamo perdere il diverso trattamento mediatico degli episodi di segno contrario per esempio nella semifinale dello scorso anno con il Barcellona (almeno tre clamorosi), perché si entrerebbe nell’ambito della difesa degli “interessi” delle squadre italiane.
Si vede che la Juventus non è italiana…in questa stagione di Champions, nel complicato calendario delle prime quattro giornate (anche qui ci sarebbe da fare un raffronto con calendari altrui) ha subito quanto segue:

JUVE-BORUSSIA 4-4: rigore inesistente dato al Borussia, rigore netto negato alla Juve. Titoli sui giornali? “Partita pazza”, “Vlahovic entra e la Juve rimonta”. Altro in prima pagina? No.
VILLAREAL-JUVE 2-2: primo gol spagnolo viziato da un intervento su Cambiaso che non può così contrastare l’avversario lanciato a rete. Ecco i titoli: “Beffa al 90’”, “Signora che spreco”, “Altro pari”. Hai voglia di cercare in prima pagina l’episodio dubbio!
REAL MADRID-JUVE 1-0: manca una chiara espulsione per Diaz, ma non interessa. Il tema è “Juve senza rete”, “Mancano i leader”, “La Juve paga gli errori sotto porta”.
JUVE-SPORTING 1-1: manca un cartellino rosso a Hjulmand. Anche qui non si accende certo su questo il faro delle prime pagine. “Solo Vlahovic”, “Zero vittorie”, “Per i playoff vietato sbagliare”.

Ci fermiamo a questa stagione, perché se tornassimo indietro negli anni, quasi ad ogni eliminazione o finale persa, ci sarebbe stato altro che il “rigorino” del Liverpool. Esempi? Finale persa con gol in fuorigioco di Mijatovic, rigore sull’1-1 non dato per fallo di Dani Alves su Pogba, due gol validi annullati con il Bayern tra andata e ritorno, ecc...ce n’è per una trentina di anni…

Tra l’altro appena Tudor ha fatto notare le particolarità nel calendario e gli errori arbitrali subiti (anche in campionato), è stato accusato di usare “l’alibi dei perdenti”, di cercare scuse non in stile Juve, di mentalità non degna di una grande squadra e tutto il  campionario.

E qui arriviamo all’altro tema caldo della settimana: la comunicazione, o meglio, la non comunicazione della Juventus a fronte di qualunque danno subito in campo o fuori. Ultimo episodio a Napoli: vetri del pullman rotti da pietre e oggetti contundenti lanciati dalla folla partenopea sulla strada verso il Maradona. Successiva uscita a notte inoltrata dallo stadio per evitare il bis. Unica dichiarazione della Juventus? Quella di Giorgio Chiellini: “In passato è successo di peggio, nulla di grave. Potevano solo evitare di farci passare tra i tifosi”. Chiaro che poi il giudice sportivo dia una multa a Juve e una al Napoli (10mila euro a testa) per intemperanze all’interno dello stadio, ma per i fatti ben più gravi e pericolosi accaduti al di fuori, il nulla totale. Come non fossero esistiti. E se non dice niente la Juventus, figuriamoci i media, attenti a soffiare sul fuoco dell’indignazione solo se i “fattacci” accadono allo Stadium (dalla parolaccia gridata dai bambini, alla grazia per Lukaku).

Penultimo episodio a Firenze: cori razzisti ripetuti all’indirizzo di Vlahovic, con partita sospesa due volte e a rischio di terzo stop con conseguente sconfitta a tavolino per la squadra di casa. Sanzione? 20mila euro di multa e silenzio assordante della Juventus.

Credo che a John Elkann e Comolli fischino le orecchie per gli improperi dei tifosi bianconeri, che gremiscono sempre lo Stadium (anche con il Pafos) e non ottengono mai mezza parola di difesa della loro passione da parte della società.

Alla fine i messaggi che passano mediaticamente sono: la Juve non vince sempre e solo per demeriti suoi, mentre quando vince qualche dubbio arbitrale viene spesso insinuato; negli stadi “rivali” e dintorni non succede mai nulla di grave, al contrario dello Stadium dove di tanto in tanto si espellono tifosi e si chiudono interi settori per cori e atteggiamenti beceri.

Direi un trionfo della comunicazione bianconera, in un mondo del calcio in cui proprio la comunicazione indirizza il “sentimento popolare” con annessi e connessi, vedi Farsopoli e plusvalenze (a proposito, grandi approfondimenti sul Napoli e sul processo a De Laurentis non ne ho visti).


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