LA LANTERNA VERDE - Calma e gesso, lasciamo il nervosismo agli altri…
Ci sono rimasto male. Il tocco di mano di Bremer (quando ormai stavo per inviare i vari articoli) si è notato anche dalla tribuna stampa dell’Allianz Stadium. Un gesto goffo, un errore d’ingenuità che ha portato al pareggio di Lukaku e tutto quanto è accaduto in seguito… Che l’Inter fosse nervosa lo si era capito sin dalle prime battute di gioco. Tante smorfie, continue polemiche con l’arbitro… Tutto prevedibile, considerate le difficoltà in campionato di Simone Inzaghi e compagni… Lo sbaglio (evidente) è stato quello di cadere nella trappola: la baruffa finale poteva e doveva essere evitata da parte dei padroni di casa. Cuadrado si è beccato un rosso che rovina (quasi) tutto quello che di buono aveva fatto in campo e, soprattutto, lo obbligherà a guardare la semifinale di ritorno di Coppa Italia dalla tribuna. Perché? Perché mai farsi prendere dal nervosismo in quel modo? Ormai la gara era terminata, inutile “farsi giustizia da soli”, in stile Ispettore Callaghan (per chi ha una certa età).
Un peccato, davvero… Ho apprezzato le parole di Allegri nel post match: equilibrato e posato. Niente drammi, niente polemiche, solo la lucida analisi dei fatti. Il modo migliore per non farsi trascinare in una spirale di rabbia che, in questo momento, penalizzerebbe moltissimo l’ambiente bianconero. Ci sono tantissime partite da giocare, tutte importantissime. Serve “calma e gesso”, nient’altro…
Ecco, Allegri non è stato sincero fino in fondo quando ha parlato di Di Maria e Vlahovic. Il primo, e il giudizio arriva da uno che lo adora alla follia, è stato irritante. Dopo la magia iniziale, è sparito dalla scena. Lo si è notato solo quando ha borbottato per la sostituzione (doverosa). E Vlahovic? Speravo di non dover tornare a parlare ancora dei limiti del serbo ma, purtroppo, va fatto. Niente da fare: il ragazzo non vive le partite con la giusta serenità. E’ teso come una molla. Ogni pallone che arriva dalle sue parti è, per lui, il pallone della vita. Mette ansia solo a vederlo… Non va bene per lui e, soprattutto, destabilizza anche i compagni in campo che si sentono in dovere di aiutarlo e, quindi, forzano le giocate. Non credo sia un caso che, quando è entrato Milik (palla gol divorata a parte), si sia vista più serenità e saggezza in campo. Milik non avrà il talento di Vlahovic ma sa come gestire la pressione e, particolare decisivo, aspetta la partita, non la aggredisce come faccio io alla vista della pasta trovata in frigo dopo tre ore di autostrada per rientrare a casa. L’ho detto e lo ripeto: Vlahovic vive per il gol ma bisogna imparare ad essere utili anche in altri modi perché, se il gol non arriva, non si può vivere nella frustrazione continua… E’ tutto!