LA JUVE IN GOL - CLAUDIO ZULIANI: “Il vantaggio di Cuadrado non serve, arriva un rigore discutibile”
I motivi per vivere questa serata allo Stadium erano diversi e tutti importanti. La vittoria perché il derby d’Italia, oltretutto se vale il passaggio ad una finale di coppa, è sempre da portare a casa. Il calore e la passione, perché in questa tribolatissima stagione non si assiste quasi mai ad un tifo costante ed intenso. E infine l’orgoglio di essere Juventini da mostrare ai milioni di spettatori collegati, nel giorno in cui il consiglio di Stato fa capire alla procura sportiva che non si può comportare come se vivesse al di fuori del nostro ordinamento giuridico che deve garantire, come prima cosa, la possibilità di difesa in un processo.
I nostri tifosi si sono fatti sentire da subito, sino dal riscaldamento, accompagnando le canzoni con il coro ritmato “Juve”e urlando nella notte di Torino “storia di un grande amore”, saltellando al classico CHI NON SALTA e incitando i ragazzi a squarciagola. La Juventus parte forte: Vlahovic dialoga con Di Maria e Handanovic salva su El Fideo. Poi la partita si equilibra e anche il tifo segue le azioni.
Se attacchiamo ci si scalda, se difendiamo si sospira. Ci pensano gli atteggiamenti dei loro giocatori a provocare attimi di bolgia quando continuano a protestare per inesistenti falli di mano fino all’ammonizione di Brozovic che esagera. Alla fine del primo tempo Dusan ha una sola occasione ma spedisce un colpo di testa al centro della porta mentre di contro subiamo Di Marco che non ci punisce soltanto grazie ad un grande recupero difensivo di Bremer e Perin che para molto bene sulla conclusione di Mkhitaryan.
Questa non è una partita secca ma una sfida che si gioca, minimo, su quattro tempi e le squadre sembrano saperlo molto bene. La Juve deve essere più incisiva se vuole vincere la prima gara e nellaripresa cambia strategia? Pare di no anche se la pennellata di Fagioli per Vlahovic, che da ottima posizione spedisce ancora alto di testa, farebbe pensare al contrario. La curva scalda le mani per la presenza in tribuna dei Alessandro Del Piero (c’è solo un capitano) ma non basta per svegliare la squadra che sembra subire il palleggio avversario, intimorita dal pensiero di poter prendere gol. Insomma, ci chiudiamo troppo.
Mentre lo Stadium cala i toni e si preoccupa, improvvisamente Vlahovic vede una palla arrivare in area piccola ma non riesce a girarsi e Kostic tira dalla distanza con il pallone che non scende in porta di poco. Cambia mister, pensano i nostri tifosi in tribuna ed ecco la doppia mossa: dentro Miretti e Chiesa, fuori Fagioli e Di Maria. Non benissimo l’argentino, meno incisivo del solito Nicolò.
Il sistema di gioco non cambia. Sempre 3-5-1-1 che non esalta al massimo le opzioni del nostro attacco ma garantisce più equilibrio di squadra. Si, il famoso equilibrio, ma la qualificazione deve essere opzionata questa sera. Non rimane che la speranza in una giocata singola, ma Chiesa non sembra in grado di garantirla. Entra impacciato nei movimenti e nelle intese coi compagni. Allegri prova la carta Milik: fuori Vlahovic tra gli applausi di incoraggiamento.
Ci vorrebbe uno strappone e prova farlo Rabiot (il primo della partita) che provoca un gol clamoroso sbagliato da Milik (ma era forse in fuorigioco).Si riaccende improvvisamente lo Stadium anche per il fallaccio di Lukaku su Gatti che era da rosso ma Massa non se la sente. Finalmente arriva il classico gol di Cuadrado che festeggia al meglio la sua maglia delle 300 presenze al Museum e la gioia è incontenibile.
Quando stavamo per pensare alla gara di ritorno ecco la doccia fredda: Rigore nel recupero per una palla sfiorata da Bremer con la mano ma l’azione è viziata da un fallo di Dumfries in elevazione. Il Var conferma: gol ed esultanza provocatoria di Lukaku sotto la nostra curva. Rosso e rissa finale con Cuadrado e Handanovic espulsi. Abbiamo cullato il sogno della vittoria ma abbiamo chiuso con la beffa. I tifosi non hanno certamente gradito.