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Il Corner - Verso Roma-Juventus con il Napoli a tifare Juve in tv! Crisi Parma, il campanello d'allarme della vendita del proprio marchio a "se stessi"...

di Nicola Negro

Tocchiamo ferro! Dopo i 3 punti conquistati contro l’Atalanta e l’ennesimo pareggio della Roma, i punti di vantaggio per la Juve sono 9, ma di partite ce ne sono ancora 14 per 42 punti disponibili. Ergo, la strada è ancora lunga. La piscina di Perugia in cui annegò uno scudetto che sembrava già conquistato è un monito per chi si lascia andare a facili entusiasmi. Stagione 1999/2000, 9 punti di vantaggio sulla seconda a sole otto giornate dalla fine. Eppure la Lazio riuscì a scavalcare la Juve all’ultima giornata, grazie anche a uno strappo al regolamento di Pierluigi Collina, l’arbitro che, in attività, si incontrava con Adriano Galliani nei giorni di chiusura del ristorante dell'addetto agli arbitri del Milan.

Dunque calma e gesso, anche se il +9 sulla Roma, massimo vantaggio fin qui acquisito, consente certamente alla Juve di preparare il big match fra prima e seconda in classifica con maggiore tranquillità di quanto ci si aspettasse solo qualche settimana fa. La crisi di gioco e di risultati di Totti e compagni, una sola vittoria e 6 pareggi nelle ultime 7 partite, ha allentato giocoforza la tensione sulla partita attesa come una grande rivincita dal popolo giallorosso. Ma ora più che guardare avanti, la Roma deve guardarsi dietro, visto che nei confronti del Napoli, vittorioso sul Sassuolo, il vantaggio si è ridotto a soli 3 punti, mentre sono 8 i punti di vantaggio sulla Lazio e 9 sulla Fiorentina. Non che la Juve contro un’Atalanta peraltro parecchio rimaneggiata abbia brillato, anzi, ma le partite disseminate dal calendario in prossimità degli impegni più importanti nascondono sempre insidie particolari. Certe partite l’importante è vincerle e la Juve lo ha fatto. 

La Roma a Verona ha dominato nel primo tempo in cui però è riuscita a concretizzare la propria supremazia solo grazie a un tiro da lontano di Totti. Sul finire del tempo il Verona ha pareggiato in modo anche fortunoso e da lì in poi la Roma è vistosamente calata, tradita proprio da chi dovrebbe fare la differenza. I dribbling di Gervinho si sono infranti puntualmente sul muro eretto dai difensori dell’Hellas, Pjanic impalpabile e Totti sostituito da Doumbia, confermatosi ancora un corpo estraneo rispetto alla squadra. Apprezzabile l’autocritica del ds Sabatini in riferimento ai 28 milioni impegnati complessivamente al calciomercato di riparazione per Doumbia, reduce dalla Coppa d’Africa, e Ibarbo, arrivato infortunato. Risorse che potevano probabilmente essere impiegate in modo immediatamente più redditizio, per non parlare della frettolosa cessione di Mattia Destro, un’assenza pesata come un macigno in queste ultime giornate.

La giornata più lunga del campionato (ben 5 giorni dall’anticipo Juve-Atalanta del venerdì a Samprdoria-Genoa del martedì successivo) sarà ricordata anche per l'ennesimo rinvio per pioggia del derby della Lanterna e lo strano rinvio di Parma-Udinese. Strano perché, da regolamento, se l squadra di casa non è in grado di organizzare la partita dovrebbe perdere 0-3. Questa storia del “fallimento pilotato” per fr ripartire il Parma dalla serie B (quindi senza ripartire da categorie inferiori) in cui si starebbe impelagando la Figc che per bocca dello stesso presidente Tavecchio lo ha asupicato, la trovo una cosa allucinante. Il campionato sarebbe falsato più da questa ennesima trovata che dal fallimento del Parma. Se c’è un regolamento andrebbe applicato senza fare figli e figliastri fra le società affiliate alla federazione. In passato l’Arezzo, nella stagione 1992-93, fallì alla vigilia della 27^ giornata del campionato di serie B, e giusto la scorsa stagione è toccato al Calcio Padova, sulle cui ceneri è nata una nuova società che è dovuta ripartire dalla serie D. In tempi in cui si parla tanto di fair play economico e c’è un organismo preposto come la Co.Vi.Soc che in Italia viviseziona i bilanci delle società di serie A, quanto sta accadendo al Parma ha del grottesco.

Fra i vizi di questa situazione è sintomatico come, anche il Parma di Gherardi si sia avvalso in passato (stagione 2012/13) della vendita a “se stessa” del proprio marchio, passato dal Parma Football Club al Parma FC Brand S.r.l, parte della stessa società. Si trattò di un'operazione valsa € 31 milioni al Parma Football Club e una plusvalenza relativa di € 22,7 mln. Trovo che la cessione del ramo di azienda contenente il marchio sia uno strumento piuttosto controverso, a cui peraltro sono ricorse diverse società di calcio italiane, fra cui l’Inter di Moratti, Milan, Roma e Lazio. Si tratta di una pratica attraverso cui il calcio italiano si è "finanziato" per circa € 600 mln nell'ultimo decennio. Il tutto con il beneplacito di Co.Vi.Soc e fisco. Certo è che, a essere stati meno indulgenti con questa pratica (per essere indulgenti con l'Inter di Moratti che è il primo che lo ha utilizzato?) si sarebbero forse evitate crisi o almeno prevenute degenerazioni come quella che sta toccando il Parma. Non sarebbe ora di porre un freno a un'operazione finanziaria che sa tanto di espediente e spesso è l’anticamera del fallimento?


Il libro: La Juventus del Dottore


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