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IL BEL GIOCO SOGGETTIVO

di Claudio Zuliani

Cosa sia il bel gioco ognuno di noi lo sa. Perché è inutile che ci giriamo intorno: il bel gioco è soggettivo, come il VAR. 

A me piace una squadra granitica, solida. Che sappia difendersi da provinciale e poi attaccare da grande Juve. Ma io sono antico, sono figlio del calcio all'italiana fatto di grandi difensori e di veloci contropiede. Con la solo eccezione del fantasista numero dieci, quando hai la fortuna di trovarlo( a proposito, perchè non mettere KENAN dove il numero sulla maglia imporrebbe?) Un calcio semplice e senza fronzoli. Basta poco per rendermi felice. Basta vincere, io tifo la mia squadra per quello.

Poi ci sono i giovani figli del guardiolismo che ha fatto più danni della grandine. Ma Pep aveva il centrocampo del Barcellona più forte della storia con l'aggiunta di un certo Messi. Poteva tenere il pallone fino al giorno dopo che non glielo avrebbe tolto nessuno, poi a segnare ci pensava il numero dieci. Dopo di lui è partita la corsa ad imitarlo ma non lo puoi fare se hai Arthur in cabina di regia. Un piccolo esempio, non me ne voglia il nostro giocatore/escluso. Lo stesso mastro Sarri ammise che per vincere lo scudetto con la JUVE fu costretto a scendere a compromessi con i vecchi storici del gruppo: meno schemi e più risultati.

Oggi Motta cerca il riassunto delle due posizioni quando sostiene che " il bel calcio è quello che porta ai risultati". Ecco, questa nuova versione potrebbe unire le due fazioni, giochisti e risultatisti che sono ancora  divisi da battaglie interminabili sui social. La Juve deve giocare un bel calcio che ci deve portare i tre punti e per bel calcio Thiago intende una squadra in grado di difendere e poi attaccare tutti assieme. Cominciando magari dalla partita di Milano che in passato è stata crocevia di campionati che ci hanno portato titoli. Dalla linguaccia di Alex al gol di testa di Higuain.


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