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L'IMBOSCATA - Il mercato Juve e le incredibili ricostruzioni. Thiago Motta, problema "tempo". Inter: dubbi, misteri e sospetti, ma nessuna inchiesta. Ecco la fitta rete di protezione attorno al club nerazzurro....

di Andrea Bosco

Ne girano di tutti i colori. Tipo che l'Atalanta vorrebbe per Koopmeiners 70 milioni. Va bene: chiedere è lecito. Cosa dovrebbe rispondere la Juventus? A mio parere: tenetevelo. Altro giro, altro regalo: il Napoli (anzi Conte, perché ormai tutti ne sono convinti, Conteantonio andrà alla corte di De Laurentiis) avrebbe proposto Di Lorenzo e Raspadori per Chiesa e Danilo. Ovviamente alla "pari". Un pezzo del Museum in sovrapprezzo, no?

Caro Giuntoli: per certuni, sembra che lei abbia un anello al naso e una sveglia al collo come nelle peggiori vignette razziste del secolo scorso. E poi c'è il tormentone dei tormentoni: su Huijsen ci sono tre (ma cosa dico, tre, sono quattro, cinque, perché ogni giorno il numero aumenta) club della Premier e della Bundesliga, pronti ad offrire 30 (ma cosa dico, 30, di più 35, magari 40 e anche 45) per mettere sotto contratto il talento che dopo aver ringraziato la Roma e i suoi tifosi è tornato ad essere un giocatore della Juventus.

Gli esperti di calciomercato, ne sono convinti: la Juventus cederà anche Vlahovic (a chi?) e lo sostituirà con talentuoso centravanti del Bologna. Per il quale il Milan sarebbe in "vantaggio", ma – misteri del mercato – arriverà alla Juventus. Thiago Motta (che dovrebbe firmare la prossima settimana) lo vuole: lui e assieme a lui Calafiori. Quindi, ne sono convinti – sempre gli esperti – via anche Bremer. Assieme a quelli per la cui cessione, alcun tifoso, verserà lacrime. I nomi sono noti: non sarò io a farli. Ah: via anche Miretti. Che per radiomercato, pretenderebbe di giocare "di più". Chissà, magari in un club diverso, invece che prendere pali e traverse in serie, magari potrebbe mettere a segno i suoi tiri. E allora la Juventus rimpiangerebbe di aver accettato il solito "piatto di lenticchie" (Dragusin docet) per la sua cessione.

La Juventus che verrà sarà assai diversa da quella di Allegri (li vuole tutti, fino all'ultimo centesimo e quindi non transerà) e sarà certamente "più bella". Ma nessuno è in grado – ne potrebbe – di dire se sarà più vincente rispetto a quella di Max. Fatto di conto degli ultimi tre anni (una Coppa Italia, due qualificazioni alla Champion's e tante delusioni sia in Europa che in Italia) non dovrebbe essere così difficile. Ma neppure sarà facile. Il tempo: questa entità che quando arrivano alla Juventus agli allenatori manca. Alla Juventus devi vincere: partecipare (bene) non conta. Ma per mettere assieme una squadra (figuriamoci un "sistema" quando parti da zero) occorre tempo. Occorre sperimentare. Occorre anche sbagliare per vedere dove siano gli errori.

La Juventus lo permetterà a Thiago Motta? Domanda lecita a mio parere. Perché la Storia dice che Thiago Motta non ha le caratteristiche tecniche che di solito hanno gli allenatori della Juventus. Insomma lontano galassie da un Trapattoni, un Lippi, un Capello, un Deschamp, un Ranieri, un Conte o un Allegri. Vicino caso mai a un Maifredi, a un Del Neri, a un Sarri, un Pirlo. Ma a differenza loro senza avere la possibilità di far giocare i Baggio, i Del Piero, i Nedved, i Buffon (Barzagli, Bonucci, Chiellini: in bocca al lupo a Bonucci che a parte la "cazzata – vacanza" a Milano, è stato un simbolo della grande Juventus) i Trezeguet, i Cr7. Vale a dire i giocatori che fanno la differenza. Sia concesso a Thiago Motta il "tempo". Non quello che solitamente gli allenatori pretenderebbero. Un tempo ragionevole. Diciamo una stagione, per tirare le somme e cercare di capire che razza di "pesce" la Juventus si sia messo in casa. Con tutto il rispetto per la sua straordinaria stagione, allenare il Bologna è una cosa, allenare quella cosa "aliena" chiamata Juventus è un'altra.

Metteteci una pietra sopra: non ci sarà alcuna inchiesta sull'Inter e sulla sua (discussa) contabilità: né da parte della Procura Federale e men che meno da parte della Procura di Milano. La grande abilità dell'Inter (di Marotta) è stata quella di intessere una ragnatela di amicizie e vicinanze in ogni settore della società civile (o presunta tale). La dimostrazione è che a nessuno dei grandi media nazionale importa di scoprire chi erano i proprietari di Lionrock, la società (sparita anche alle Cayman dove era stata costituita, dalla locale gazzetta ufficiale) che deteneva il 31% dell'azionariato Inter e che dal 2021 era uscita dalla società, senza che né Zhang, né l'Inter comunicassero la cosa. Senza che la Covisoc abbia messo il becco nella vicenda. Quella Lionrock (che sembra la sigla di una etichetta musicale), uscendo alla chitichella ha "bruciato" circa 150 milioni di euro. Senza una rivendicazione e senza una spiegazione. Ora il problema non è se l'Inter (che non ha comunicato la variazione, come prevede la legge, nel proprio capitale) abbia avuto o meno i requisiti per potersi iscrivere al campionato che ha recentemente vinto. Il problema è appurare chi siano quei misteriosi investitori. E perché, al proprio denaro (cosa mai vista nella storia dell'uomo) non siano interessati.

Non risultano indagini al momento: né da parte della Procura di Milano, né da parte della Procura Federale. E il silenzio omertoso che sta accompagnando la vicenda è, in definitiva, più preoccupante della vicenda medesima. Ma qualche punto fermo si può comunque mettere. Rivelò un anno fa, il presidente vicario del Tribunale di Milano, Fabio Roia, ex giornalista sportivo, interista doc, che quel luogo (dove la legge dovrebbe essere "uguale per tutti") vanta una "solida colonia interista": tra i magistrati, gli impiegati e i giornalisti. I quali sono verosimilmente quelli che si occupano di cronaca giudiziaria. E che possono vantare l'amicizia di qualche pm, interessato ad alimentare il "fumus" di qualche inchiesta. E magari su quella di qualche cancelliere di quelli disposti ad allungare trascrizioni di intercettazioni e qualche carta. Persino quelle che dovrebbero essere coperte da segreto istruttorio.

Il fatto che il Tribunale di Milano pulluli di interisti, lo renderebbe a parere di Roia "più piacevole". Chissà che discussioni tra Roia e il dottor Viola procuratore capo, interista dichiarato con foto di calciatori interisti nel suo studio, che va a pranzo con Ausilio e Marotta. Cosa lecita ma inopportuna, se non altro perché Viola sta conducendo l'indagine sul passaggio di proprietà del Milan, inchiesta iniziata (ipse dixit), dopo una serie di servizi giornalistici sull'argomento. Due pesi e due misure? Sai che novità.

C'è una "comprensione" da parte dei media sconosciuta ad altri club, azzannati alla gola fin dalla prima notizia. Spiegazioni? Nessuna. Per me valgono solo le notizie. E le notizie certificano che Oaktree, il fondo che ha rilevato l'Inter da Zhang, ha piazzato nel suo board anche Carlo Marchetti, notaio milanese, ordinario alla Statale di Milano, interista di antico pelo che potrebbe diventare il nuovo presidente dell'Inter. Lui e Amedeo Cassarai sono i due amministratori indipendenti scelti da Oaktree. Marchetti è figlio di Piergaetano Marchetti, super consulente di Guido Rossi (l'indimenticabile Commissario Straordinario autore del "cartone") che contribuì alla creazione della Consob, nonché presidente Rcs per otto anni.

Non conosco Carlo Marchetti. Ma ho conosciuto Piergaetano per questioni di lavoro: grande professionista e persona squisita. Marchetti Carlo è presente nel consiglio di amministrazione di alcuni enti e alcune società. È presidente della Fondazione di Comunità Milano (nel cui cda compare anche Carlotta, figlia di Massimo, il presidente del Triplete), fa parte del cda di Agrati Group (multinazionale degli infissi), di Colussi (azienda che detiene i brand Gran Turchese, ma soprattutto Misura, lo storico sponsor dell'Inter). È presidente, Marchetti, di Cheeck Point (società che stampa edizioni musicali e spartiti) e di Xgen Venture detentrice di fondi di venture capital. Di questa società è socia Federica Draghi, figlia dell'ex presidente del Consiglio Mario Draghi.

Insomma, se fai una inchiesta sull'Inter (ormai di Oaktree) te la potresti dover vedere anche con questa "falange". E – digiamolo – magari anche con qualche altro corpo scelto. E quindi, facilmente ti passa la voglia. Visto che il tribunale di Milano è una "colonia" di interisti, probabile che prima di istruire una pratica consultino il prontuario dell'Azzeccagarbugli di Don Lisander.

Altro? Puntuale quando certi alisei aleggiano sull'Inter è arrivata l'intervista a Massimo Moratti (autore Carlo Verdelli, direttore di "Oggi"). E cosa ha detto il presidentissimo? Allacciate le cinture, Verdelli ha fatto uno scoop: "È difficile, ma non escludo, in futuro, di poter ricomprare l'Inter". Slegato ormai dagli impegni petroliferi della Saras, Moratti Massimo potrebbe tornare a far sognare i tifosi dell'Inter. Del resto Oaktree è un fondo. Non gli interessa gestire una società di calcio. Gli interessa far quattrini. E quando ne avrà fatti bastantemente, secondo le linee guida del gruppo, venderà al miglior offerente. Che potrebbe essere Moratti Massimo, forse troppo anziano ormai per ricoprire più di una presidenza onoraria. Ma che potrebbe consegnare alla storia del club milanese la prima donna presidente: sua figlia Carlotta.

Personalmente Moratti Massimo ancora proprietario dell'Inter, mi intrigherebbe. Vorrei vedere come sbrigherebbe la pratica Meazza. Oggi non è chiaro se Oaktree sia disponibile per realizzare un nuovo impianto a San Donato, come si era detto disponibile Zhang. Con quali risorse (visto come è andata a finire) non è dato sapere. Ma l'opzione sui terreni di San Donato, fino al 2025 è ancora valida. Però Massimo Moratti, nel caso potrebbe contare sull'appoggio incondizionato di Beppe Sala, sindaco (interista) ancora per qualche anno, di Milano. La tela è questa: Ed è una tela sontuosa. Dove i "ragni", potrebbero essere più di uno. Ma dove almeno uno, è possibile, conosca i nomi dei misteriosi (evaporati) investitori di Lionrock, disposti a perdere un mare di quattrini, pur di restare anonimi. Certe cose, in certi ambienti, si ri-sanno. E se si trattasse di un solo 'unknown?

Anche la società del settore criptovalute, Digitalbits, ex sponsor inadempiente dell'inter, è sparita. Come riporta La Repubblica, il tribunale di Milano su richiesta del club nerazzurro ha emesso un decreto ingiuntivo nei confronti della società americana Zytara Labs per 60 milioni dovuti e mai versati. Ma alla sede legale in Wyoming non ha trovato nessuno. Come capitò all'inviato della rosea che nella sede del cinese del Milan a Pechino neppure una targa trovò.


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