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DEL PI-EROICI! Bianconeri trascinati da un fuoriclasse, che non ha ancora deciso di diventare "monumento". Lo strapotere di una Juve dilagante, più forte del rischio della beffa

di Carlo Nesti

Del Pi-eroici! Trascinati da un trentasettenne alla settecentesima partita in maglia bianconera, da un “monumento”, che non si decide a salire sul piedistallo, per restare ancora un fuoriclasse in carne e ossa, i ragazzi di Conte hanno offerto l’ennesima dimostrazione di strapotere mentale, prima che calcistico.

Possesso palla: 71% (lo stesso del Barca in Champions). Vantaggio territoriale: 81,26%. Tiri complessivi: 27 (contro i 7 degli avversari). E’ una Juv-entusiasmo in stato di perenne eccitazione, “dopata” da nient’altro, se non dal suo medesimo stadio, e da una irresistibile smania di risorgere dal fango di Calciopoli.

Anche dinanzi alla Lazio, la squadra non ha tradito un “modo di essere”: quello di chi è sempre ben superiore all’espressione numerica del risultato. Alla fine della frazione iniziale, nessuno avrebbe avuto da eccepire su un indiscutibile 4-0. Eppure, sono stati necessari 82 minuti per evitare la beffa.

Dopo il gol di Pepe, strameritato, era arrivato il pareggio di Mauri, sicché la strada, che doveva essere una comoda discesa, è diventata una salita pirenaica, aggravata dalla tensione della classifica, nuovamente determinata dal sorpasso milanista. Non vincere sarebbe apparso incredibile, ma poteva accadere.

Occorre distinguere fra l’andamento dei 2 tempi. Nel primo, la Juve è stata brillante e impetuosa, fresca come se fosse settembre. Ha costretto la Lazio, priva di 5 titolari, a una difesa “bassa”, animata dalle sue 3 “P”: pressing, possesso e profondità. Senza un Marchetti gigantesco, aiutato da Diakite, era goleada certa.

Nella ripresa, la formazione torinese, traumatizzata da un pareggio illogico, ha perso un po’ di velocità e lucidità, consentendo ai rivali di alzare il loro muro (4-5-1) 20 metri avanti. Conte ha cambiato, come nel suo stile, 2 punte su 3, e, infine, anche il modulo, dal 4-3-3 al 4-2-4. Le varianti lo hanno premiato.

Partendo da dietro, Lichtsteiner si è imposto su Candreva; Bonucci è stato spesso il primo playmaker; Pirlo ha inventato, nonostante il pedinamento di Mauri; Marchisio e Vidal hanno spinto come indemoniati; e Pepe si è accanito su Garrido. Prestazioni individuali all'insegna di autorevolezza e dedizione. 

Sicuramente avrebbero potuto essere più utili Vucinic, troppo confusionario al cospetto di Scaloni, e Quagliarella, privo della forza d'urto di Matri, ma umile nel calarsi nel ruolo di attaccante esterno. Ha provveduto Del Pi-eroe a sorprendere un Marchetti, che pareva insuperabile, mandando i tifosi in estasi. 


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