Gli eroi in bianconero: Roberto TANCREDI
«Tarchiato portiere – chi scrive è il mitico Camin – dalle geometri abituali, buon colpo di reni e discreta elevazione, mediocre in uscita, attinge al successo con difficoltà e non riesce a garantirsi un posto in squadra». Aggiunge Renato Tavella: «Oltre modo difficile, viene da dire, assicurarsi una maglia in quella Juve pronta per l’ennesima cavalcata».
Nato a Montecatini Val di Cecina (Pisa) il 30 gennaio 1944. Nella Juventus fa tutta la trafila come portiere, disputando i campionati Juniores, Primavera e De Martino; è Campione d’Italia nella stagione 1962-63, con la formazione Juniores. La Juventus ha molta fiducia in lui e lo cede in prestito al Siracusa, in Serie C; disputa un campionato eccezionale, contribuendo alla salvezza della squadra. Dalla C alla B il passo è breve, perché Roberto è già un portiere maturo. Passa al Potenza; purtroppo per lui, deve svolgere il servizio militare e le partite saranno solamente quindici. Dal Potenza alla Sambenedettese e qui rimane per un biennio; nell’estate del 1968, ritorna a Torino.
Il ritorno in bianconero è ancora decisamente in sordina; Roberto è il terzo portiere, alle spalle del veterano Anzolin e del nuovo acquisto, l’anziano ma sempre valido Giuliano Sarti, e Roberto trova spazio solo in qualche partita amichevole.
Nella stagione successiva Sarti ha chiuso l’attività, Anzolin è confermato titolare, ma Tancredi ha ben maggiori speranze di trovare spazio. Come accade alcune volte, dopo avere atteso così a lungo, Tancredi si ritrova addirittura titolare nello spazio di una sera. È l’agosto del 1969 e la squadra, diretta da Carniglia, si presenta al debutto di fronte al proprio pubblico, contro un avversario di gran nome, quell’Ajax di Amsterdam, fresca vice Campione di Europa, nelle cui file gioca un certo, già apprezzatissima, Johan Cruijff.
Alla vigilia della partita, Anzolin si infortuna seriamente a una mano; tocca a Tancredi. Il battesimo juventino, che per di più coincide con un grosso appuntamento internazionale, potrebbe paralizzare portieri di ben maggiore esperienza ma Tancredi se la cava egregiamente, conquistando con le sue parate nel finale dell’incontro, con gli olandesi scatenati alla ricerca del pareggio, la simpatia e il sostegno di tutto il pubblico bianconero.
Chiaramente, il più deve ancora venire. Sarà il campionato, con le sue situazioni imprevedibili, a dire del valore di questo ragazzo venticinquenne con la Juventus nel cuore. E si capisce subito che, proprio dal campionato, arriveranno difficoltà tutt’altro che trascurabili per la squadra, come per il suo giovane portiere.
Debutto apparentemente facile; 4-1 al Palermo, Tancredi in porta con Anzolin ancora convalescente. La squadra segue movenze antiche, porta palla e bada più alla forma che alla sostanza. Anzolin che ritorna tra i pali sette giorni dopo, a Verona, raccoglie in fondo alla rete il pallone della sconfitta. Si va avanti così, un passo avanti e due indietro, fino a novembre. Poi, la svolta, che coincide anche con la definitiva consacrazione di Tancredi a numero uno titolare; la Juventus batte l’Inter, alla settima giornata, riscoprendo tutta la determinazione dei suoi campioni e scoprendo, pure, che il giovanotto chiamato a difendere il ruolo che fu di Combi, Sentimenti IV e Viola, ci sa fare. Grinta, piazzamento, essenzialità; doti che, unite alla continuità di rendimento, danno un’esatta dimensione di questo portiere, che chiude la sua prima stagione in Serie A con venticinque presenze, al di là di ogni più rosea aspettativa.
Naturalmente, la conferma per l’annata successiva è fuori discussione. E nel 1970-71 Tancredi, che pure è giovanissimo e che l’anno prima figurava tra i ragazzini in una squadra dall’età media piuttosto avanzata, si ritrova addirittura a fare da chioccia, con lo stopper Morini e il libero Salvadore, a una squadra di giovanissimi.
La stagione del rinnovamento radicale dei ranghi aggiunge altre positive considerazioni sul conto di Tancredi. Matura la sua esperienza internazionale, in una Coppa delle Fiere che la Juventus onora con prestazioni memorabili. Due partite, in special modo, mettono in eccezionale risalto il valore del portiere bianconero; nel ritorno degli ottavi di finale, a Torino, contro il Pécs Dósza, squadra ungherese già sconfitta in trasferta con un goal di Causio, Tancredi si erge nel primo tempo ad autentico protagonista, mettendo una pezza con i suoi grandi interventi agli improvvisi sbandamenti della retroguardia juventina. Prima del riposo, Tancredi para addirittura un rigore e propizia in tal modo la vittoriosa reazione della squadra nella ripresa.
L’altra partita che lo vede nei panni di protagonista è quella di Leeds, finale di ritorno. La Juventus pareggia per 1-1, grazie soprattutto alla sicurezza del suo portiere, grande nelle mischie furibonde che si accendono, specialmente nel primo tempo, nell’area juventina.
Con il 1970-71 si chiude il breve ma intenso momento di Tancredi con i colori bianconeri. Due campionati pieni, a dimostrazione di un buon valore. Portiere di talento, ragazzo serissimo, Tancredi può avere il solo rammarico di non aver vinto scudetti, avendo lasciato la Juventus proprio alla vigilia del ciclo delle vittorie.
Lascia la maglia numero uno bianconera, indossata per sessantaquattro volte, a Carmignani e si trasferisce a Mantova; in seguito, giocherà anche nella Ternana e nel Brescia.
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