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Gli eroi in bianconero: Patrick VIEIRA

di Stefano Bedeschi

Patrick Vieira, classe 1976, nato a Dakar. A ventinove anni, uno dei più grandi centrocampisti al mondo, veste il bianconero dopo avere esaltato per nove anni i tifosi dell’Arsenal ed essere diventato, a furor di popolo, il capitano dei gloriosi “Gunners”, trascinandoli alla conquista di tre scudetti, quattro F.A. Cup e quattro Charity Shield.

Una carriera che già aveva sfiorato il nostro calcio, visto che, a diciassette anni, era stato per pochi mesi al Milan, sotto la guida di Capello, proveniente dal Cannes, la squadra che lo aveva lanciato. Ma il Vieira che conquista con la nazionale francese il Campionato Mondiale 1998 ed il Campionato Europeo del 2000, vinto a spese dell’Italia, è qualcosa di più e di meglio di qualunque pur lusinghiero pronostico.

Che si tratti di fior di campione, lo si nota al primissimo impatto. Nel Trofeo Berlusconi, che costa caro a Buffon seriamente infortunato, Vieira canta e porta la croce, segnando il goal di apertura e correndo come un pazzo, a destra e a sinistra, a pressare e proporre. Ed in campionato, meglio di così non si può iniziare. Ad Empoli, alla seconda giornata, si conferma uomo ovunque, anche sotto porta avversaria; il suo goal è dirompente, sembra quasi voler annichilire gli avversari quando avanza o prende posizione sui calci piazzati.

Risolve alla sua maniera la delicata trasferta di Udine, appena tre giorni dopo concede il bis a Parma, altro campo tremendo. Certo, non sono sempre rose e fiori; a volte va fuori misura esasperando la parte atletica a scapito della tecnica, ma certo tutto si può dire di lui tranne che tolga il piede prima del contrasto. Qualche infortunio ed alcuni stop legati a squalifica limano a volte il suo contributo alla causa, che resta comunque importante.

Risolutivo a Chievo alla prima di ritorno, poi un po’ appannato, Patrick riconquista tutta la considerazione di compagni e tifosi nella decisiva trasferta di Siena, che diventa una passeggiata dopo che lui ha risolto, di testa, sovrastando compagni e avversari, il problema di rompere il ghiaccio, segnando il primo goal.

Una stagione, la 2005/06, positiva, suggellata da prestazioni di spessore, al Mondiale tedesco, con la maglia della nazionale francese. Poi, il rifiuto di giocare in serie B ed il trasferimento all’Inter.

«La Juve nella quale sono stato io è una delle squadre più forti nelle quali abbia mai giocato ed il mio anno a Torino è stata un’esperienza molto positiva. Me ne sono andato dopo un solo anno perché non volevo rimanere in Serie B. Mi è dispiaciuto, ma questa è la vita di un calciatore. Quella stagione in bianconero, però, è stata davvero bella».


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