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Gli eroi in bianconero: Pasquale BRUNO

di Stefano Bedeschi

Il caos e la pessima conduzione tecnica del dopo Platini, permette l’arrivo alla Juventus di uno dei giocatori più scarsi della storia bianconera: Pasquale Bruno da Lecce, detto “O’ animale”. Tecnicamente poco dotato, ricorre sempre alle maniere rudi per fermare gli avversari; i cartellini gialli e rossi non si contano, celebri i suoi litigi con gli avversari. Uno su tutti, Crippa, mediano di Torino, Napoli e Parma; famosa è la sua frase: «Se possedessi un asino come Crippa, non gli darei nemmeno da mangiare, lo lascerei morire di fame!»
Pasquale nasce nel capoluogo salentino il 19 giugno del 1962; proprio con la maglia giallorossa debutta in serie B. Quattro stagioni in Puglia eppoi il trasferimento a Como, con il quale conquista la promozione in serie A nella stagione 1983-84; nel campionato successivo, fa il suo esordio nella massima serie.
«La mia avventura nel mondo dello sport è iniziata con la maglia giallorossa; infatti nelle giovanili del Lecce sono cresciuto ed ho appreso i segreti del calcio; quindi a diciassette anni ho esordito in serie B con la squadra pugliese e per quattro stagioni ho difeso i colori della mia città. In seguito sono stato acquistato dal Como, con cui ho giocato tre campionati cadetti ed uno nella massima divisione; dopodiché il destino mi ha spalancato le porte del grande calcio ed, in sordina, sono arrivato a Torino».
Nell’estate del 1987 si trasferisce alla Juventus; l’allenatore della squadra bianconera è Rino Marchesi, che ha allenato Pasquale nella squadra lariana. Il campionato della “Vecchia Signora” è molto deludente; eliminata subito dalla Coppa dei Campioni, non riesce mai ad entrare nella lotta per lo scudetto. Bruno totalizza, comunque, 34 presenze ed ha il merito di legare molto con Ian Rush, oggetto misterioso di quella squadra; il gallese ricorda divertito che Pasquale gli insegnava le parolacce in pugliese.
«Sul terreno di gioco sprigiono un’aggressività a me sconosciuta nella vita privata; perciò si può parlare di una vera e propria metamorfosi che interessa il mio carattere durante un incontro di calcio. La mia indole quotidiana è piuttosto tranquilla, quindi decisamente in antitesi all’aspetto che assumo quando indosso i panni di sportivo, il che non mi disturba affatto; anzi penso che un duplice aspetto permetta di condurre un’esistenza equilibrata, senza incorrere nel rischio di mescolare il lavoro con la personalità».
La Juventus che si presenta alla partenza del campionato 1988-89, vede Dino Zoff in panchina; l’ex portiere ha molta fiducia in Bruno e lo promuove titolare, grazie alla sua capacità di disimpegnarsi in tutti i ruoli difensivi. Durante questa stagione, Pasquale realizza un goal di rara bellezza, contro il Napoli, in Coppa Uefa. L’ultima stagione in bianconero è in chiaro scuro; Pasquale totalizza una trentina di presenze, ma sono più le espulsioni e le squalifiche che le partite giocate bene. Nel suo palmares, comunque, ci sono la Coppa Uefa e la Coppa Italia conquistate in quella stagione.
Così, nell’estate del 1990 passa al Torino. Dopo quattro stagioni in maglia granata, viene ceduto alla Fiorentina, dove conquista la promozione in serie A. Nel dicembre del 1993 ritorna a Lecce ed emigra in Scozia, negli Hearts, alla fine del campionato 1994-95. Si ritira nel 1997 a trentacinque anni, ma cinque anni dopo ritorna a giocare come attaccante in terza categoria, nel Delta San Donato, allenato dal fratello.

 


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