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Gli eroi in bianconero: Nicolò NAPOLI

di Stefano Bedeschi
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Veste la maglia bianconera a venticinque anni, durante gli anni bui della storia juventina a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, riuscendo a ritagliarsi un piccolo posto da protagonista e facendosi apprezzare dai suoi allenatori, da Marchesi a Zoff, per arrivare a Maifredi.

Ex bambino prodigio del pallone (a quindici anni già capace di giocare diciassette partite in un campionato regionale di prima categoria, in Sicilia), una carriera costruita al Sud e un soprannome a dir poco impegnativo di Cabrini del Sud.

«Nasce in modo scherzoso, naturalmente. A Messina avevo preso la bella abitudine, pur giocando da marcatore sulla seconda punta avversaria, di segnare, spesso e sempre, goal importanti. L’accostamento a Cabrini è anche dovuto al fatto che tutti conoscevano le mie simpatie, fin da bambino, per i colori juventini. Una volta che la Juventus ha cominciato a interessarsi a me, è stato fin troppo facile appiccicarmi questa etichetta».

Napoli diventa professionista a diciassette anni, nel Messina. Primo anno in C1, sette presenze e quattro goal. Niente male per un difensore: «Niente male davvero, anche perché il mio ruolo è sempre stato di terzino marcatore, impiegato sulla seconda punta. Naturalmente le mie caratteristiche fisiche e tecniche mi portano spesso ad avanzare, a partecipare al gioco e questo favorisce la mia presenza in zona goal».

Dopo Messina: «Sono finito alla Cavese e poi al Benevento, prima di tornare al Messina, con Scoglio che mi ha valorizzato. Tre stagioni con i colori messinesi e poi la Juventus».

A Torino si ambienta immediatamente: «Ero chiaramente un po’ spaesato, ma tutti, dai dirigenti ai giocatori, mi hanno dato una grossa mano. E poi, ho un certo carattere che si adatta sempre. Non mi è stato difficile, insomma, trovarmi presto a mio agio».

Il debutto al Comunale è degno di un campione; il primo pallone che tocca è un invito al bacio per Ian Rush, che va a segnare uno dei suoi goal più belli e perentori: «È un caso, di sicuro, però mi ha fatto immensamente piacere, perché è importante, in un ambiente che non conosci e che, soprattutto, non ti conosce, iniziare bene. Certe opportunità bisogna saperle sfruttare al volo, perché non è detto che ne capitino poi molte altre».

Nicolò rimane alla Juventus dal 1987 al 1991, riuscendo a totalizzare novantatré presenze e sei goal, conditi con la conquista della Coppa Uefa e della Coppa Italia.
 


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