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Gli eroi in bianconero: Marcelo Danubio ZALAYETA

di Stefano Bedeschi

Novembre 1997: dal Penarol alla Juventus il passo è immenso se a compierlo è un ragazzino di diciannove anni. Marcelo Zalayeta, attaccante dal fisico impressionante, sbarca a Torino insieme al suo connazionale Pellegrin e, mentre annusa l’aria dello spogliatoio della prima squadra, trova presto modo di dare una mano alla squadra “Primavera”. Debutta, in effetti, al “torneo di Viareggio” e stupisce tutti per il tocco felpato ed il passo apparentemente lento, ma imperioso ed inarrestabile: «I primi mesi sono stati terribili, mi hanno aiutato tantissimo i miei connazionali, Fonseca e Montero a superare quei momenti; anche gli altri miei compagni, con i quali ho subito legato, mi hanno accolto molto bene. Poi, ho cominciato ad imparare l’italiano, ho fatto qualche conoscenza e mi sono ambientato in fretta».

La Juventus, che veleggia in testa alla classifica del campionato a lungo, può permettersi di parcheggiarlo in tribuna o tutt’al più in panchina, ma è destino che il ragazzo debba presto avere il suo quarto d’ora di celebrità. Accade il 14 marzo 1998, in un Juventus - Napoli che dovrebbe essere di ordinaria amministrazione ed, invece, si rivela gara ostica quanto poche altre. Zalayeta entra ed, in mischia, segna un goal importante e pure bello. Lippi, che può contare su Inzaghi e Del Piero, Amoruso e Fonseca, non ha fretta di spremere il ragazzo, ma quando lo fa, viene ripagato: ad Empoli si vince perché Pecchia è lesto a sfruttare un prodigioso assist di testa del giovane uruguagio. Insomma, sullo scudetto in arrivo c’è pure il marchio di questo ragazzo, presente per cinque spezzoni di gara.

Quel che segue è un lungo periodo in prestito di qua e di là a farsi le ossa. A stagione 2001/02 iniziata, Marcelo torna alla base e stavolta le presenze salgono ad undici. Ma il bello sta per arrivare. La stagione successiva, tra campionato e coppe, Zalayeta è tra i più immediati rinforzi dell’11 titolare e mette insieme 36 gettoni con 8 reti. Una di queste lo fa entrare nel cuore dei tifosi, considerato che è quella che risolve, nei quarti di finale della Champions League, la sfida con il Barcellona al “Camp Nou”, nei supplementari. Ora Marcelo sembra ad un passo dalla piena affermazione, ma è destino che si debba ancora sudare ogni spicciolo di gloria. In prestito al Perugia ed alle prese con un serio infortunio, perde in pratica la stagione.

Il suo ritorno alla Juventus avviene nell’estate del 2004. Il ragazzo ha risorse impensate e, finalmente, la sorte dalla sua. Marcelo si fa trovare sempre pronto: il 3 ottobre 2004, Trézéguet si infortuna seriamente alla spalla ad Udine, Zalayeta, subentra e segna il goal-partita. L’assenza del bomber francese da più spazio a “Zazà” e lui ripaga con un rendimento eccellente e con reti d’autore, al Messina, alla Roma, al Chievo, all’Inter, al Bologna. Uno scudetto stavolta da protagonista, per non parlare della Champions League: la sua zampata al Real Madrid, ancora nei supplementari, lo fa entrare di diritto nella storia bianconera: «Non può bastare solo un goal, per quanto importante a garantirti il posto in squadra, ogni volta che si scende in campo, si deve dimostrare di meritare il posto e la fiducia del Mister».

La stagione 2005/06 non è così esaltante; comincia malissimo con quel rigore fallito con la maglia della Nazionale, che costa la mancata partecipazione della “celeste” al Mundial tedesco. Il campionato prosegue sulla stessa falsariga; pochissime presenze e pochissime soddisfazioni, anche se arriva lo scudetto, il 5° della sua carriera. Decide di rimanere alla Juventus anche in serie B, nonostante sia consapevole che avrà poche possibilità di mettersi in evidenza; 17 presenze e 4 goal, che sono tutti decisivi, come da sua abitudine.

Nell’estate del 2007, passa al Napoli; 170 presenze, 34 goal ed un posto di diritto nella storia bianconera.


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