Gli eroi in bianconero: Luca FUSI
Nato a Lecco il 7 giugno del 1963, esordisce, nemmeno diciannovenne, in Serie A, con il Como. La sua carriera si snoda vestendo anche le maglie della Sampdoria (con cui vince la Coppa Italia del 1988), del Napoli (vincendo la Coppa Uefa del 1989 e lo scudetto del 1990) e del Torino (dove conquista la Coppa Italia del 1993), prima di approdare alla Juventus. Una carriera in punta di piedi, in silenzio, ha portato Luca dall’altra parte della barricata, alla Juventus. La sua serietà, la sua correttezza di atleta e di uomo, le sue qualità tecniche, hanno consentito che, il passaggio dalla maglia granata a quella bianconera, sia avvenuto serenamente e senza clamori. Dopo aver dato ampio saggio delle sue qualità come centrocampista con Sampdoria e Napoli, si è rifatto a Torino, dove ha trovato l’ambiente ideale per mantenersi ad altissimi livelli, grazie alla sua intelligenza calcistica che lo ha portato ha rivestire anche il ruolo di libero moderno, vale a dire primo regista della squadra. Quando pensava di essere vicino alla pensione e a iniziare una nuova carriera, quella di allenatore dei giovani, viene scelto dalla Vecchia Signora per avallare le sue ambizioni. Una fiducia meritata e che lo rende orgoglioso.
«Comincio un’avventura nuova e affascinante, non lo nego – racconta ad Angelo Caroli, su “La Stampa” del 20 luglio 1994 – anche perché i traguardi sono suggestivi. Al Toro, del resto, sono cambiate tante cose, non c’è più nessuno della vecchia guardia. Neppure Mussi, cui sono legato moltissimo. Ma è la vita, nel calcio è normale cambiare indirizzo, e trovarti contro, all’improvviso, amici con cui hai diviso soddisfazioni, tante, e amarezze, poche. Qui mi sembra di respirare l’atmosfera di quando andai al Napoli, era 1988-89, si sentiva profumo di scudetto, anche se quella volta centrammo soltanto l’Uefa. C’era Diego Maradona, immenso talento, ma anche adesso sono in ottima compagnia, a cominciare da Roberto Baggio e Vialli. Un Pallone d’Oro non ce l’hanno tutti in squadra, anche in condizioni imperfette ha trascinato l’Italia fino a una finale insperata. Senza di lui, rischiava di tornare a casa prima. Vialli l’ho conosciuto alla Sampdoria. Era il leader, con Mancini ha fatto la grandezza della squadra. Ecco, Baggio e Vialli sono tipi che fanno la differenza. Ma non dimenticatevi di Del Piero, il giovanotto ha davanti a sé immense prospettive. Trovo tutto fantastico, un’organizzazione perfetta, impeccabile, l’allenatore parla tanto con noi, è molto importante. E ho compagni di squadra bravissimi. Il mio primo obiettivo è conquistare i tifosi, vengo dal Toro e i sostenitori bianconeri devono capire che ora sono al cento per cento della Juve. Chiedo perciò la loro fiducia, farò di tutto per meritarmela».
Purtroppo però, le cose in bianconero non vanno bene; dopo una rovinosa sconfitta a Foggia, Marcello Lippi decide di passare alla difesa a zona e per Fusi non c’è più spazio. Terminerà la sua unica stagione in bianconero con appena diciotto presenze, fregiandosi comunque del titolo di Campione d’Italia e conquistando anche la Coppa Italia.
Acquista il libro su DEL PIERO scritto da Stefano Bedeschi
Acquista il libro "Il pallone racconta" scritto da Stefano Bedeschi