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Gli eroi in bianconero: Jürgen KOHLER

di Stefano Bedeschi

Jürgen Kohler è, probabilmente, uno degli stopper più forti nella storia della Juventus con la quale ha giocato 102 partite di campionato (uno scudetto) segnando 8 reti. 20 presenze, invece, in Coppa Italia (una vittoria) e 23 nelle Coppe europee (un successo nella Coppa Uefa) con 4 goal. Eppure è diventato juventino quando era già al culmine della carriera.

Proveniente dal Bayern Monaco, Kohler ha immediatamente dimostrato che su di lui si poteva fare affidamento totale, perchè il suo talento difensivo è stato veramente indiscusso: forza atletica, velocità nell’anticipo, capacità di uscire in avanscoperta offensiva, quasi imbattibile di testa, spietato nella marcatura ma anche capace di avventurarsi nelle aree avversarie, soprattutto in occasione dei calci piazzati, per fare goal. Talmente forte da essere uno dei pochi in grado di opporsi a Marco Van Basten e di limitare alla grande gli effetti dirompenti del centravanti olandese.

Nato a Lambseheim, il 6 ottobre 1965, piede d’acciaio e cuor di leone, straniero nella terra che per definizione ha dato i natali ai difensori più grandi, insegna l’arte della dedizione e dell’assalto anche ai più qualificati colleghi nostrani. Beniamino dei tifosi per il suo temperamento battagliero, è presente 27 volte (con 3 reti) nella stagione del debutto, e diventa un mito l’anno dopo, con 29 presenze, un goal ed un apporto decisivo alla conquista della Coppa Uefa. Ma non si ferma qui, risultando tra i più forti anche nelle due stagioni successive, e chiudendo il ciclo bianconero con lo scudetto e la Coppa Italia 1994/95.

«Mi ricordo l’esordio nel campionato tedesco», racconta, «da quel giorno non ho più mollato il posto da titolare. I veterani della squadra mi accettarono subito con simpatia. Il Waldhof era appena stato promosso nella “Bundesliga”; avevo un mister molto esigente, ama anche umano, Klaus Schlappner. Mi teneva in campo più degli altri per insegnarmi a crossare in corsa. Voleva uno stopper capace di sganciarsi a sostegno delle punte. Gli devo molto per il mio perfezionamento tecnico».

In Nazionale ha debuttato a vent’anni; il grande Franz Beckenbauer, è sempre stato un suo grande estimatore.
«Jürgen è uno che non perde mai di vista l’avversario, la sua concentrazione è massima. L’anticipo, perentorio, rappresenta una delle sue doti migliori. Un allenatore con lui, va sempre sul sicuro».

Ritorna in Germania, ma non più nella sua Baviera. Passa al Borussia Dortmund e proprio con i gialloneri della città della birra darà una grossa delusione ai suoi vecchi tifosi, battendo appunto la Juventus a Monaco nella finale di Champions League del 1997. Aveva avuto meno fortuna, invece, l’anno prima quando con la Germania, agli Europei vinti dai tedeschi, si infortunò al 14’ della prima partita e fu costretto a fare per tutto il torneo lo “spettatore infortunato”. Con la sua nazionale, però, si era preso una grossissima soddisfazione, vincendo il Mondiale 1990, proprio in Italia, una terra che gli ha sempre portato fortuna.

«I miei ricordi più belli con la Juventus? Al primo posto il rapporto con i tifosi; sono davvero eccezionali, hanno sempre dimostrato di avere grande fiducia nei miei confronti. E … quel derby!»

Derby, parola magica; è il 3 ottobre 1993. C’è aria di stracittadina sotto la Mole e le due squadre danno vita ad una delle sfide più intense ed emozionanti di tutti gli anni novanta. Primo tempo esaltante; segna Conte, pareggia l’ex Daniele Fortunato. Ancora vantaggio bianconero, con “Andy” Möller e repentino 2-2 del granata Sergio. Ripresa molto più tranquilla, in attesa del colpo risolutivo, che arriva; azione sulla destra di “soldatino” Di Livio, perfetto traversone ed, a centro area, ecco spuntare l’attaccante che non ti aspetti. È Jürgen Kohler; colpo di testa vincente e corsa sotto la curva “Scirea” a festeggiare con i tifosi impazziti di gioia.

«Io sono tedesco, ho giocato in squadre importanti in Germania, ma il mio cuore è solo bianconero. Sono orgoglioso di aver potuto fare parte di questa società ed anche di aver potuto vincere qualcosa di importante con questa prestigiosa maglia».

Parole splendide e sincere, che arrivano direttamente dal cuore.


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