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Gli eroi in bianconero: Guglielmo OPPEZZO

di Stefano Bedeschi

Tetragono mediano, aveva la tempra e la stoffa atletica del vercellese calciatore. Fece il suo esordio nella Juventus il 13 settembre 1953, prima gara del campionato 1953-54. C’erano Viola; Bertuccelli e Manente; Parola, Ferrario e Oppezzo, Muccinelli, Montico, Boniperti, John Hansen e Præst. Il solido vercellese disputò, in quella stagione, diciotto partite.

Memo aveva, nell’istinto, la scelta necessaria per entrare nel midollo dell’attacco in marcia e sapeva realizzare il suggerimento dell’istinto con la prontezza, la sicurezza e soprattutto la chiarezza d’accento che distinguono i centrocampisti di razza; era un coraggioso lavoratore.

Nel calcio c’è lavoro e lavoro; c’è quello indeterminato del manovale, buono a tutto fare, idoneo a tutti i servizi. Questo è un personaggio che non riuscirà mai a farsi una personalità, uno stile; utile e basta. C’è invece, il lavoratore specializzato, e cioè l’esperto del mestiere che di questo suo mestiere fa un’arte; per questa strada, esso conquista l’accento della personalità.

Oppezzo avrebbe potuto perdersi nell’anonimato di un corista, invece è sempre rimasto alla ribalta, con stile, coraggio e doti tecniche. Nelle partite difficili è sempre stato in prima linea, pronto a tamponare le falle della recitazione generale, a dissimulare le eventuali papere dei divi, a puntare al risultato con una disciplina di gioco che ha avuto nella caparbietà gladiatoria la sua generosa forza d’impulso.
 


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