Gli eroi in bianconero: Giorgio MASTROPASQUA
Nato a Rivoli il 13 luglio 1951, Mastropasqua cresce nel vivaio juventino; nell’estate del 1970 viene dato in prestito al Perugia, dove non riesce ad emergere, totalizzando solamente due presenze in serie B.
La stagione successiva si trasferisce alla Ternana; qui Mastropasqua che esemplifica la nuova concezione del ruolo di libero e si innesta alla perfezione nel meccanismo che Viciani esige dai suoi, il cosiddetto “gioco corto”. Il libero non deve soltanto fungere da difensore in seconda battuta, il calcio moderno chiede a lui molto di più. Deve sapersi sganciare per poter dare il proprio apporto illuminante alla manovra, in poche parole deve saper costruire il gioco; anziché limitarsi a distruggere. E Mastropasqua impara alla perfezione la lezione tattica, che pure lascia scettico più di un conoscitore del mondo calcistico italiano.
«Certo, alla Ternana mi hanno aperto una strada nuova, assegnandomi un compito tattico un po’ diverso dal solito. A parte il campionato di B, in cui la squadra andava avanti benone e non c’era il tempo di sottilizzare su questo o quel particolare tattico, il mio modo di interpretare il ruolo di libero è venuto alla ribalta l’anno successivo, in sere A.
All’inizio del campionato, ricordo che tutti dicevano bene, od addirittura benissimo, di questo mio modo di giocare. Il libero che costruisce, si diceva, è una piacevole novità nel calcio italiano ed apre nuove prospettive anche quanto a spettacolo, perché è un punto contro il difensivismo più esasperato. Così mi convocarono nella “Under 23”, incoraggiandomi a giocare come giocavo nella Ternana.
Naturalmente, nella mia squadra, il posto in cui giocavo, più avanzato e con la possibilità frequente di presentarmi in zona goal, era anche dettato da esigenze precise, diciamo dal tatto che Viciani non disponeva di un vero uomo goal e, dunque, tutti quanti dovevamo darci da fare per sopperire a questa lacuna. Non solo il libero andava avanti, ma anche i terzini, a turno.
Purtroppo, le cose continuarono in modo un po’ diverso da come erano cominciate; la squadra cominciò a scivolare verso te posizioni di coda e questo suscitò critiche a non finire sul tipo di gioco svolto, sull’eccessiva disinvoltura con cui si interpretava il gioco difensivo e via dicendo. Naturalmente mi ritrovai al centro delle polemiche; la mia posizione, improvvisamente, non andava più bene, e finii per cedere il posto anche nella “Under 23”».
Dopo la bella prova sostenuta a Verona contro la Svizzera (1-1), Giorgio si vede sbarrata la strada proprio a causa del suo particolare modo di intendere i compiti tattici del libero. «Mi dissero che, per farmi giocare, avrebbero dovuto costruire l’intera squadra per me».
Dopo il campionato 1972/73 con la maglia rossoverde, ritorna a Torino. «Alla Juventus sono praticamente nato e molti dei miei compagni già giocavano con me nelle formazioni giovanili: vedi Viola, Piloni, Bettega e Causio. Con Bettega ho disputato un campionato “Primavera”, mentre con Piloni ricordo un anno in “De Martino”. Con Rabitti capii che avrei potuto combinare qualcosa di buono come calciatore: fu nel 1969/70, quando avevo appena diciotto anni, che mi chiamò per la prima volta nella rosa di prima squadra».
Arriva a Torino con le idee chiare. «Nel ruolo di libero ho davanti a me rivali terribili, ma la stagione è lunga e potrei trovare spazio, prima o poi. Comunque, per il momento, non mi preoccupo eccessivamente, mi sta bene anche di fare anticamera. Non potrà che giovarmi sul piano dell’esperienza. Sono giovane come calciatore, addirittura giovanissimo come libero».
Per Giorgio sarà un campionato deludente; troppo grande il carisma di Salvadore, per poterlo sostituire. Al termine del campionato 1973/74, le sue presenze saranno solamente 8; Mastropasqua viene ceduto all’Atalanta, in cambio di un giovane libero che entrerà nella storia juventina e del calcio italiano. Il suo nome è Gaetano Scirea.
Mastropasqua, rimarrà nella compagine orobica per cinque stagioni, prima di cominciare un lungo girovagare per l’Italia, che lo porterà a vestire le maglie di Bologna, Lazio, Catania, Piacenza e Pavia, con la quale concluderà la carriera professionistica, nel 1988.
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