Gli eroi in bianconero: Gino STACCHINI
Romagnolo d.o.c., di San Mauro Pascoli (Forlì), classe 1935, Gino Stacchini arriva alla Juventus nell’estate del 1955 ed ha in comune con Muccinelli, il suo predecessore, il ruolo di ala e la gioia di vivere dei romagnoli. Rispetto al più anziano conterraneo ha però un grande vantaggio: la Juventus non ha grandi alternative nel ruolo e, con un allenatore come Sandro Puppo che ama i giovani e da loro piena fiducia, Gino parte avvantaggiato. Invece, Stacchini fatica non poco a farsi largo, perché un altro giovane calciatore, Stivanello, ha più grinta ed è più concreto sotto porta, diventando di fatto il titolare quasi inamovibile della maglia numero undici.
La stagione successiva le cose non migliorano molto per Stacchini, tanto che la dirigenza pensa di cederlo; ma il nuovo allenatore, lo slavo Brocic, gli concede la propria fiducia, apprezzando la sua imprevedibilità, la capacità di inventare sempre e comunque qualcosa, anche a rischio di qualche figuraccia. É tutta la Juventus che quell’anno è diversa: sono arrivati fuoriclasse come Sivori e Charles e la consacrazione definitiva di Stacchini avviene il 17 novembre del 1957, a Bologna, in uno stadio pieno di romagnoli che fanno il tifo per la Juventus e per lui. Stacchini gioca una partita straordinaria: realizza un bellissimo goal e ne fa segnare altri due a Charles e Nicolè. La strade per la Juventus lanciata verso il titolo e per Stacchini è in discesa: lo scudetto 1958, quello della prima stella, è anche la stagione della consacrazione di Gino, presente 24 volte con 6 reti. Ha lo stesso dribbling Muccinelli ed in più la velocità e la profondità, giocando da ala classica che arriva sul fondo e pennella cross al bacio, molto invitanti per il grande John Charles. In più, Stacchini è ambidestro e calciare con il destro o con il mancino è la stessa cosa.
La Juventus continua a vincere e Stacchini contribuisce agli scudetti 1960 e 1961 e, ed a due Coppa Italia: inevitabilmente arriva la chiamata in Nazionale. Debutta a Bologna, città del destino, contro l’Irlanda del Nord: Stacchini gioca una grandissima partita. vinta 3 a 2, grazie anche ad un suo goal.
Gino è un ragazzo solare, un amico allegro dallo sguardo schietto e dal sorriso offerto con scariche nervose; ti scruta sempre con occhio stanco, quasi miope (è uno dei primi calciatori ad indossare le lenti a contatto) e dolce. Un giorno del 1968, deve interrompere la love-story con Raffaella Carrà, impegnata a seminare, sul piccolo schermo, sorrisi e dinamismo tersi coreo, mentre gli italiani stanno seduti davanti alla televisione. Si erano conosciuti, da ragazzi, sulle spiagge di Bellaria; e, ben presto, la simpatia si era trasformata in amore. La loro storia scatenò l’interesse dei rotocalchi rosa e quotidiani sportivi; furono fidanzati per quasi otto anni. Inevitabile che arrivasse, da parte di Gino, la richiesta di convolare a giuste nozze, ma Raffaella disse di no, preferendo rinunciare all’amore per dedicarsi alla carriera. Stacchini, dopo aver sofferto molto (anche in campo) per la fine dell’amore, si sarebbe rifatto incontrando Lora, la ragazza che sarebbe diventata la donna della sua vita, rendendolo padre orgoglioso di Sabina.
Nel 1963 la Juventus acquista Menichelli e Stacchini è costretto a spostarsi a destra, ma i suoi scatti e le sue reti continuano ad essere decisivi per la squadra. Vince ancora uno scudetto nel 1967, con Heriberto Herrera in panchina e con Zigoni e Depaoli a sfruttare i suoi numerosi assist. Chiude la carriera a Cesena, vicino a casa, dopo 279 partite e 55 reti, quattro scudetti e tre Coppa Italia.