Gli eroi in bianconero: Fabio PECCHIA
Certo che Fabio Pecchia è un nuovo acquisto per la Juventus – scrive Marco Manassero su “Hurrà Juventus” del giugno 1997 – ma quando si incontreranno, lui e Lippi, a Torino, la sensazione non sarà certo quella che si prova quando due persone si vedono per la prima volta. No, i due si stimano, si conoscono bene, al punto che fu proprio Marcello Lippi a fare esordire il centrocampista in Serie A con la maglia del Napoli.
Era il 29 agosto del 1993, e per Pecchia cominciava una straordinaria avventura che lo avrebbe portato a vincere il Campionato d’Europa con l’Under 21 e a diventare il capitano del Napoli e uno dei simboli della squadra. I tifosi partenopei, naturalmente, già lo rimpiangono, quelli bianconeri, già si fregano le mani, confortati anche dal fatto che l’altro “azzurro” che lo ha preceduto a Torino, Ciro Ferrara, ha dato e continue garanzie di affidabilità e di impegno.
«Napoli è un posto eccezionale, una città stupenda – spiega Pecchia – ma anche un luogo che ti aiuta a crescere. Non potrò mai dimenticare i 4 anni trascorsi in questa città. Adesso mi sento più forte, più maturo, pronto per la Juve. Perché può giocare dovunque, uno che è stato a Napoli, è pronto a tutto». E sul fatto che Pecchia sia un giocatore affidabile nessuno nutre dei dubbi.
A cominciare da Marcello Lippi che sa di avere a disposizione un giocatore completo, che può giocare, nonostante il suo piede preferito sia il destro, su entrambe le fasce. Molto abile nelle verticalizzazioni, è molto veloce palla al piede e questo gli consente di ribaltare efficacemente il gioco rendendosi costantemente pericoloso in chiave offensiva. In questi anni ha confermato di essere un professionista serissimo e un trascinatore, proprio come quelli che servono alla Juve di Lippi che fa del temperamento e della motivazione uno dei suoi punti di forza. Per dire: dopo la notizia del suo ingaggio da parte della Juve, il giovanotto non si è mica concesso una vacanza premio, macché: è salito in auto e ha percorso i 200 chilometri che separano casa sua, a Lenola, da Cerreto Sannita, dove ha lo studio il fisiatra De Nicola. Con lui ha stilato una tabella di lavoro per le vacanze: vuole presentarsi alla Juve nelle migliori condizioni possibili.
Al di là dell’aspetto sportivo, comunque, Pecchia è un uomo maturo e responsabile, certamente più di quanto i suoi 24 anni potrebbero far pensare, forgiato anche dalle vicende personali: a 13 anni non esitò ad andarsene di casa per giocare nelle formazioni giovanili dell’Avellino: «Quella – ha sempre affermato – fu certo l’esperienza umana più importante della mia vita. Il fatto di essere costretto a stare lontano dalla famiglia mi ha aiutato a maturare in fretta e a responsabilizzarmi».
Un atteggiamento che non si riflette solo nell’attività professionale, ma anche nella vita privata e nell’atteggiamento che ha nei confronti del mondo del calcio che lo vede impegnato attivamente come consigliere dell’Associazione Calciatori, il sindacato di cui fa parte anche Vialli. Nel tempo libero, poi, Pecchia si dedica con successo ai libri: è iscritto a Giurisprudenza, un argomento di conversazione in più con l’Avvocato per eccellenza, Gianni Agnelli.
«Dove trovo il tempo per studiare? In ritiro, in viaggio, cerco di sfruttare ogni momento libero. Certo, è un sacrificio, ma dà grandi soddisfazioni. E poi sono convinto che la vita è una continua sfida per migliorarsi, guai a sentirsi arrivati, nemmeno quando ti compra la Juve, che pure è professionalmente il massimo, la squadra più prestigiosa al mondo. Sì, anche questo deve essere considerato un punto di partenza, non di arrivo».
La legge, il diritto, il calcio e l’amicizia: quella con l’ex compagno Fabio Cannavaro e quella, che sconfina nella riconoscenza, con Gino Corrado, talent scout avellinese che ne consigliò l’acquisto al Napoli: l’affare fu concluso per 500 milioni. Adesso la Juve l’ha pagato nove miliardi, e la sensazione è che il ragazzo di Formia non li farà rimpiangere.
Lippi ritiene che sia un giocatore fondamentale per far rifiatare Zidane ma purtroppo la stagione non sarà fortunata: Zizou non salta una partita e la società bianconera acquista Edgar Davids, chiudendo, in sostanza, le porte del campo all’ex giocatore del Napoli.
Pecchia scende in campo solamente 37 volte, ma ha la fortuna e la bravura di realizzare un goal a Empoli, che risulterà fondamentale per la conquista dello scudetto.
Al termine di quella stagione, è ceduto alla Sampdoria e inizia un lungo girovagare per l’Italia: Torino, Napoli, Bologna, Como, ancora Bologna, Siena e di nuovo nel capoluogo emiliano, sempre disputando campionati da protagonista.
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