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Gli eroi in bianconero: Edwin VAN DER SAR

di Stefano Bedeschi

Il primo portiere straniero della storia della Juventus, nasce e cresce nel vivaio dell’Ajax; fino a sedici anni, Edwin, non pensa affatto che il suo futuro possa essere quello del calciatore. Il giovane olandese si preoccupa solamente di prendere il diploma di commerciante per aprire un negozio nella sua Voorhout. Gioca saltuariamente a calcio con gli amici, in una piccola squadra dilettantistica dal nome quasi impronunciabile, il Noordwijk.

Come tutti gli olandesi, anche Edwin conosce benissimo la fama dell’Ajax e, quando un emissario della formazione più famosa d’Olanda lo va a visionare e gli propone un contratto, non ci pensa due volte e si trasferisce ad Amsterdam. Dalla capitale olandese parte la sua inarrestabile ascesa: da terzo portiere dell’Ajax in un paio di anni diventa titolare e nella squadra allenata da Van Gaal, vince tutto. Van der Sar è un gigante, essendo alto 1 metro e 96 centimetri: ottimo piazzamento, dotato di buon occhio e di una buona presa, ha forse il difetto di essere docile di carattere e di mortificarsi troppo dopo un errore commesso.

Per qualche stagione i “Lancieri” sono la squadra più forte d’Europa, fino alla  sconfitta contro la Juventus nella finale di Champions League nel 1996, a Roma. Un segno del destino, forse. Diventa anche portiere titolare della nazionale arancione che raggiunge, con molti rimpianti, il quarto posto al Mondiale francese del 1998. Edwin fornisce delle ottime prove, tanto da essere giudicato uno dei migliori portieri del torneo.

Nell’estate del 1999  Van der Sar lascia l’Ajax per vestire la maglia bianconera e sostituire, tra i pali, un monumento come Peruzzi, capitano della Juventus. L’eredità è molto pesante, ma Edwin non sembra spaventarsi; non ha problemi ad integrarsi nell’ambiente juventino, dove ritrova il compagno Davids, che lo aiuta anche con la lingua.

A proposito della differenza fra l’Ajax e la Juventus afferma.
«Sono squadre ugualmente famose nell’area europea. Due enormi realtà che hanno conquistato anche il mondo. La Juventus vive però una situazione più difficile, perché mentre in Olanda sono due o tre i club di vertice,  da voi la concorrenza è più vasta e particolarmente feroce e qualificata. Qui, inoltre, un calciatore vive sotto pressioni molto robuste da parte di giornali e televisioni. Se perdi una partita con il Bari dopo quattro giorni se ne discute ancora, in Olanda non è così».

L’incontro con l’Avvocato e con il Dottore lo mette  in seria difficoltà.
«Gli Agnelli sono uomini di gran classe ed amabili intenditori di calcio. Quando parlo con loro, e mi capita di frequente, mi sembra di perdere molti centimetri e di diventare piccolo piccolo».

La prima stagione bianconera si conclude senza infamia e senza lode; la Juventus perde il campionato all’ultima giornata, nella “piscina” di Perugia.
«Era un campo impraticabile, non si doveva giocare», dice il gigante olandese, ma lo scudetto vola a Roma, sponda laziale.

Nel campionato successivo cominciano i dolori. La squadra non ingrana, viene eliminata al primo turno della Coppa Italia dal Brescia di Hübner e non supera il primo girone di Champions League. Van der Sar viene messo sul banco degli imputati, insieme a Zidane e Davids, colpevoli di qualche espulsione di troppo. Anche Ancelotti non sfugge alla pesante critica dei tifosi bianconeri, ma è sul portierone che sorgono i primi dubbi, soprattutto dopo la pessima prova di Atene contro il Panathinaikos: Van der Sar si lascia infilare da una punizione per niente irresistibile dell’ex Paulo Sousa e, nel secondo tempo, viene espulso per doppia ammonizione.

La partita successiva, vede la Juventus affrontare la Lazio al “Delle Alpi”; molti chiedono la testa del portiere, ma Ancelotti, nonostante la presenza di un portiere molto affidabile come Rampulla, schiera nuovamente in campo Van Der Sar. La sua prestazione è disastrosa: su un tiro centrale di Salas si tuffa dalla parte opposta e permette alla Lazio di pareggiare il goal iniziale di Tudor e, successivamente, viene involontariamente colpito da una punizione bomba di Veron, che altrimenti non sarebbe mai riuscito a parare; è emotivamente distrutto ed in campo si vede. I tifosi sono inferociti, piovono grida non molto gentili verso il portiere, cori coniugano pesanti rime con il suo cognome.

«È un periodo buio per me, non mi è mai successo in carriera, ma sono certo che presto tutto si ri-solverà. Non ho problemi di vista, nell’ultimo test è risultato tutto a posto, voglio riscattarmi con la Juventus e vorrei rimanere a Torino. Non c’è stato nessun faccia a faccia con Ancelotti, ci siamo parlati solo in generale, insieme con i compagni. Non avrei avuto comunque intenzione di chiedergli di riposare. È un brutto momento per me e la Juventus, ma lo supereremo insieme. Non mi importa se non ho la fiducia di qualche tifoso, l’importante è avere quella di società e compagni. Mi sono chiesto tante volte perché sto commettendo tutti questi errori, ma non ho saputo darmi risposta. Ho in mente soprattutto quelli con Udinese e Lazio, frutto di errori di piazzamento e quindi più gravi. La vista non c’entra: ogni anno, quando ci sottoponiamo alle visite mediche, ci fanno anche il test per gli occhi e per me è stato tutto ok. Non è nemmeno vero che ho fatto visite supplementari per la vista. È vero che si gioca in 11, ma io mi sento responsabile dei risultati negativi».

Ancelotti, anche lui colpevole di questa situazione, va avanti per la propria strada ed Edwin resta a difendere la porta bianconera. Partita dopo partita, Van der Sar riacquista fiducia nei propri mezzi ma, proprio nella partita decisiva contro la Roma, si lascia sfuggire un innocuo tiro di Nakata, sul quale si avventa Montella che realizza il pareggio romanista, spegnendo definitivamente le speranze di scudetto juventine.

Logico che la società corra ai ripari; arriva il portiere più forte del mondo, Gianluigi Buffon ed Edwin emigra in Inghilterra, al Fulham. Si conclude, così, nel modo peggiore, l’avventura bianconera di Van der Sar con la convinzione che il gigante olandese non abbia mai dimostrato le sue qualità. Nella terra di Albione, Edwin, torna ad essere il portiere affidabile e sicuro che era nell’Ajax e riesce anche a mantenere il posto in Nazionale, nonostante la concorrenza di portieri più giovani; lo troviamo così a difendere la porta olandese anche negli Europei greci del 2004. Le notevoli prestazioni di Van der Sar con la  maglia bianca del Fulham, fanno salire le quotazioni del portiere a tal punto di vestire, l’anno successivo, la prestigiosa maglia del Manchester United ed a disputare, sempre da titolare, il Mondiale tedesco del 2006 e l’Europeo del 2008.

 


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