Gli eroi in bianconero: Edgar DAVIDS
Nasce a Paramaribo in Suriname, il 13 marzo 1973. Appena diciottenne debutta nel campionato olandese, indossando la mitica maglia dell’Ajax. Con i “Lancieri”, dal 1991 al 1996 la sua carriera è una linea di successi personali; Edgar è giocatore potente, selvaggio, sempre pronto a ringhiare contro tutti gli avversari. Van Gaal, il suo maestro olandese, gli regala il nomignolo di “Pittbull”: il personaggio è astioso, scorbutico ed irascibile, ma è un grande campione. Se ne accorge il Milan, che alla vigilia del campionato 1996/97, lo ingaggia, convinto di avere fatto un grosso affare.
L’impatto con Milano e con la stampa sportiva non è dei più facili. «Quando arrivò in sede», scrissero, «dietro un paio di occhialoni scuri che non si tolse mai, emerse quel ghigno pietrificato e provocatorio che non si sarebbe più tolto e che avrebbe urtato tutti in casa Milan. Ci furono poche domande e, già allora, nessuna risposta».
I cronisti gli voltano le spalle. I giornali si occupano di Davids più per le notti nelle discoteche e le scazzottate per strada che non per le imprese sul campo. Del resto gioca poco, appena 15 presenze nel primo anno con la maglia rossonera.
Le cose si complicano nel febbraio del 1997 quando, in un violento scontro con il portiere Bucci subisce la frattura di tibia e perone. I difetti di Edgar, che sono atroci, emergono in maniera ancora più vistosa. Ma la rabbia è anche la sua forza: in soli sei mesi supera il grave infortunio lavorando duro in palestra, solitario e silenzioso, e si presenta agli allenamenti con una rabbia tale da stupire tutti.
Capello, che cerca di ridare una reputazione alla squadra rossonera che non se la sta passando benissimo, conosce alla perfezione il talento e la grinta dell’olandese, ma è preoccupato della sua pericolosa influenza sullo spogliatoio. Quando i dirigenti gli dicono che la Juventus è interessata all’acquisto del giocatore, non si oppone al trasferimento.
A Torino sono convinti di poterlo recuperare e di cambiargli quel carattere che non si sposa certo con lo “stile Juventus”. Moggi e Lippi non hanno dubbi: Davids è l’uomo giusto, il giocatore che può far volare la squadra. A Milano, intanto, fanno festa.
«Ci siamo tolti una bella grana», dicono; così, nel dicembre del 1997, Edgar arriva a Torino. Dopo le feste di fine anno, inizia la sua fulgida ascesa: è davvero un pittbull, i bianconeri vincono scudetto e Supercoppa Italiana. Tanto per la cronaca, il Milan arriva decimo.
«Ho scelto la Juventus», dice all’atto della presentazione, «perché negli ultimi quattro anni è stata la società che ha vinto più di tutti: in Italia, Europa e nel Mondo. Il sogno di ogni calciatore, il paradiso calcistico. Ho raggiunto il massimo: adesso spetta a me non sperperare questa fortuna».
Alla fine del campionato, Davids vola in Francia, per disputare i Campionati Mondiali. L’Olanda e la Croazia sono le autentiche rivelazioni e si troveranno a disputare la “finalina” per il terzo posto. Edgar è eletto uno dei migliori giocatori del torneo.
Il ritorno nel campionato italiano, però, è molto diverso; la Juventus stenta, la squadra non è più brillante come prima, tanto è vero che il suo condottiero, Marcello Lippi, da le dimissioni a metà stagione. Al suo posto arriva Ancelotti ed il feeling con il “Pittbull” è immediato, ma la squadra perde lo spareggio per la Coppa Uefa. La stagione 1999/2000 termina in modo deludente, nella “piscina” di Perugia ed ancora più deludente sarà il Campionato Europeo, disputato proprio in Olanda, nel quale la squadra dei mulini a vento, perde la semifinale ai rigori contro l’Italia. Davids è considerato il migliore giocatore del torneo ed uno dei più forti giocatori del mondo, ma non è sufficiente.
Ma la stagione successiva sarà ancora peggiore. Edgar soffre di un glaucoma agli occhi e, per giocare, è costretto ad indossare un paio di occhialini. Al termine di una partita allo stadio “Friuli” contro l’Udinese, Davids è trovato positivo all’antidoping; si parla di “nandrolone”; il giocatore si difende, la società corre ai ripari, sostenendo che il giocatore ha dovuto prendere della medicine contro la malattia agli occhi. Il presidente Chiusano cerca di smontare le accuse pezzo per pezzo, ma come sia finito il “nandrolone” nella provetta di Davids, nessuno sa spiegarlo; fatto sta che Edgar viene squalificato per cinque mesi.
Terminata la squalifica, Edgar ritrova Lippi, ma la Juventus non ingrana; Zidane non c’è più, al suo posto c’è Pavel Nedved e proprio con il ceco nascono i primi problemi. Pavel ha la tendenza, come Edgar, di giocare sulla fascia sinistra; considerato che anche Del Piero ama iniziare la propria azione da quella parte, nascono grossi problemi tattici e di convivenza. Lippi, con un colpo di genio, risolve la situazione: Del Piero viene spostato più avanti, di fianco a Trézéguet, a Nedved viene data la licenza di vagare per il campo a suo piacimento e Davids ritrova, d’incanto, la fascia sinistra e lo smalto dei giorni migliori. La Juventus vince uno scudetto rocambolesco ai danni dell’Inter, bissando la vittoria anche la stagione successiva, dovendosi però ancora una volta inchinare alla maledizione della Champions League, perduta ai rigori contro il Milan.
La stagione 2003/04 nasce sotto cattivi auspici; cominciando a dubitare delle sue qualità fisiche, la società ingaggia il ghanese Appiah, ritenuto il logico sostituto di Davids. In più, il suo contratto sta per scadere ed Edgar chiede un sostanziale aumento di stipendio; Moggi non è per niente d’accordo ed il giocatore si impunta. Lippi, ritenendo il giocatore a fine carriera, lo schiera con il contagocce ed il “Pittbull” decide di fare le valigie. I tifosi juventini sono perplessi; per loro, Edgar è un idolo, in lui vedono quella voglia di combattere e di non mollare mai che è il marchio di fabbrica della Juventus.
Ad inizio 2004, Davids vola a Barcellona, sponda “blaugrana”, dove ritrova tanti amici di vecchie battaglie, a cominciare dall’allenatore Rijkaard. L’impatto è devastante; con l’ingaggio di Edgar, il “Barça” comincia a volare ed a rosicchiare punti su punti alla lepre Valencia. Alla fine della stagione, il Barcellona arriva secondo, ma Edgar non è ancora soddisfatto; vuole prendersi la rivincita su Moggi e viene allettato dalle sirene interiste. Un errore gravissimo; Edgar non scende quasi mai in campo, totalizza una quindicina di presenze, diventando una sorta di oggetto misterioso. Mancini lo lascia marcire in tribuna e non si oppone alla volontà del giocatore di andarsene.
Alla fine del campionato 2004/05, Davids ha di nuovo le valigie pronte, destinazione Londra, sponda Tottenham; nonostante le poche presenze, riesce a portare gli “Spurs” al quinto posto, ad un solo punto dalla qualificazione per la Champions. Nell’inverno del 2006, fa ritorno all’Ajax; con i “Lancieri” vince la Coppa olandese, realizzando il rigore decisivo.
Nella Juventus totalizza 235 presenze e 10 reti, tre scudetti vinti e l’accesso diretto nel “Gotha” dei migliori giocatori bianconeri di tutti i tempi.
«Con la Juventus ho imparato a vincere. Non so come è successo, è qualcosa che si respira nell'aria dello spogliatoio, sono concetti che vengono tramandati da giocatore in giocatore, è il sentimento che ti trasmettono milioni di tifosi e non c'è club nel mondo che ti faccia lo stesso effetto».
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