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Gli eroi in bianconero: Carlo OSTI

di Stefano Bedeschi

Nato a Vittorio Veneto (Treviso), il 20 gennaio 1958. Si forma nella Coneglianese. Passa all’Udinese, da questa all’Atalanta (e con i neroazzurri debutta in Serie A) dove lo preleva la Juventus e lo rispedisce un anno in prestito ancora all’Udinese. Approda a Torino nell’estate del 1980. Difensore vecchio stile, di quei terzini che si attaccano alle caviglie dell’avversario e non le mollano più, coraggioso e combattivo, in bianconero è tuttavia chiuso dai vari Gentile, Cabrini, Cuccureddu e Brio.

«Gentile, Cabrini e Cuccureddu sono degli autentici campioni ed anche a vederli dalla panchina ho tutto da guadagnare. Giocare sempre aiuta moltissimo, ma arrivando alla Juventus sapevo benissimo che non avrei potuto pretendere la luna. Perciò, sono contento così e non mi pongo traguardi particolari. Del resto, sono convinto che una squadra come la Juventus, prima o poi, ha bisogno di tutti i componenti del suo organico. Per quanto mi riguarda, certe opportunità le ho già avute, senza nemmeno dover aspettare troppo».

Dicono che sia un duro, un cattivo: «Credo che queste persone confondano la cattiveria con l’esuberanza. Il confine tra i due concetti, del resto, non è facilmente individuabile. Si può e si deve, a mio avviso, essere esuberanti, decisi, quando si gioca sull’uomo. Il difensore moderno, secondo me, anche se dispone di doti tecniche rilevanti, deve soprattutto avere grinta e anticipo, deve stare sull’avversario e non mollarlo mai. Quando poi ci sono le finezze, tanto di guadagnato, ma sono un di più».

Azeglio Vicini lo paragona niente meno che a Burgnich: «Essere avvicinato a quel grande campione che è stato Burgnich, tra l’altro l’idolo della mia infanzia, mi ha fatto estremamente piacere, anche se credo che il signor Vicini abbia un po’, come dire, anticipato i tempi. Spero che sia stato un buon profeta, ma ritengo, in tutta onestà, di dover ancora dimostrare quanto valgo e che, certi paragoni, siano prematuri».

In bianconero mette insieme ventiquattro presenze (dodici in campionato, undici in Coppa Italia e uno sul palcoscenico europeo) contribuendo agli scudetti 1981 e 1982 e alla Coppa Italia 1983. Lascia la Juventus, con destinazione Avellino, nell’ottobre del 1982, poi, dopo un biennio in Irpinia, ritorna all’Atalanta.


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