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Gli eroi in bianconero: Benito SARTI

di Stefano Bedeschi

Nasce a Padova il 23 luglio 1936. Benito è un difensore naturale, cresce a Padova, dove suo padre fa l’ortolano e, per aiutarlo, deve piegare la schiena sotto il peso di una cinghia di canapa per trainare un carretto pieno zeppo di frutta ed ortaggi. Ogni giorno spinge quel carretto per quaranta chilometri ed alla fine della giornata gioca al pallone. In quel periodo di sacrifici e passione tempra il carattere ed il senso del dovere e della perfezione. Prima di entrare in campo, infatti, Sarti è solito controllare se le scarpe siano ben allacciate; non è solo un semplice rituale scaramantico.
Cresce con Nereo Rocco, il Paron. Nel 1957 è acquistato dalla Sampdoria, il suo soprannome è fionda con la testa bionda e la rima gli piace. Nel 1959 la Juventus lo compra per ottanta milioni, una cifra esorbitante per un difensore. Benito non smette di saltare e di volare, elegante, sicuro, tempista, tecnicamente molto dotato, colpisce bene la palla, dotato di un ottimo palleggio e, se necessario, sa anche buttare nella lotta tutto il suo repertorio di numeri che vanno dal preziosismo minuto all’entrata vigorosa; è buono, ma schivo ed introverso, parla poco e brontola a voce bassa, sfogandosi solamente con chi riesce ad entrare in sintonia con lui.
Cesarini e Parola gli danno mille consigli e lui li applica sul campo per migliorare la sua figura di terzino versatile ed anche di centromediano dalla battuta sicura e rapida. Debutta in Nazionale nel 1959, ma collezionerà solamente sei presenze, con la maglia azzurra. Nel 1962, a novembre, il terzino bianconero riporta la frattura del menisco, durante la partita contro il Milan. Nel giro di due mesi, a tempo di record, riacquista la condizione fisica e tecnica per riprendere l’attività.
È sempre l’ultimo a lasciare lo spogliatoio e la carriera nelle fila bianconere si allunga. Conosce anche Heriberto Herrera, un mastino che sta antipatico a tanti; con lui, Benito, vince il terzo scudetto. Conclude la carriera in bianconero al termine della stagione 1967-68, dopo aver disputato 247 partite (205 in campionato, 18 in Coppa Italia e 24 nelle Coppe europee) e realizza 1 goal in campionato. A Torino lega il suo nome a tre scudetti (1960, 1961 e 1967) e ad altrettante edizioni della Coppa Italia (1959, 1960 e 1965). Aveva cominciato con Boniperti, Charles e Sivori; terminava con Depaoli, Zigoni ed un giovanissimo Causio.

 


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