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ESCLUSIVA TJ - Christian Poulsen: "L'Ajax può stupire, il risultato è aperto. La Juve è tornata dove doveva essere. La mia esperienza in bianconero? Potevo fare di più, non ero un giocatore chiave"

di Mirko Di Natale

Il centrocampista dell'estate bianconera targata 2008 aveva un solo nome e cognome: Xabi Alonso. Nella mente dei tifosi e di mister Ranieri, il giocatore basco doveva essere il giocatore giusto per il salto di qualità, ma l'allora calciatore del Liverpool non arrivò mai in bianconero. In compenso, tra lo scetticismo generale, arrivò Christian Poulsen dal Siviglia per una decina di milioni e diede comunque il suo contributo in quella squadra che, ovviamente, non era al pari di questa odierna. La nostra redazione lo ha contattato telefonicamente, in esclusiva, per parlare di Ajax-Juventus che si giocherà mercoledì:

Dopo il ritiro, avvenuto qualche anno fa, si sono perse un po' le tue tracce. Che cosa fai attualmente?

"Vivo a Copenhagen e ho lasciato il calcio professionistico quattro anni fa, ho studiato per diventare allenatore e nell’ultimo anno, almeno una volta a settimana, sono stato all’Ajax per vedere il club. Mi hanno chiesto di diventare vice allenatore la prossima stagione e sono felice di prenderne il ruolo".

Sei felice per questa nuova esperienza che inizierai il prossimo anno?

"Non vedo l’ora, ho avuto due grandi anni all’Ajax alla fine della mia carriera da calciatore, abbiamo vinto lo scudetto per due anni di seguito. Ho aiutato i ragazzi giovani e spero di poter fare questo da coach. Spero che altri giovani calciatori crescano e diventino calciatori importanti".

Hai giocato un paio di stagioni alla Juventus, ci puoi raccontare i tuoi ricordi?

"E’ stato un po’ di anni fa, erano anni difficili poiché sono arrivato dopo la Serie B. Non era un bel periodo per la Juventus, ma personalmente sono stato bene e la mia famiglia era felice a Torino. Speravo di fare meglio, ma sono orgoglioso di essere stato parte della famiglia bianconera e ancor oggi conservo dei bei ricordi legati a quel periodo. Nel mio primo anno c’era anche Pavel Nedved, mi impressionò tantissimo. Ora capisco perché ora è un grande dirigente, è stato un gran calciatore oltre che una brava persona".

A tuo parere, come mai quella Juventus che era stata progettata per vincere fece davvero tanta fatica? 

"La Juve era in un periodo in cui doveva lavorare su sé stessa e doveva risistemarsi. I bianconeri erano stati in Serie B e avevano perso dei calciatori chiave come Cannavaro e Ibrahimovic. Credo sia stato normale, ma in questi anni sono tornati dove dovevano essere. Era una squadra diversa quando ero un loro calciatore, ma guardandomi indietro ricordo quel periodo con felicità anche se non abbiamo vinto la Serie A".

Anche attraverso le parole dei diretti interessati come Xabi Alonso e Claudio Ranieri, la Juve in quella estate doveva acquistare il calciatore spagnolo e non te. Ti sei mai sentito una seconda scelta?

"Prima che arrivassi in bianconero, non ero molto sicuro di venire a giocare in Italia poiché avevo avuto delle diatribe con Gattuso quando lo avevo affrontato con lo Schalke 04. In quel periodo, si parlava anche di un mio approdo al Barcellona. Come ho detto sono stato fortunato ad aver fatto parte della Juventus, non puoi cambiare la storia. Sono felice di aver indossato quei colori e di aver vissuto quell'ambiente, poteva andare meglio e speravo di essere più importante ma non ero un giocatore chiave. Affermare questo sarebbe una bugia".

E, attualmente, come stai giudicando la Juventus?

"Ha vinto il campionato per tanti anni di seguito, è davvero molto forte. E’ una squadra che lotta sempre ed è molto solida dietro. Chiellini era un mio compagno di squadra, c’era anche Buffon. Loro lottano sempre per i tifosi, sono davvero forti".

La società, l'allenatore o i calciatori: chi fa la differenza in questa Juventus?

"E’ un mix, anche se la Juve ora ha Ronaldo che un grande calciatore. Credo che la forza dei bianconeri sia la loro volontà e la capacità della squadra di lottare sempre. Non si arrendono mai".

Che cosa pensi del centrocampo bianconero? Pensi manchi un regista?

"Credo che la mentalità Juve sia molto combattiva, non c'è più Pirlo che era un grande calciatore. Non ha bisogno di un grande regista, hanno una grande difesa ed un grande attacco. Non credo che ci sia bisogno di un Pirlo o un Modric".

Non si può non parlare di Ajax-Juventus, specialmente con te che sei un doppio ex. Che partita ti aspetti?

"Sarà una sfida interessante, l’Ajax ha calciatori forti e come la Juve ha una grande storia. Però, ad esser sinceri, i bianconeri hanno un budget maggiore e quest’anno la miglior partita dell’Ajax è stata in trasferta a Madrid e in trasferta a Monaco. Sarà la partita tra una squadra giovane e una con grandi calciatori di qualità come Ronaldo. L’Ajax può sorprendere la Juve a Torino, non ha paura e non ha niente da perdere".

Chi passerà il turno?

"Devo stare attento a che cosa dico (sorride ndr), credo che sarà molto interessante. Non posso dire chi si qualificherà, credo sarà una gara aperta".

La Juve può vincere la Champions o Barça e City sono messi meglio?

"Non puoi mai dire che la Juve non può vincere, sono stato li soltanto due anni ma quando sei in quella squadra si avverte che c’è qualcosa di speciale nella loro mentalità. Guarda cosa ha fatto con l’Atletico, ha giocato male a Madrid ma ha recuperato. Anche l'anno scorso ha fatto quasi la stessa impresa contro il Real, quindi in partenza non si può mai dire che non ce la farà. Ci sono buone possibilità, ma l'Ajax ha le capacità di poter stupire".

De Ligt può giocare nel campionato italiano?

"Può giocare ovunque, è davvero forte. Un giocatore chiave per l’Ajax ma può giocare ovunque e, ovviamente, anche alla Juventus".

Si ringrazia Christian Poulsen per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.


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