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ESCLUSIVA TJ - A tutto Bernardeschi: "Tiferò sempre Juve, ho dato tutto per questa maglia. Con CR7 i più forti d'Europa, ecco cosa manca oggi. E sul Toronto..."

di Mirko Di Natale

Ogni giocatore vive il sogno di far parte di un gruppo di campioni e aspira a vincere dei trofei importanti. Federico Bernardeschi ci è riuscito indossando la maglia della Juventus e, da come percepito durante la nostra intervista, si è goduto ogni secondo di questi cinque anni. La nostra redazione lo ha raggiunto dall'altra parte dell'Oceano, in esclusiva, per parlare della sua attuale esperienza al Toronto e parlare, ovviamente, dei trascorsi con la maglia bianconera:

Partiamo dalla fine e dalla tua attuale esperienza, che cosa ti ha convinto ad accettare il Toronto?

"La decisione è stata frutto di ciò che ho visto e toccato con mano a livello visivo un paio di mesi prima. Mi hanno fatto capire il progetto e la grande ambizione presente, il calcio qui in America è veramente in netta crescita. Pur avendo avuto altre offerte, ho ritenuto giusto fosse arrivato il momento per cambiare. Sono convinto sia stata la scelta migliore che potessi fare, sono molto felice di questo".

Quali sono i tuoi obiettivi?

"Sono venuto qui per provare a vincere come ho fatto in Europa, c'é grande voglia da parte mia e il progetto è veramente all'altezza. Ovviamente non è mai semplice trionfare, e mai lo sarà. Come mi vedo tra 5/10 anni? Non mi pongo questa domanda, sono un ragazzo che pensa molto al presente e al quotidiano. Non vado mai oltre. Mi auguro che il TFC sia il meglio per me e la mia famiglia".

Ti aspettavi una continuità così alta dal punto di vista realizzativo? In 10 partite al Toronto hai segnato gli stessi gol (8) fatti dal 2017 al 2022 con la Juventus.

"Onestamente me lo aspettavo, anche se qui batto i calci di rigore che sono una opportunità in più per segnare. I gol nelle gambe li ho sempre avuti e non mi sono mai mancati, ma nella Juve ho messo da parte l'individualità per mettermi di più al servizio della squadra. Ho pensato più al risultato collettivo che a quello personale".

Perché nel 2017 lasciasti la Fiorentina, dove eri titolarissimo e un idolo per i tifosi, per andare alla Juventus a giocarti il posto nell'anno precedente alla Coppa del Mondo in Russia? Quale fu la motivazione che ti spinse al trasferimento?

"Per l'ambizione personale, perché trasferirsi in un top club europeo a 23 anni è il sogno di ogni calciatore. Alla Juventus avrei avuto la possibilità di poter vincere trofei, giocare con grandi campioni e diventare uno di loro. E' stato davvero molto emozionante".

Per i tifosi, la partita più bella che giocasti con la Juve è senz'altro quella con l'Atletico del marzo 2019. Sei d'accordo?

"Assolutamente sì, penso che rimarrà per tanti tanti tanti tanti anni nella storia del calcio. E' stata una rimonta pazzesca, davanti al nostro pubblico, contro una squadra fantastica. C'era un'energia incredibile, ricordo ancora ogni singolo momento. Peccato solo che quell'anno non riuscimmo poi a vincere la Champions, nel 2018/19 eravamo i più forti d'Europa".

Forse qualche rimpianto c'è anche l'anno successivo, perché il Lione sembrava davvero poter essere alla vostra altezza.

"Sì, purtroppo in quegli anni furono eliminati più per colpa nostra che per merito degli avversari. Con l'Ajax ci furono due o tre episodi che potevamo evitare sia all'andata che al ritorno, poi c'é stato il Lione e l'episodio del rigore: anche in quella circostanza non andarono bene alcune cose. Siamo stati un po' noi a sbagliare, nessun club in quegli anni ci ha buttati fuori dalla Champions in quanto superiori".

E' stato pesante cambiare tre allenatori e altrettante filosofie di gioco in tre anni?

"Non è stato pesante, quando si cambia è perché c'è la ricerca di una nuova identità. In questi anni, a mio parere, è quello che un po' è mancato, oltre alla continuità. Nel ciclo vincente è stata proprio la continuità il punto di forza dei bianconeri prima con Conte e poi con Allegri, poi nell'ultimo periodo è venuta a mancare. Questo è il mio pensiero".

Domanda secca: lo scudetto più bello?

"Sicuramente il primo, ma anche il secondo è stato molto bello. Perché andavi in campo ed eri felice di farlo, eri consapevole della forza della squadra e di tutti i suoi effettivi. Non erano forti solo i titolari, lo erano tutti i componenti della rosa. E' proprio bello allenarsi, un vero e proprio anno da 'wow'".

Pensi di aver mai dimostrato tutto il tuo valore alla Juventus?

"Penso realmente di aver dato tutto per la maglia della Juventus. Probabilmente sacrificando un po' le cose personali, ma ho messo il mio 100% a disposizione dei compagni, dell'allenatore e del club. La maglia bianconera, così come quella della Nazionale, è stata pesante soprattutto all'inizio, quando l'ambiente è nuovo e devi entrare nei meccanismi. Ma nel momento in cui inizi ad integrarti e ad avere quel tipo di mentalità, la pressione non è poi più così forte".

Seconda domanda secca: saresti rimasto ancora alla Juventus?

"No, il mio cammino era giunto alla conclusione. La Juventus ha chiuso un ciclo importante e adesso ne sta riaprendo uno nuovo. Per me va benissimo così".

Seguirai la Juventus questa sera col Benfica?

"La seguo sempre e la tiferò col Benfica, per questo spero che possa essere la stessa squadra di sempre. Guardandola da fuori e non più da dentro, so quanto si impegnano quei ragazzi per far sì che le partite vadano in un determinato modo. Chi è nel mondo esterno vede solo i 90', ma non esistono solo quelli. C'è il lavoro che ognuno di loro svolge durante la settimana e ogni allenamento, tutto il sudore versato e i sacrifici fatti. Il loro obiettivo è sempre quello di far vincere la Juventus e di far felici i tifosi, questo è da premiare. Purtroppo non lo si vede sempre. Ci sono passato dall'interno e so cosa significa non riuscire a trionfare per due o tre partite di fila, i giocatori sono arrabbiati per tutta la settimana. E' questa la mentalità della Juve".

Si ringrazia Federico Bernardeschi e l'addetta stampa del Toronto Fc, Alejandra Rueda, per aver permesso la realizzazione di questa intervista.


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