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Petrachi: "Oggi non si sa chi prenda le decisioni alla Juventus. Spalletti è uno che sa mettere le cose a posto"

di Redazione TuttoJuve

Gianluca Petrachi, ex direttore sportivo del Torino, intervistato da Tuttomercatoweb, ha parlato dei cambiamenti in casa Genoa e Juventus e della Nazionale italiana di Gattuso. Le sue parole: "Diego Lopez al posto di Ottolini? Onestamente, è un azzardo. Non lo dico perché sono patriottico, il calcio italiano è bello ma complicato. Oggi tante proprietà straniere si affidano a figure straniere anche in dirigenza, a mio avviso facendo un grande errore. Perché prima che un direttore comprenda le dinamiche del nostro campionato e la passione che c’è qua, vissuta come una religione e non un business, ci vuole tempo. Oggi si sta tralasciando l’essenza del calcio, la passione, e ci si dovrebbe affidare di più a dirigenti italiani. Un ds deve sapere di calcio ma anche insegnare a calciatori e allenatori il posto in cui si trovano, infondere certi ideali: uno che viene dal Lens non può comprendere aspetti come la passione viscerale di una tifoseria italiana. Ci metterà degli anni".

Quindi è una scelta che boccia, quella del Genoa.
"È azzardata. Poi poteva prendere Petrachi come chiunque, ma sarebbe servito un italiano. Il Genoa è un club storico, fa sempre record di abbonamenti, c’è un’anima importante. Abbiamo già visto esperienze di manager e direttori stranieri che in Italia non hanno funzionato: in un momento in cui sei ultimo in classifica e c’è una confusione che la metà basta, sarebbe servito qualcuno che arrivasse e spiegasse loro che il campionato scorso è finito da un pezzo, e che stanno ancora vivendo sugli allori della passata stagione. Invece le cose sono diverse, il Genoa ad esempio non ha rimpiazzato bene Pinamonti. Vieira non ha una squadra con le caratteristiche adatte a lui, infatti tutto il gruppo ne soffre e fa fatica".

La Juventus ha cambiato allenatore, di nuovo. Come spiega questi anni duri?
"La Juventus aveva affidato tutto a Giuntoli, ds apprezzato e che stimo, ma evidentemente qualcosa non ha funzionato. La scelta fatta era di un direttore diverso e un allenatore, Thiago Motta, diverso, che basava tutto su gioco e geometrie e non sulla gestione, come aveva fatto bene Allegri per tanti anni. Un cambio radicale di strategia. In Italia poi c’è poca pazienza, si vuole tutto velocemente. Da qui l’addio di Giuntoli e un sistema dirigenziale che ancora va chiarito: non si sa ad oggi chi prende le decisioni alla Juventus, se Comolli, Modesto o Chiellini. Chi lo fa il mercato? Sono situazioni che si ripercuotono sulle scelte".

Ma Tudor meritava davvero l’esonero? E Spalletti è la figura ideale in questa situazione?
"Tudor era stato messo alla porta già a fine campionato scorso, poi sono tornati indietro e lo hanno confermato. Già questo non è stato chiaro, una decisione poco lucida. Le colpe non sono tutte di Tudor, c’è anche della confusione generale. Ora arriva Spalletti che ha dimostrato di essere valido, uno che codifica tanto i giocatori e si è visto in Nazionale, dove non poteva funzionare quel metodo. Luciano è uno che sa mettere a posto le cose, ha grandissima personalità e sa quel che vuole, in un club può codificare un gioco diverso da ciò che faceva Tudor. Se non ci saranno attriti ambientali, visto che aleggia nell’aria questa rivalità già di base col Napoli visto il suo scudetto vinto laggiù, lasciandolo lavorare farà bene. L’importante è che lo lascino fare".

Accennava alla Nazionale. Che ne pensa di Gattuso?
"Lì servono giocatori bravi a gestire e assemblare il gruppo, con pochi schemi da attuare a differenza di come faceva Spalletti. Gattuso, ad esempio, in questo caso è la persona giusta al momento giusto. Un sanguigno, il classico allenatore che fa capire cosa sia il patriottismo e che ha coltivato negli anni diversi contenuti tecnici: è cresciuto tantissimo, siamo in buone mani".


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