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Moggi su Libero: "Non è la prima volta che tali accadimenti capitano in casa nerazzurra, dove regna un po’ di pressappochismo e anche leggerezza"

di Redazione TuttoJuve

Luciano Moggi su Libero ha commentato le vicende incrociate tra Juventus ed Inter: "Un cantautore famoso diceva che in teatro non si devono declamare poesie, il pubblico vuol ridere, servono le barzellette. L’Inter non recita in un teatro, eppure si è sforzata di far ridere, dando ragione a quel cantautore, salvo piangere poi dietro le quinte per quello che avrebbe voluto fare ma che non ha saputo fare. Ha fatto ridere quando ha dichiarato di aver quasi concluso la trattativa Guarin-Vucinic con la Juve, quando l’ha data “quasi” per fatta intendendo con quel “quasi” che mancava solo il benestare di Thohir, il quale, evidentemente, non era stato messo al corrente, o, se avevano cercato di informarlo dopo, non aveva capito per motivi di lingua o fuso orario. Snervante è stata l’attesa, stante la grande distanza tra Milano e Giacarta, del benestare nessuna notizia, fino a quando il fax si è messo in movimento, con grande gioia dei convitati, ma anziché stampare un “sì”, al suo posto è arrivato uno “stop”: questo dopo che Erick si è consultato con Moratti, padre e figlio. Tragedia al tavolo dove Fassone, Branca e Ausilio stavano per dare il via al trasferimento; tragedia fra i giocatori, soprattutto Guarin già mentalmente bianconero (non voleva più tornare indietro); meno Vucinic, che si era limitato a restarsene a Milano in hotel, in attesa. Dov’è l’errore? Non possiamo negare che la trattativa sarebbe stata un vantaggio innegabile per la Juve che lavorando in prospettiva avrebbe messo un tassello importante nel suo già forte centrocampo in previsione di qualche partenza alla fine del campionato. La differenza di età poi faceva il resto, essendo Guarin tre anni più giovane di Vucinic. Giusto quindi è stato lo stop da parte di Thohir, anche se sarebbe stato più giusto non far nemmeno decollare l’affare, a meno che la triade nerazzurra abbia agito di sua iniziativa senza avviso preventivo all’azionista. Cosa che ci sembra impossibile: un’azienda calcistica, perché tale deve essere considerata, si amministra in maniera collegiale, senza che nessuno possa prendere iniziative private che possano ledere l’immagine e il prestigio dell’azienda stessa. Qualcosa  deve essere successo all’Inter nell’occasione e i risvolti sono sotto gli occhi di tutti. E non è la prima volta che tali accadimenti capitano in casa nerazzurra, dove regna un po’ di pressappochismo e anche leggerezza. Adesso deve essere risolto il problema più grosso: l’avvenire dei due giocatori. Guarin, che ha fatto capire al mondo la sua felicità per il cambio di casacca; Vucinic, che sarebbe andato all’Inter senza troppo enfatizzare. La problematica più difficile è quindi quella del colombiano, difficile il suo ricollocamento nelle fila nerazzurre. Mentre Vucinic potrebbe andare comunque in prestito all’Inter o alla corte di Wenger nell’Arsenal, fino alla fine dell’anno, Guarin potrebbe approdare al Napoli in cambio di Pandev all’Inter e conguaglio, con danno economico e sportivo della società. Per capire bene l’ambiente interista, occorre averlo frequentato. Sbagliare trattative è una costante, Gasperini aveva ragione quando prima di Genoa-Inter ebbe a dire che i nerazzurri senza Calciopoli non avrebbero vinto niente. Di buono, la società interista riesce sempre ad uscire da qualsiasi impasse dando la colpa ad altri, mai sua, quasi una vittima predestinata delle birbanterie altrui. Poverini! In San Babila Ricorderete, amici lettori, la famosa trattativa Cannavaro-Carini scambiati alla pari. Cannavaro alla Juve, Carini all’Inter. Dopo la conclusione dell’affare  e vedendo come si evolvevano le cose, l’Inter fece girare la notizia che Cannavaro era stato preso con l’inganno, senza specificare quale tipo di inganno: ciò per far passare ai tifosi e alla stampa che l’Inter non voleva vendere Cannavaro e prendere Carini, ma fu costretta. Da chi e da cosa non si è mai capito, resta il fatto che per la cessione di un giocatore, oltre al benestare dello stesso, occorre la firma delle due società. E la firma fu messa dall’amministratore dottor Ghelfi. Nessuno però svelò un particolare che sta a dimostrare la volontà dell’Inter di disfarsi di Cannavaro. Si stavano predisponendo i contratti per la firma, in San Babila, nell’ufficio di Ghelfi; arriva Carini con il medico sociale dell’Inter, reduci dalla visita: il medico fa presente che Carini ha un problema al crociato anteriore, ciò nonostante l’Inter imperterrita firmò il contratto. Poi, a seguito delle performance di Cannavaro e delle negatività di Carini, non trovò di meglio che sostenere di essere stata costretta a farlo. Eppure nessuno della Juve aveva il porto d’armi. Ma questa è l’Inter.