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Mandragora è diventato già un fenomeno

di Andrea Antonio Colazingari

Poi ci domandiamo il perché i giovani nostrani non siano all’altezza dei colleghi tedeschi, francesi, spagnoli, olandesi o belgi a 20/21 anni. Il perché è lampante: basta una mezza partita giocata discretamente e i ragazzotti italici diventano subito dei fenomeni, fuoriclasse del futuro che questo o quel grande club ha, nel recente passato, commesso l’imperdonabile errore di scartare. Prendiamo il caso del giovane Mandragora: il genoano ha giocato indubbiamente una buona partita contro la Juventus ma favorita dall’atteggiamento di tutta la squadra, volto a distruggere più che a costruire.

Prima di definirlo un talento pronto ad esplodere, aspetteremmo non un altro paio di gare, ma, piuttosto, una stagione intera e, soprattutto, vorremmo vederlo mentre gioca la palla, essenza del calcio, più che mentre è intento a toglierla agli avversari. Che è poi quello, il giocare la palla, che i suoi coetanei tedeschi, francesi, spagnoli, olandesi o belgi, fanno meglio.

 


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