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Mancini: "Zaniolo mi colpì subito. Pafundi? Una provocazione, ma resta un mistero. Balotelli poteva essere tra i più grandi"

di Alessandra Stefanelli

Intervenuto al Festival dello Sport di Trento, Roberto Mancini ha ripercorso alcuni dei momenti più curiosi e significativi della sua esperienza da commissario tecnico della Nazionale italiana. L’ex CT azzurro, oggi alla guida dell’Arabia Saudita, ha parlato di convocazioni sorprendenti, intuizioni e rimpianti, come riportato da TMW.

Sulle scelte più discusse, Mancini ha ricordato:
“Zaniolo lo vidi all’Europeo Under 19, aveva un anno in meno rispetto agli altri. In quella squadra c’erano anche Tonali e Scamacca. Mi colpì subito: pensavo potesse diventare un grande calciatore, e decisi di convocarlo”.

Non è mancato un passaggio sulla chiamata di Simone Pafundi, che fece molto discutere:
“Sì, fu una provocazione. Ma resta un mistero questo ragazzo: giovane, talentuoso, ha giocato un Mondiale Under 20 da protagonista a 18 anni, eppure non trova spazio in Serie A. È incomprensibile”.

Poi un sorriso parlando di Mario Balotelli:
“Mario è un bravissimo ragazzo”, ha detto con un sorriso. E sul suo rimpianto più grande ha aggiunto: “Forse sì, lui. Poteva essere uno dei più grandi attaccanti della sua generazione: aveva tecnica, fisico, potenza. Ha vinto con Inter e City, e ha portato l’Italia fino alla finale dell’Europeo con i suoi gol, ma poteva fare ancora di più”.

Infine, un commento su Mateo Retegui, oggi punto di riferimento del Genoa:
“Non mi colpì per giocate eccezionali, ma per le intuizioni e i movimenti da vero attaccante. Lo seguimmo e decidemmo di convocarlo. Sono felice: tra Genoa e Atalanta è cresciuto tantissimo”.


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