.

Lotito: "Faccio quello che serve per il club, i fatti dimostrano che sono in grado di fare il presidente"

di Alessandro Zottolo

Anche Claudio Lotito, allenatore della Lazio, ha parlato al premio Bigiarelli nella sala Protomoteca del Campidoglio

I 125 anni della Lazio?
"Voi fate un ragionamento legato alle persone, ma va fatto intorno al club. I valori del club non sono legati alle persone. Io sono il presidente più longevo, ma non significa che la Lazio sia legata alle mie gesta. Se oggi la Lazio c'è è perché qualcuno nel 2004 ha voluto salvare la storia di questo club. C'è una responsabilità per chi porta avanti il mio ruolo di farsi carico di tutte le problematiche e dei riflessi civici. Fare il presidente della Lazio non è solo portare a casa i risultati, è anche essere un punto di riferimento per un mondo, una popolazione che vive con passione questi colori e che chiaramente si attende un insegnamento comportamentale ed il fatto di poter tramandare negli anni il sentimento".

Lei come si colloca come presidente all'interno della storia?
"Non sto personalizzando il mio ruolo. Io sono intervenuto nel 2004 per salvare la società. Potevo prenderla dal fallimento e non avrei speso un euro… Ho scelto di farmi carico di 550 milioni di debito per salvaguardare e tutelare la storia di questo club. Il nostro è un titolo autentico, non lo abbiamo comprato, è quello dal 1900. Grazie a sacrifici, rinunce e lungimiranza di presidenti e tifosi nel corso degli anni".

L'obiettivo di mercato è Fazzini? Vuol rispondere al presidente dell'Empoli Fabrizio Corsi?
"Io non rispondo… Il mercato lo faccio nelle sedi competenti. Mi è stato chiesto di fare un'offerta per Fazzini, la società l'ha fatta tramite il direttore sportivo, ognuno è libero di accettare o no. L'offerta era più che congrua, oltre 10 milioni… Non è che è o Fazzini o morte. Quando faremo il documentario vedrete che io ho allestito, oltre al centro sportivo, anche una sala scouting dove ci sono 8 persone che lavorano h24 per monitorare tutti i giocatori nel mondo. Di giocatori ce ne sono quanti ne volete. Il pallone è per tutti, il calcio per pochi, ricordatevelo sempre. Il tema è questo. Ognuno cerca di tutelare i propri interessi, ogni squadra cerca di vendere al prezzo più alto e chi compra di farlo al più basso, io ho il dovere di tutelare la mia società che è solida, forte e sta patrimonializzando. Sto costruendo l'academy, prevederà altri 7 campi più foresteria, scuola, albergo, una chiesa... Stiamo facendo cose che resteranno in futuro, sto costruendo una società le cui fondamenta non stanno sulla sabbia ma sul cemento armato".

ADL che ha impugnato l'elezione di Simonelli?
"Non voglio parlare di queste cose".

Immobile ha detto che vorrebbe tornare...
"La storia di ognuno è legata a determinati momenti. Gli esempi servono per il futuro, ma sono calati in una realtà precedente. Immobile è stato un punto di riferimento per la Lazio, ha dato tanto e la Lazio gli ha dato tanto. Ha fatto una scelta, perché non l'ho cacciato io. Mi ha chiesto di lasciarlo andare e io l'ho fatto, attraverso gli anni si è meritato la possibilità di fare le proprie scelte".

Ci può essere per lui un futuro da dirigente?
"Nella vita ognuno sa fare quello che sa fare. Io a pallone non so giocare. Il nostro Signore a qualcuno ha dato quel dono, a me ne ha dati altri. L'interscambiabilità non esiste, devi avere la competenza. Ognuno deve fare il proprio mestiere. Il giocatore se è valido tecnicamente potrà esprimere valori eccellenti, altrimenti no. I giocatori sono di diverse categorie, poi c'è il campione che deve incarnare dei valori diversi dagli altri".

Rovella che giocatore è?
"Qualcuno qualche anno fa disse che dovevo comprare Ricci, io dissi 'di ricci conosco solo quelli degli spaghetti…'. Parlano i fatti. Voi vi fate suggestionare dai nomi e dalla stampa. Io invece sto coi piedi per terra e guardo in modo asettico quelli che sono gli aspetti legati alle caratteristiche tecniche, comportamentali e psicologiche. I risultati sono frutto del lavoro di tutti, si vince tutti insieme. In una squadra non devono esserci prime donne, perché è un'unione di persone che combattono e si mettono a disposizione l'uno dell'altro per un unico obiettivo. Se noi incarniamo questi valori riusciamo a far entusiasmare i nostri tifosi. Se non emani questi aspetti, diventa una cosa formale. Noi vogliamo le cose uniche, non formali".

Vuole rassicurare i tifosi?
"Io non devo rassicurare nessuno, non faccio il mercante. Faccio quello che serve per il club. I fatti dimostrano che sono in grado di fare il presidente. Io sto costruendo una società del futuro, non solo del presente. Guardate le altre società, o scompaiono o vengono vendute ai fondi perché qualcuno ha fatto il passo più lungo della gamba. Noi vogliamo avere una società solida che renda orgogliosi i tifosi. Tanta gente grazie ai colori della Lazio riesce a superare anche i propri problemi. E' un errore parlare di nomi e prezzi, noi dobbiamo scegliere sulla base di qualità tecniche, umane e caratteriali ed i giocatori devono sposare il progetto valoriale della Lazio, che è unico. Le squadre in mano ai fondi secondo voi incarnano questi valori?".

Si riferisce alla Roma, visti anche i comportamenti durante il derby?
"Ma che c'entra la Roma… Io rappresento la Lazio e lo faccio nel modo in cui vorrei che fosse costruita. Di quello che fanno gli altri non voglio parlare perché non mi interessa. Io voglio portare il sorriso sui volti della gente, dei bambini. L'aquila l'ho portata io, ha un costo… Qual è il vantaggio economico? Non c'è, lo faccio perché suscita passioni ed emozioni. Questi sono aspetti da decantare, altrimenti la società è destinata a valorizzare solo chi mette più soldi e questo non va bene. Noi dobbiamo rappresentare la gente".

Baroni le ha fatto qualche richiesta?
"Questo lo dite voi".