La Juventus ricorda Sergio Gori
Fonte: juventus.com
A 77 anni ci ha lasciato Sergio Gori. Due anni alla Juventus, a continuare un percorso di vittorie iniziate con l'Inter e proseguite con il Cagliari. Nato a Milano il 24 febbraio 1946, Sergio Gori, detto Bobo, ha giocato in bianconero dal 1975 al 1977, vivendo in prima persona lo storico passaggio di fase dalla gestione di Carlo Parola all'avvio di quella di Giovanni Trapattoni. Con il paradosso di avere fatto molto meglio quando la squadra è andata peggio.
IL JOLLY D'ATTACCO
Estate 1975. Nella foto si vede l'allenatore Carlo Parola accogliere due nuovi acquisti che arrivano a rafforzare la squadra, reduce da una stagione chiusa con la vittoria in campionato. E se Marco Tardelli è un giovane di belle speranze, Sergio Gori è un giocatore già affermato, una punta in grado di agire anche a centrocampo, al numero 9 alternerà spesso la maglia con l'8 sulla schiena. «Mi hanno definito un jolly di attacco e per questo penso che mi abbiano voluto qui. Non so ancora in quale ruolo Parola mi utilizzerà, io mi sento centravanti arretrato, più che vera punta, anche se l’anno scorso a Cagliari ho segnato 10 goal». Questo è il suo identikit, per poi aggiungere una descrizione che rivela come Bobo sia un personaggio che non ami celebrarsi: «In quanto ai pregi non sta a me, evidentemente, presentarli al pubblico, se pur ce ne sono; resta il fatto che la Juventus mi ha voluto, il che equivale all'affermazione che qualcosa devo pur valere...; fra i difetti posso ricordare che di testa non è che sia propriamente un mostro di bravura, soprattutto come elevazione; poi cosa posso dire? Che anche dal punto di vista fisico non sono proprio un superman...»
GORI SI, JUVE NO
Il primo acuto in bianconero arriva in campionato, nella gara casalinga contro la Fiorentina. Ed è un'azione dai tempi perfetti: cross di Capello, Gori di testa prolunga di testa, sponda aerea di Bettega ed ancora di testa l'ex cagliaritano mette in rete, per poi entrare in porta ed esultare sotto la curva Filadelfia. Si avvia così un percorso che vedrà Sergio andare in rete 8 volte, mentre la squadra butta via lo scudetto facendosi rimontare dal Toro. La sua è una stagione positiva e gli vale la riconferma, mentre la Juve vive uno shock che porterà al cambio di allenatore e a maturare una rabbia da spendersi tutta nell'anno successivo.
IL GOL PIU' BELLO
Nonostante si sia presentato come un giocatore deficitario nel colpo di testa, non solo si è smentito con la prima rete, ma anche con quella a San Siro contro il Milan. Sergio a fine carriera l'ha ritenuto il gol più bello perché «di buona fattura, in corsa, in velocità». E non solo per una questione di stile, ma quindi per «l'equilibrio fisico e la difficoltà nel farlo, perché fu un colpo di testa esploso quasi fuori dall’area». In più, c'è anche un motivo anzi due, per ritenere quel momento assolutamente memorabile: «Ricordo con gioia quella partita quando segnai il goal della vittoria a un quarto d’ora dalla fine. Fu una doppia soddisfazione in quanto, prima dell’incontro, Rocco aveva dichiarato che era contento che giocassi io al posto di Damiani, perché Oscar era più difficile da marcare».
FUORI DAL GIOCO
Sergio Gori nella foto che inaugura la stagione 1976-77. Le parti si ribalteranno nel corso dei mesi: la Juve viaggia a pieno ritmo e disegnerà un anno perfetto, con l'accoppiata scudetto-Coppa Uefa. Lui, invece, non trova molto spazio, la manovra esprime un dinamismo e una fisicità che poco si sposa con le sue caratteristiche più tecniche. Sono solo 15 le partite giocate, che lo indurranno a lasciare Torino per Verona, nonostante Boniperti gli offra un rinnovo di contratto. Bobo sembra avere la testa altrove, come dimostra l'intervista a Hurrà Juventus nel dicembre 1976, dove i toni sono già orientati al dopo carriera: «Il calcio è una parentesi e niente più. Una parentesi importante, dorata per molti, ma un bel giorno tutto finisce».
LA CHIUSURA DEL CERCHIO
Nonostante le poche apparizioni, Gori lascia un segno forte nella corsa scudetto che vede la Signora nuovamente duellare con il Toro. Lo fa nelle ultime giornate, proprio contro l'Inter, la squadra della quale è anche tifoso, sbloccando il risultato che poi si attesterà sullo 0-2 con il raddoppio di Tardelli. Ed è l'occasione, a fine partita, per parlare del presente e del passato: «Adesso siete tutti qui che mi attorniate, che mi intervistate. Ripenso ai giorni, e sono stati tanti, in cui compravo i giornali e non trovavo mai il mio nome, nemmeno per sbaglio. Sembrava perfino che non mi allenassi, che non appartenessi alla Juventus. Oggi ho provato tante emozioni per la prima volta. Ad esempio, non avevo ancora segnato un goal all’Inter che è stata la mia squadra, come lo è stato il Cagliari. Avevo 17 anni quando misi a segno la prima rete in maglia nerazzurra contro la Juventus a Torino. Oggi, che ne ho 15 dì più, ho segnato un goal con la maglia bianconera contro l’Inter».
A tutta la famiglia di Sergio Gori le più sentite condoglianze da parte della Juventus.