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Gazzetta - Berardi racconta la sua storia da sogno

di Redazione TuttoJuve
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Domenico Berardi ha rilasciato un'intervista ad Andrea Tosi, pubblicata stamane su "La Gazzetta dello Sport". L'attaccante racconta la sua favola: "Sono nato a Cariati Marina perché lì c’era l’ospedale, ma per 12 anni ho vissuto a Bocchigliero, il paese della mia famiglia, nell’entroterra dell’Appennino silano. In seguito ci siamo spostati a Mirto dove ho iniziato a giocare nel Castello, la locale squadra affiliata al Cosenza. Mio padre Luigi lavora all’Anas, mamma Maria è casalinga, sono il più giovane di tre figli dopo mio fratello Francesco, che ha studiato e lavora a Modena, e mia sorella Severina. Era il settembre 2009 e venni a Modena a trovare mio fratello. Avevo in testa di fare un provino, di cercare un’occasione. L’anno prima avevo provato con la Spal. A Modena giocavo tornei a 5 con mio fratello e i suoi amici. Un giorno venne al campo Pasquale Di Lillo, collaboratore del Sassuolo, che rimase colpito dal mio gioco. Mi segnalò a Luciano Carlino, vice della squadra Allievi, che nel giro di tre giorni mi contattò per un provino. Andai e feci bene, ricordo ancora il povero Gianni Soli, responsabile del settore giovanile (deceduto qualche tempo fa) che mi disse: “Tu rimani qui, avvertiamo noi i tuoi genitori”. E infatti non tornai a casa lasciando anche la scuola. Il primo anno non giocai per problemi di tesseramento, poi ho fatto Allievi e Primavera con una panchina in prima squadra nei playoff per salire in A a Genova contro la Samp. Nell’estate 2012 venni aggregato come Primavera nel ritiro della prima squadra. Tra me e l’allenatore ci fu subito un bel feeling. Mi fece esordire in coppa Italia contro l’Avellino e prima di scendere in campo firmai il mio primo contratto da professionista. Ma l’episodio che mi ha segnato accadde poche ore prima della prima partita di campionato: giocavamo a Cesena, un derby sentito, su un campo caldo e davanti ad un grande pubblico. Di Francesco mi avvicinò prima di dare la formazione dicendomi: “Se ti faccio giocare titolare ti tremeranno le gambe?”. Io risposi di getto: “Tranquillo mister, giocherò senza problemi come se fossi al campetto con gli amici”. Morale: vincemmo 3-0 e da quel successo iniziò la striscia positiva che ci avrebbe portato in serie A». 

 


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