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Garlando (Gazzetta): "Ferito e affamato, Del Piero esempio anti-crisi"

di Redazione TuttoJuve

In un lungo corsivo pubblicato sulle colonne de "La Gazzetta dello Sport", l'editorialista Luigi Garlando esalta Alessandro Del Piero, che negli ultimi giorni ha fatto l'impossibile per riuscire a scendere in campo in Coppa Italia contro il Bologna, nonostante gli otto punti di sutura alla tempia. Ecco le sue parole:

Doveva essere un’amichevole di solidarietà, ma alla fine del primo tempo volarono cazzotti tra Kohler, Ravanelli e Bonetti. Bologna-Juve, 28 dicembre 1993, stadio Dall’Ara. Bologna in vantaggio con Negri, Conte colpisce un palo. A tre minuti dalla fine, punizione dal limite. Ci va un ragazzo di 19 anni, arrivato in estate dal Padova. Ha giocato solo quattro partite e segnato un gol in Serie A. Si chiama Alessandro Del Piero. Una carezza d’interno destro, la palla curva nell’aria, oltre la barriera, e muore all’incrocio. Molti rizzano le antenne: però, quel bocia... Trap, che allena la Juve, dice: «A forza di allenarsi con Baggio, qualcosa impara... Lo vedo e ripenso a Pablito Rossi». Ale avrebbe brevettato quel destro a giro (gol alla Del Piero) fino a farne uno stemma portato in cima del mondo. Sarebbe diventato la leggenda più gloriosa di tutta la storia juventina. Diciotto anni dopo, quel ragazzo è davanti a un altro Bologna. Ha 8 punti di sutura in testa che consiglierebbero prudenza, anche perché si tratta di Coppa Italia e non del River Plate a Tokyo. Ma Del Piero ha fatto di tutto per essere stasera in campo, per rimontare lo scetticismo generale, compreso quello di Conte. E stasera ci sarà, probabilmente titolare. Ferito, con 8 punti e una benda in testa, a 37 anni, per un ottavo di Coppa Italia. Un’icona dei tempi grami, una prima applicazione della manovra: stringere i denti, resistere, sacrificarsi oltre le proprie emergenze. Per Monti e per Conte. La Juve ha già perso Vucinic. Per rimettere in moto l’abitudine a vincere può andare benissimo anche una Coppa Italia. L’Inter del Triplete in fondo cominciò così, sotto Mancini. In questi 18 anni Ale è cresciuto in tutto (prestigio, trofei, muscoli, conto in banca...), è rimasto infantile nella gioia del gioco, che poi è il vero segreto della sua eternità agonistica. Si diverte come da bambino quando costringeva papà Gino a illuminare il campetto dietro casa con i fari della macchina per continuare a giocare al buio. Non gli bastavano le ore di luce, figuriamoci i tre minuti che gli ha concesso Conte a Napoli. La Coppa Italia è l’occasione di una partita vera, dall’inizio, e magari l’opportunità per dimostrarsi degno del partitone di lunedì, contro la Roma. Le luci dell’Olimpico... Altri nobili veterani finiti ai margini mugugnano, rivendicano, tramano. Del Piero sgobba in silenzio con la testa fasciata per dimostrarsi ancora utile, anche in Coppa Italia. Anche se ammainata in un consiglio d’azionisti, una bandiera vera sventola così.

 


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