Garanzini: "Il campionato senza Conte e gli sconti"

Così Gigi Garanzini dalle pagine digitali de "La Stampa":

"Stasera comincia il campionato di calcio, e io non ho niente da mettermi. E’ passato il tempo dell’abito buono per una prima giornata che la parrocchia del pallone viveva come la prima della Scala. È passato anche il tempo del casual che fu l’Avvocato a inaugurare con i suoi jeans delavé e i giubbotti d’autore, oggi basta e avanza una tuta per stravaccarsi davanti alla tv avendo avuto cura di studiarsi anticipi e posticipi per non per perdere nemmeno un cucchiaio della sbobba che il calcio è diventato. Il nostro calcio, da non confondere con quello che si gioca in terra di Spagna, d’Inghilterra, di Germania, ormai anche di Francia e presto di Portogallo e di chissà dove. 

Allo stadio ci vanno in pochi, e di una buona parte se ne farebbe a meno volentieri. Ma per loro, esattamente come per noi, vale il teorema-Gabriel Gárcia Márquez che si chiamava come una mezzala di raccordo ma pur senza essere amministrato da Raiola pesava qualcosina di più: «La condizione essenziale dell’essere tifoso è la perdita assoluta e accettata del senso del ridicolo». 

Eccoci pronti, dunque, ad un’altra avventura. A definire ad alta voce ottima e abbondante la sbobba, sì insomma, il rancio che la patria ci passava quando ancora la coscrizione era obbligatoria. Ad accettare fingendo di nulla che le mostrine più sberluccicanti siano sulle spalline del generale Tavecchio, che a pensarci ha davvero l’aria dei graduati, diciamo dei marescialli di fureria, di tanti, tanti anni fa, quando ancora gli Opti Poba se ne stavano a casa loro. 

Dovrebbe rivincere la Juve, ma non è detto. Dovrebbero insidiarla soltanto Roma e Napoli, ma non è detto nemmeno questo. Sarà un campionato scontato, nel senso che è certamente l’assenza di Conte al timone della squadra campione a suggerire la riapertura dei giochi. E alla fine vinca il migliore, senza mai dimenticare l’immortale battuta del Paròn: «Ciò, spérémo de no".