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Fabio Caressa ricorda l'addio di Del Piero

di Marta Fornelli
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Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, il giornalista di Sky Fabio Caressa ha voluto ricordare un momento speciale, un momento particolare vissuto in questo 2012 che sta volgendo al termine. Il telecronista ha scelto di parlare dell’addio di Alessandro Del Piero dello scorso maggio allo Juventus Stadium. Caressa era in postazione di commento in quella gara contro l’Atalanta e questo è il suo ricordo.

Il calcio è sempre emozionante, ma ci sono dei momenti che sono molto più emozionanti degli altri. Non ho fatto poche partite, come telecronista, in carriera, ma devo dire che uno dei momenti più emozionanti forse è stato proprio l’addio di Alex Del piero nella partita contro l’Atalanta. È stata una serie di coincidenze: prima di tutto il fatto che Del Piero sia andato via dalla Juventus, ma sia andato via non proprio convinto; sappiamo tutti come sono andate poi alla fine le cose. Questa è una cosa che un po’ il pubblico avvertiva. È un po’ come quando perdi un amore, oppure quando devi rinunciare a una cosa a cui tenevi molto. Da un certo punto di vista c’è il dolore dell’abbandono, dall’atro c’è anche questo sentimento struggente di ricordo di tutto ciò che è stato. In quel momento secondo me i tifosi juventini hanno ricordato tutto ciò che è stato con Del Piero; ma non solo nella Juventus, probabilmente. Non solo proprio solamente legato al giocatore, hanno ricordato ciò che è stato nella loro vita: è come se si fosse chiuso un cancello, una porta. Pensate ad un giovane padre, per esempio, che ha iniziato da ragazzo a vedere Del Piero, ha incominciato a raccontarlo a suo figlio piccolo e poi magari gli ha regalato lo stesso poster che lui aveva in camera. O pensate a un giovane che ha iniziato con il calcio con Del Piero e poi dopo vent’anni ha finito la sua giovinezza con l’addio di Del Piero. È stata una cesura nella vita di molti juventini e per questo è stato particolarmente struggente. Del Piero ci ha messo del suo: mai una parola, mai una polemica, mai qualcosa che potesse inimicarlo, che potesse metterlo in cattiva luce. Il gol con l’Inter, contro la squadra più odiata, nell’ultima partita che veramente ha contato nella sua stagione. La vittoria dello scudetto, alzare la coppa, da capitano e poi andare via. In silenzio. È stato un addio umido; ad un certo punto sembrava che si fosse condensata una nuvola di dolore sullo stadio. Una nuvola di dolore sullo Juventus Stadium che è diventata pioggia, lacrime. Piangevano tutti; piangevano i bambini, piangevano i vecchi, piangevano le donne, piangevano i ragazzi, un pochino ci siamo commossi anche io e Beppe (Bergomi, ndr.) proprio perché era un’atmosfera profondamente coinvolgente, forse aiutata anche dallo stadio nuovo della Juventus. E in quei momenti io ho pensato una cosa. Ho pensato che, avendo un bambino di tre anni, quando dovrò raccontargli delle storie di calcio che possano farlo crescere, che possano in qualche modo educarlo, uno dei nomi che gli farò è proprio quello di Alex Del Piero. Perché Del Piero ha saputo vincere e ha saputo perdere, ha saputo stringere i denti nei momenti di difficoltà, per esempio con l’infortunio, per esempio quando è scomparso il padre improvvisamente ed è stato un suo grande dolore – ricorderete quel gol segnato a Bari pochi giorni dopo -. È stato uno che è caduto e che è risalito, che per anni non ha segnato se non su rigore e poi è tornato a segnare; uno che ha mancato il gol agli Europei con la Nazionale (nel 2000, ndr.) ma poi ha segnato uno dei gol decisivi nel mondiale nel 2006, in quella semifinale con la Germania. Uno che ha saputo essere calciatore e uomo a 360°, a tutto tondo. Si è fatto sentire, si è fatto rispettare, perché la favola che non parlasse mai nello spogliatoio è questo, è una favola. Del Piero si faceva sentire eccome, ma lì dentro, con la porta chiusa, mai in pubblico, mai rovinando la sua immagine; perché Del Piero ha saputo gestire sempre una cosa, soprattutto: quello che rappresentava per la Juventus, per i suoi tifosi e anche come esempio per i ragazzi. Alla fine io mi sono un po’ commosso perché l’ultimo pensiero che ho avuto su Del Piero è stato questo: quando mio figlio mi chiederà quale può essere un esempio per lui e per la sua carriera, io risponderò Alex Del Piero”.


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