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Di Caro: "Conte, un vero leader non parla così: lo ha fatto anche alla Juve! Lo fa per creare un motivo per andarsene"

di Rosa Doro

Nel suo editoriale per la Gazzetta dello Sport, Andrea Di Caro ha parlato dello sfogo di Conte, che non è la prima volta che ha uscite di questo genere: "Un qualsiasi dipendente, infatti, anche il più importante come lui, può chiedere, spronare e infine decidere il suo futuro: restare, se è soddisfatto e a proprio agio, o dimettersi se non condivide strategie e progetti. Ma in nessun caso può permettersi di offendere il club, la proprietà, i dirigenti. Perché è Conte a lavorare per l’Inter, non l’Inter a lavorare per Conte. Un grande allenatore deve essere, per il ruolo che ricopre, anche un leader. E un leader non crea spaccature interne in diretta tv. Lo status di tecnico da top club non si misura soltanto dall’ingaggio e dalle vittorie, ma anche dalla capacità di gestire i momenti e remare insieme alla società. E in questo Conte mostra dei limiti. Non a caso la sua carriera, oltre ai successi, racconta di rapporti portati a logoramento e terminati quasi sempre in modo brusco. È stato così nelle serie minori ed è proseguito alla Juve (mai digerita la sua battuta sulla Champions «ristorante dove non si mangia con 10 euro»), in Nazionale, al Chelsea (licenziamento e rapporto finito in tribunale) e ora all’Inter. Eppure dovrebbe esserci di peggio per un tecnico che avere come presidenti Agnelli, Abramovich, Suning o la Federazione quattro volte campione del Mondo. Ma allora, perché lo fa? Rumors e scenari, girano tante versioni: vuole soltanto spronare la società a cambiare pelle e qualche dirigente; vuole farsi esonerare; cerca un motivo per andarsene; vuole far capire ad altri top club (leggi Juve) che può liberarsi; è stato già contattato da altri; semplicemente lui è così: prendere o lasciare".